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Cosa significa quando si legge sul risultato di una RX (radiografia) di anca: sclerosi dei tetti acetabolari?
Quante parole incomprensibili popolano i nostri esami diagnostici. Affrontiamo alcuni termini molto frequenti per provare a capirci qualcosa. Magari prima della irrinunciabile visita medica con lo specialista.
Il tema di questo approfondimento è la frase sclerosi dei tetti acetabolari che può generare alcuni dubbi in chi legge.
Vuoi sapere subito cosa fare? Ecco l’infografica: se trovi almeno due problemi che ti riguardano meglio rivolgersi subito all’ortopedico.
Sclerosi dei tetti acetabolari
Proviamo a scomporre in termini questa frase. Scomponendo in piccole parti tutto diventa più semplice.
Cosa significa sclerosi?
La sclerosi è un indurimento. Tutti i tessuti hanno una loro specifica densità normale. La densità dei tessuti è direttamente corrispondente alla loro funzione. Il tessuto morbido sotto il tallone serve ad ammortizzare. Quello duro delle ossa serve a sorreggere. La densità dei menischi serve ad ammortizzare e stabilizzare. Anche le articolazioni hanno una loro densità. L’osso appena al di sotto della cartilagine si chiama osso subcondrale. Questo è il primo strato di osso che trasmette il carico dell’articolazione al resto dello scheletro. Stiamo parlando dunque di uno strato di tessuto molto soggetto al peso del corpo. Quando l’articolazione è normale, la cartilagine, spessa alcuni millimetri specialmente nelle anche, provvede a distribuire il carico a tutto l’osso subcondrale senza che si concentri in alcun punto specifico. La sclerosi subcondrale è dunque un primo esempio di coxoartrosi.
Come si vede la sclerosi ossea in radiografia
La sclerosi ossea è questo indurimento dell’osso sotto la cartilagine dovuto a un sovraccarico dell’articolazione. Nella radiografia la sclerosi si manifesta con l’addensamento dell’osso che appare come una linea rinforzata. L’osso normale nella coxartrosi bilaterale dell’anca si presenta in radiografia con una graduale scala di grigi. Invece, quando comincia ad addensarsi, risulta come una linea bianca più spessa al di sotto dello spazio articolare. In un modo ancora più semplice la sclerosi ossea viene segnalata dal radiologo nel referto della radiografia ogni volta che è visibile nella lastra.
La sclerosi subcondrale ossea come primo segnale di artrosi dell’anca (coxartrosi)
Quando la cartilagine comincia a mancare il carico si concentra in pochi punti. L’osso sub-condrale subisce quindi un carico concentrato. La reazione dell’osso ad un carico concentrato provoca un cambiamento della sua densità. L’addensamento dell’osso si vede sulle radiografie e il radiologo scrive sul referto frasi come:
- sclerosi dell’osso subcondrale;
- sclerosi localizzata in zona di carico;
- sclerosi dei tetti acetabolari;
- aree di sclerosi articolare.
Abbiamo dunque capito che la sclerosi è una reazione di difesa del nostro osso in risposta ad un sovraccarico dovuto alla perdita parziale della cartilagine.
La coxartrosi bilaterale può manifestarsi con una sclerosi dei tetti acetabolari
Un quadro iniziale di coxartrosi (artrosi dell’anca) può manifestarsi bilateralmente provocando fastidi ad entrambe le anche. Molto spesso ci troveremo di fronte a un quadro lievemente differente tra le due articolazioni. Infatti ognuno di noi ha un lato dominante che utilizza preferenzialmente. La cosa più comune è trovare da un lato un’artrosi di I o II grado secondo Kellgren Lawrence e sull’altro lato una sclerosi dei tetti acetabolari. Solo nei quadri molto iniziali le due anche saranno identiche.
Cosa sono i tetti acetabolari?
Gli acetaboli sono parte dell’articolazione dell’anca. Sono come delle coppe scavate nel bacino che accolgono la testa del femore per costituire l’articolazione dell’anca. I tetti acetabolari sono la parte dell’acetabolo (del bacino) soggetta alla maggior parte del carico. Si tratta del tetto dell’articolazione dove passa tutto il peso del corpo. È chiaro dunque che sotto il peso del corpo questa sia la prima parte soggetta a sclerosi in caso di perdita di cartilagine.
Tetti acetabolari: quando preoccuparsi?
Di fatto la sclerosi dei tetti acetabolari è un qualcosa di benigno e molto iniziale nella manifestazione dell’artrosi dell’anca. Gli aspetti del tetto acetabolare che devono preoccupare maggiormente sono piuttosto la presenza di calcificazioni, la presenza di un tetto acetabolare sfuggente e la presenza di osteofiti acetabolari.
Calcificazioni acetabolari
Le calcificazioni sono sempre un segno di sofferenza infiammatoria dell’articolazione. Si tratta di presenza di calcio in tessuti che normalmente devono essere morbidi. La trasformazione calcifica dei tessuti provoca una rigidità che è causa di frequenti infiammazioni dolorose. Non esiste una vera e propria terapia delle calcificazioni acetabolari, ma si possono fare cure mirate al controllo dell’infiammazione e al mantenimento dell’elasticità del movimento.
Tetto acetabolare sfuggente
Questa caratteristica è tipica di una displasia dell’anca. Abbiamo detto che l’acetabolo è come una coppa accogliente che ospita l’articolazione dell’anca. La mancanza di un’adeguata copertura la testa del femore tende a uscire verso l’alto dal suo alloggiamento. Chiaramente le strutture capsulari e legamentose sono così forti che non provocano una lussazione dell’anca, ma si crea una condizione di sublussazione e carico eccentrico che provocano usura. Questa condizione nota come displasia dell’anca o sfuggenza del tetto acetabolare va seguita molto attentamente nel tempo. Se presente in età giovanile può essere trattata nei casi più gravi con osteotomie di bacino, in età adulta conviene procedere con una protesi d’anca prima che il consumo sia tale da rendere altamente complesso questa soluzione.
Osteofiti acetabolari
Quando si parla di osteofiti siamo sempre in un quadro avanzato di artrosi. L’osteofita è una protuberanza dell’osso che il nostro corpo crea per distribuire più largamente le pressioni in assenza di cartilagine. Questo sforzo potenzialmente positivo, genera una situazione controproducente per il movimento che viene di fatto incarcerato e bloccato da queste formazioni ossee. Gli osteofiti sono la prima causa di rigidità dell’anca con artrosi limitando gravemente il movimento di rotazione e rendendo di fatto molto difficile raggiungere il piede per vestirsi, mettere un calzino o allacciarsi le scarpe.
Come si diagnostica la sclerosi dei tetti acetabolari?
La radiografia del bacino sotto carico è in grado di evidenziare questo problema. Si tratta di una lastra comune. L’unica accortezza come sempre è che venga eseguita con il peso del corpo cioè con il paziente in piedi. Infatti nelle radiografie la valutazione dell’entità della cartilagine residua è valutabile in maniera indiretta. Infatti la cartilagine si dice che è radiotrasparente, cioè non si vede un una radiografia normale. Al contrario si vedono bene le ossa. Chiaramente in assenza di carico cioè se non si sta in piedi, lo spazio che si vede in radiografia tra un osso e l’altro potrebbe essere dovuto ad una articolazione rilassata e non alla effettiva presenza di cartilagine. Viceversa se la radiografia viene eseguita “sotto carico” cioè con il paziente in piedi lo spazio che resta tra il femore e il bacino nell’articolazione dell’anca (coxofemorale) sarà con certezza dovuto alla presenza di cartilagine, a prescindere o meno dalla presenza della sclerosi subcondrale dei tetti acetabolari.
L’interpretazione del referto di radiografia
Torniamo al nostro referto di radiografia. Se nelle righe leggiamo sclerosi dei tetti acetabolari significa che c’è una sofferenza della cartilagine dell’anca. Generalmente non si tratta di un consumo completo che verrebbe descritto con parole diverse. Si impone però una valutazione ortopedica per la visione diretta delle immagini. Una valutazione diretta delle immagini quantifica il grado di usura presente e determina un trattamento.
Evitiamo le preoccupazioni inutili
Un referto radiologico è la descrizione di un’immagine. Tale descrizione si presta pertanto ad una interpretazione soggettiva della realtà. Se chiedessimo a 3 critici di arte di descriverci la Gioconda di Leonardo molto probabilmente ognuno si fermerebbe in maniera molto diversa a descriverne i dettagli. Allo stesso modo può succedere ai radiologi nella descrizione di una sclerosi dei tetti acetabolari di trovare termini molto diversi per parlarne, talvolta anche esagerando nella loro descrizione. La valutazione di un problema ortopedico come ricordiamo sempre non può prescindere da due cose fondamentali: la visita medica e la visualizzazione diretta dell’immagine da parte dell’ortopedico. Prima di preoccuparci inutilmente vediamo dunque nella pratica cosa fare nell’ultimo capitolo.
Sclerosi dei tetti acetabolari: cosa fare in pratica?
Ogni volta che su un referto viene scritto: sclerosi dei tetti acetabolari bisogna cominciare a preoccuparsi per un’artrosi dell’anca. Generalmente però in questa fase il trattamento è conservativo, senza intervento chirurgico. Una combinazione di rinforzo muscolare, terapia infiltrativa e condroprotettori.
Metodo pratico per decidere se eseguire una visita dallo specialista
Se avete avuto la diagnosi di sclerosi dei tetti acetabolari o di una coxartrosi su un referto radiografico se rispondete di si ad almeno 2 di queste domande vale la pena di eseguire una visita specialistica ortopedica per affrontare il problema.
- Ho dolore all’inguine mentre cammino e sollevo la gamba. Tipicamente fa male quando entro ed esco dalla macchina o dopo che ho camminato per 500 metri. Se faccio di più la notte mi fa molto male
- Ho difficoltà a raggiungere il piede per vestirmi o infilare un calzino
- Prendo più di 2-3 volte al mese un antinfiammatorio per ridurre il dolore che sento
- Ho smesso di fare cose che prima facevo per via del dolore: non faccio più sport, non esco con gli amici, evito alcune attività in casa
- Ho notato che la gamba che mi fa male è diventata più corta dell’altra: è come se quando cammino sul lato che fa male mi mancasse del terreno sotto al piede e le persone cominciano a dirmi che zoppico mentre cammino
Se vi riconoscete in queste parole una visita specialistica ortopedica è necessaria per chiarire l’origine del problema e affrontarla con terapie conservative o chirurgiche adeguate allo stadio della vostra malattia.
Approfondimenti per chi lo desidera sulla coxartrosi di anca
Per chi volesse approfondire l’aspetto delle immagini radiografiche può visualizzare questa radiografia di bacino che può aiutare a rendersi conto di come appare una radiografia dell’anca sana e malata.
La protesi di anca deve essere riservata solo alle artrosi con completa scomparsa della rima articolare.
Se hai una diagnosi di coxartrosi di anca e ti hanno detto che devi operarti puoi trovare cosa significa per noi la chirurgia mini-invasiva secondo il protocollo fast track che eseguiamo presso la clinica IFCA Villa Ulivella di Firenze dove esercitiamo la nostra professione.