Distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso

Cosa significa quando si legge sul risultato di una Risonanza magnetica (RMN) o di una ecografia di ginocchio distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso (Cisti di Baker)?

Quante parole incomprensibili popolano i nostri esami diagnostici. Affrontiamo alcuni termini molto frequenti per provare a capirci qualcosa. Magari prima della irrinunciabile visita medica con lo specialista.

Il tema di questo approfondimento è la frase distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso, altre volte scritta come Cisti di Baker che può generare alcuni dubbi in chi legge.

Distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso (cisti di Baker)

Proviamo a scomporre in termini questa frase. Scomponendo in piccole parti tutto diventa più semplice.

Cosa significa distensione fluida?

Il nostro corpo non ammette spazi vuoti. Guardando ecografie e risonanze magnetiche, tutti i tessuti sono in continuità l’uno con l’altro. Quando un tessuto si infiamma generalmente produce del liquido. Il liquido occupa le zone meno resistenti riempiendole. Quando queste zone sono riempite di fluido sono ben visibili negli esami perchè sono distese. Questo chiarisce il termine distensione fluida: è liquido infiammatorio in uno spazio virtualmente non presente nel ginocchio normale.

Cosa è una borsa?

Le borse sono strutture sierose morbide che si interpongono tra piani di scorrimento. Tutte le volte che muscoli o tendini devono scorrere l’uno sull’altro liberamente senza attriti, in quel punto c’è una borsa. Essendo molto soffice e scorrevole è il punto dove più facilmente si può accumulare del liquido infiammatorio.

Cosa significa gastrocnemio-semimembranoso?

Sono due muscoli che scorrono l’uno sull’altro nella parte posteriore del ginocchio. E’ il punto dove si trova la borsa che può riempirsi di liquido. In parole semplici è uno spazio tra il polpaccio e i muscoli della coscia.

borsa gastrocnemio-semimembranoso-disegno

L’interpretazione del referto di RMN o ecografia

Torniamo al nostro referto di radiografia. Se nelle righe leggiamo distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso (oppure più semplicemente cisti di Baker) significa che c’è un’infiammazione del ginocchio che provoca formazione di liquido che si sfoga nel punto di minore resistenza. Si tratta di uno spazio lasso presente tra due muscoli posteriori e interni del ginocchio che si riempie di liquido.

Cisti di Baker: cosa fare in pratica?

Ogni volta che su un referto viene scritto distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso (cisti di Baker) significa che qualcosa nel ginocchio non sta funzionando bene causando un’infiammazione. Le cause più comuni sono: un menisco degenerato che determina infiammazione cronica al ginocchio; condropatia o artrosi del ginocchio; malattie infiammatorie di origine reumatica.

Quale che sia la causa, di per sé la cisti di Baker non deve essere trattata a meno che non dia grossi fastidi al ginocchio. Per esempio una grave distensione fluida della borsa gastrocnemio-semimembranoso potrebbe impedire un piegamento completo del ginocchio. In questo caso c’è la possibilità di aspirare la cisti sotto guida ecografica per svuotarla completamente. Spesso il trattamento non è definitivo, ma quanto meno generalmente ci vuole del tempo prima che la recidiva della cisti di Baker avvenga in una maniera così importante come prima.

I casi più gravi possono essere trattati anche chiudendo la cisti in artroscopia con un intervento. Si tratta di casi molto rari e anche la chirurgia può fallire tornando lo stesso problema. Dove si riconosca una causa intrarticolare importante il trattamento del danno determina la risoluzione del problema: per esempio una lesione franca del menisco o un’artrosi importante del ginocchio.

Protesi di ginocchio: dolore e ritorno alla normalità

Quando l’artrosi non permette una qualità della vita sufficiente la protesi di ginocchio può essere la soluzione giusta

Quando è davvero il momento di operarsi per una protesi di ginocchio? Non smetterò mai di spiegarlo abbastanza, ci si deve operare quando due elementi coincidono:

  1. Un’artrosi osso su osso del ginocchio: questo è il criterio fondamentale senza il quale è poco prudente operarsi. L’artrosi osso su osso si può evidenziare con una radiografia correttamente eseguita.
  2. Una limitazione della vita quotidiana che non permette più di fare le cose che piacciono: una passeggiata con gli amici, una giornata con i nipoti, una vacanza in una città d’arte.

Protesi ginocchio tempi di recupero dopo l’intervento

Una volta deciso di operarsi, molti si chiedono quanto tempo è necessario per tornare alla normalità, per godersi la protesi di ginocchio nella vita normale di tutti i giorni. Abbiamo cercato di riassumere il percorso di recupero in questo video tutorial.

Il tempo complessivo per il recupero completo dopo la protesi di ginocchio

Il tempo complessivo è da considerare per un recupero al 100% è di circa 6 mesi. Lo sappiamo perchè i pazienti che hanno due ginocchia da operare e non possono fare un intervento bilaterale simultaneo, ci chiedono di essere operati dopo questo lasso di tempo. In realtà il periodo peggiore è quello che passa nei primi 2 mesi dall’intervento, tempo in cui i tessuti ancora devono accettare il fatto di avere una protesi di ginocchio nuova al loro interno. E’ un periodo di alti e bassi in cui talvolta subentra anche una depressione nel paziente a cui sembra di non risolvere il problema. Dopo un intervento di protesi di ginocchio per ridurre il dolore possono essere necessari degli antinfiammatori e una moderazione delle attività.

Protesi ginocchio durata del periodo con le stampelle

Nelle protesi di ginocchio le stampelle sono al servizio del paziente e non viceversa. La protesi è in grado fin da subito di sopportare un carico completo del peso corporeo. Sono protesi cementate e fissate ottimamente all’osso anche in caso di osteoporosi. Le stampelle servono soltanto ai tessuti circostanti per non infiammarsi nella fase di post intervento di protesi di ginocchio e non dare dolore. Inoltre dato che il muscolo non è da subito alla stessa forza di prima dell’intervento, possono servire per garantire l’equilibrio. Le stampelle servono a compensare la forza nel salire e scendere le scale. Per tutti questi motivi, dopo un intervento di protesi di ginocchio la durata del periodo di utilizzo delle stampelle è di circa 45 giorni.

Il ritorno a casa è il momento più delicato

Appena tornati a casa è il momento più pericoloso dopo l’intervento di protesi di ginocchio. Tutti tendiamo a fare di più appena tornati a casa. Si deve badare a se stessi, si deve magari aiutare delle altre persone. Si tende quindi a fare più di quello che un ginocchio appena operato può davvero fare. Si rischia pertanto di infiammare l’articolazione.
Per evitare che la protesi al ginocchio dia maggiore dolore di quanto non sia normale dopo un intervento è bene ricordare che bisogna andare piano e procedere per gradi.

Quando si può guidare la macchina?

La macchina si comincia a guidare non appena si abbandonano le stampelle. Inoltre bisogna avere il controllo sufficiente nella propria muscolatura per comandare i pedali. Considerando che un intervento di protesi di ginocchio prevede tempi di recupero di circa 45 giorni di stampelle, si riesce a guidare agevolmente generalmente intorno ai 2 mesi. Meglio evitare comunque lunghi viaggi in macchina prima di 6 mesi dall’intervento.

 

Artrosi bilaterale di ginocchio: risolverla in un unico intervento

Nell’artrosi bilaterale di ginocchio gli interventi simultanei sono possibili

Il consumo di un’articolazione può colpire simultaneamente entrambe le ginocchia. Si parla di artrosi bilaterale quando i sintomi del consumo colpiscono entrambe le ginocchia insieme. I pazienti più giovani che hanno l’indicazione all’intervento di protesi possono oggi operare entrambe le ginocchia durante un solo intervento. Vediamo nel dettaglio rischi e benefici della procedura.

Artrosi bilaterale delle ginocchia: quando bisogna operarsi

L’intervento nell’artrosi non è la sola cosa possibile. Tante persone trovano un beneficio sufficiente dalla terapia che noi chiamiamo conservativa, cioè senza intervento. Ho spesso approfondito questo argomento parlando di riabilitazione e di trattamenti infiltrativi più o meno avanzati. Quando allora bisogna davvero operarsi? Esistono due condizioni che fanno scegliere il paziente e il suo ortopedico per l’intervento. La prima è la presenza di una radiografia fatta bene che mostra una cartilagine completamente finita. La seconda è una compromissione importante della qualità della vita che non migliora con i trattamenti conservativi (senza intervento).

Contatto osso su osso alla radiografia sotto carico

Le radiografie sono uno strumento fondamentale per inquadrare un’artrosi bilaterale o monolaterale di ginocchio. Devono però essere eseguite correttamente. In pronto soccorso ad esempio è inutile andare. Si rischia di perdere una giornata, si toglie il posto a persone che hanno bisogno urgente di cure e si esce con un esame completamente inutile in quanto vengono eseguite lastre per le fratture e non per l’artrosi. Le lastre corrette vengono fatte sotto carico, cioè stando in piedi. Solo così si riesce a visualizzare correttamente quanto sono consumate le cartilagini. A seconda di dove fa male poi possono essere chieste diverse “proiezioni”. Le proiezioni non sono altro che le pose di quando si scatta una foto. Per avere un’idea precisa del viso di una persona si scatta una foto di fronte e una di profilo. Così si costruisce un indentikit perfetto. La stessa regola si applica alle radiografie. Una radiografia che mostra sotto carico un consumo osso su osso della cartilagine ha indicazione all’intervento. Ma non è il solo criterio. Il medico chirurgo non opera radiografie, ma persone. Passiamo dunque al secondo criterio necessario per operarsi.

Riduzione inaccettabile della qualità della vita

A volte ci sono persone che convivono bene con l’artrosi. Non farò mai un intervento a queste persone anche se le radiografie sono distrutte. Se una persona con lastre distrutte deve rinunciare a qualcosa che gli piace, convivere con il dolore o riuscire a muoversi prendendo farmaci antinfiammatori ogni giorno, allora conviene operarsi. Altrimenti no. Consideriamo sempre il rischio di distruggersi lo stomaco con pillole di antinfiammatori ogni giorno. I nostri ospedali sono pieni di persone che hanno ulcere o gastriti croniche per abuso di farmaci antinfiammatori. Piuttosto che arrivare a quello, molto meglio operarsi per risolvere il problema.

Artrosi bilaterale con qualità della vita compromessa

Quando si arriva a soddisfare entrambi i criteri precedenti e i dolori sono identici da entrambi i lati è possibile risolvere il problema contemporaneamente in un unico intervento. A volte è proprio consigliato di farlo. A volte invece è il paziente che preferisce per avere un’unica riabilitazione. Vediamo quali sono i criteri per operare contemporaneamente un’artrosi bilaterale di ginocchio.

Vantaggi di una protesi bilaterale simultanea di ginocchio

Trattamento delle gravi deformità

Quando le ginocchia si sono molto stortate per l’artrosi, dopo operati il ginocchio malato può danneggiare quello appena operato perchè si appoggia su di esso durante il cammino. Questo è particolarmente vero nelle gambe a X dette tecnicamente ginocchia valghe.

Risparmio di tempo

Unico intervento per artrosi bilaterale di ginocchio significa unico ricovero, unica fisioterapia, unico recupero. Si elimina il problema una volta per tutte. Questo elemento è solitamente un vantaggio per chi ancora ha attività lavorativa intensa e ogni giorno di assenza comporta una perdita economica.

Risparmio economico

Una protesi bilaterale costa di meno. Tutto ciò che si acquista o noleggia per il recupero post-operatorio serve per entrambe le ginocchia. Anche le sedute fisioterapiche sono uniche. Il costo di un solo ricovero a pagamento si riduce.

Svantaggi di una protesi di ginocchio bilaterale simultanea

Maggiore invasività

Questo è certo. Due ginocchia insieme affaticano molto di più il fisico. Si tratta pertanto di un intervento che può essere gestito solo in centri di riferimento con protocolli avanzati di gestione medica perioperatoria. Devono essere applicate tutte le precauzioni per: avere un intervento rapido, limitare le perdite di sangue, non immobilizzare mai il paziente. Il percorso deve seguire quindi le logiche del FAST TRACK. Proprio per questo motivo selezioniamo accuratamente in base ad età e salute generale i pazienti adatti alla procedura. Caso per caso si valuterà poi se i rischi maggiori valgono la pena di essere corsi o no.

Non c’è un arto buono su cui appoggiarsi

Questo è un falso mito. Quando proponiamo un intervento bilaterale è perchè le ginocchia sono distrutte bilateralmente. Non operiamo mai ginocchia che non causano una grave limitazione al paziente (vedi sopra). Chi ha eventuale indicazione alla simultaneità di intervento, non avrebbe nessuna gamba buona su cui appoggiarsi in nessun caso. Nemmeno operandole una alla volta.

Candidato ideale alle protesi di ginocchio bilaterale simultanea

Si tratta di pazienti giovani generalmente sotto i 60 anni di età. Sono pazienti con un consumo osso su osso della cartilagine alla radiografia. Sono pazienti con dolore intenso e grave compromissione della qualità della vita che conivolge entrambe le ginocchia in ugual misura.

Sono ideali i casi in cui una sola parte del ginocchio è malata e c’è dunque indicazione alla protesi monocompartimentale di ginocchio. In questo caso infatti l’invasività dell’intervento è più che dimezzata e i rischi di una bilaterale simultanea sono sovrapponibili a quelli che si corrono operando un solo lato alla volta.

Non bisonga avere avuto o soffrire di malattie importanti che compromettano il cuore, il respiro o la funzionalità di organi vitali come fegato o reni. Non bisogna soffrire di diabete scompensato o altre gravi patologie metaboliche.

Se pensate di appartenere a questa categoria di pazienti parliamone in ambulatorio e discutiamone il reale vantaggio in termini pratici.

Protesi totale o protesi monocompartimentale di ginocchio

Che differenza c’è tra una protesi totale e una protesi monocompartimentale di ginocchio

In caso di artrosi al ginocchio di grado avanzato, la soluzione al dolore può diventare la protesi al ginocchio. Spesso però non risulta chiaro che differenza ci sia tra la protesi tradizionale completa e la protesi monocompartimentale. In questo video tutorial affrontiamo le principali differenze.

Il contenuto del video in breve

Non esiste una protesi giusta ed una sbagliata. Il criterio di scelta dipende dal consumo dell’articolazione.

I vantaggi della protesi monocompartimentale:

  • Minore invasività: risparmio dei tendini e dei muscoli, perdita di sangue minore durante l’intervento
  • Recupero più facile: meno riabilitazione e ritorno rapido alla normalità
  • Ginocchio più naturale: mantenendo i propri legamenti e i 2/3 del ginocchio si ha una sensazione di un ginocchio più normale

Svantaggi della protesi monocompartimentale:

  • Il resto del ginocchio sarà soggetto a consumo negli anni: potrebbe insorgere dolore in altre sedi
  • Non è possibile trattare tutti i tipi di artrosi con una protesi monocompartimentale di ginocchio

In sostanza dunque discutete approfonditamente con il vostro medico sul tipo di artrosi che coinvolge il vostro ginocchio per capire quale sia la protesi che meglio si adatta per la vostra malattia. Se siete interessati potete consultare altri video tutorial.

Allergie ai metalli e protesi

Facciamo chiarezza sulle allergie ai metalli con un video tutorial

La presenza di allergie ai metalli può essere un fattore importante da conoscere se ci si deve operare per una protesi al ginocchio o alla spalla. Capiamo perchè con questo breve video.

Allergia ai metalli in sintesi

Le protesi di ginocchio e di spalla contengono Nickel perché questa sostanza le rende meno soggette a consumarsi nel tempo.

Un’allergia al nickel potrebbe causare problemi alla protesi dopo l’impianto, anche se è molto dibattuto in letteratura scientifica se si tratti di un problema reale oppure no. L’ipersensibilità a tale metallo sulla pelle potrebbe non correlarsi ad una reazione simile dentro il nostro organismo.

Le protesi ortopediche che contengono nickel sono quelle di ginocchio e di spalla in particolar modo. Le protesi di anca sono prive di nickel. Tutte le ancore in metallo utilizzate in artroscopia sono in titanio quindi anche esse sono prive di nickel.

Il nostro modo di agire: dovete segnalarci prima possibile se avete allergie al Nickel: per esempio se vi si arrossa la pelle in contatto con i bottoni dei jeans oppure portando bigiotteria. In tal caso dobbiamo eseguire un test sul sangue per valutare se avete realmente questo problema.

Per valori ematici molto positivi ordineremo una protesi per allergici che non contiene Nickel. Si tratta comunque di una scelta di cui non siamo contenti in quanto: le protesi per allergici non hanno gli stessi studi sui larghi numeri come le protesi tradizionali. L’assenza del nickel potrebbe indurre un consumo più rapido dell’impianto.

Per questo abbiamo tutte le attenzioni per cercare di evitare se non strettamente necessario le protesi per allergici.

Riduzione della rima articolare femoro-tibiale

Cosa significa quando si legge sul risultato di una RX (radiografia) di ginocchio riduzione della rima articolare femoro-tibale?

Quante parole incomprensibili popolano i nostri esami diagnostici. Affrontiamo alcuni termini molto frequenti per provare a capirci qualcosa. Magari prima della irrinunciabile visita medica con lo specialista.

Il tema di questo approfondimento è la frase riduzione della rima articolare femoro-tibiale che può generare alcuni dubbi in chi legge.

Riduzione della rima articolare femoro-tibiale

Proviamo a scomporre in termini questa frase. Scomponendo in piccole parti tutto diventa più semplice.

Cosa significa rima articolare?

La rima articolare è lo spazio articolare. Le articolazioni sono l’incontro di due ossa che devono avere un movimento. Per avere un movimento senza dolore bisogna che le ossa siano ricoperte da cartilagine. La cartilagine non si vede nelle radiografie perchè non è dura. Pertanto quando si fa una radiografia dell’articolazione rimane uno spazio apparentemente vuoto tra le due ossa. Questo spazio in termini tecnici si chiama rima. Se la radiografia viene eseguita sotto carico, cioè mentre si sta in piedi con il peso del corpo sopra, la rima rappresenta la quantità di cartilagine presente in un’articolazione.

Cosa è una riduzione della rima articolare?

Quando la rima articolare si riduce significa che diminuisce lo spessore della cartilagine. La malattia che comporta una riduzione dello spessore della cartilagine si chiama artrosi. L’artrosi avviene per usura nelle persone più anziane o nei giovani in seguito a traumi. Non tutte le artrosi descritte come riduzione della rima articolare sono davvero gravi. Dipende da quanto è ridotta la rima. Per averne un’idea serve la valutazione diretta delle immagini da parte di un ortopedico. Una piccola riduzione deve essere trattata senza operazione con infiltrazioni di ginocchio. Solo quando la rima articolare scompare si può parlare di una protesi.

Cosa significa femoro-tibiale?

Sono i nomi delle ossa che compongono l’articolazione. Il ginocchio è l’insieme di tre compartimenti che formano l’articolazione. I più importanti sono il femore e la tibia. Femore e tibia hanno una parte esterna ed una parte interna. Il consumo generalmente avviene nella porzione più soggetta a carico dell’articolazione. Ci sono due tipologie di alterazioni di carico a seconda che il ginocchio sia varo o valgo. Il ginocchio varo è quello che allontana tra loro le ginocchia. Sono le ginocchia tipiche dei fantini o dei giocatori di calcio. Il ginocchio varo consuma la parte interna dell’articolazione. Il ginocchio valgo invece è più tipico delle donne o dei soggetti in sovrappeso. Comporta esteriormente le ginocchia ad X, che si avvicinano tra loro allontanando invece i piedi. Il ginocchio valgo consuma la parte esterna dell’articolazione e la femoro-rotulea.

L’interpretazione del referto di radiografia

Torniamo al nostro referto di radiografia. Se nelle righe leggiamo riduzione della rima articolare femoro-tibiale interna o esterna significa che c’è una sofferenza della cartilagine del ginocchio in una delle sue parti più importanti perchè soggette a carichi importanti. Generalmente non si tratta di un consumo completo che verrebbe descritto con parole diverse. Si impone però una valutazione ortopedica per la visione diretta delle immagini. Una valutazione diretta delle immagini quantifica il grado di usura presente e determina un trattamento, che molto spesso può anche essere conservativo.

Riduzione della rima articolare femoro-tibiale: cosa fare in pratica?

Ogni volta che su un referto viene scritto: riduzione della rima articolare femoro-tibiale bisogna cominciare a preoccuparsi per un’artrosi del ginocchio. Generalmente però in questa fase il trattamento è conservativo, senza intervento chirurgico. Una combinazione di rinforzo muscolare, terapia infiltrativa e condroprotettori.

Per chi volesse approfondire l’aspetto delle immagini radiografiche può visualizzare questa radiografia di ginocchio che può aiutare a rendersi conto di come appare una radiografia del ginocchio malata.

La protesi di ginocchio deve essere riservata solo alle artrosi con completa scomparsa della rima articolare.

Protesi di ginocchio: guida pratica per l’intervento

Come affrontare l’intervento di protesi di ginocchio

Questo articolo contiene informazioni generali sull’intervento di protesi di ginocchio, sulle aspettative e sul comportamento da tenere prima, al momento e dopo l’intervento e include alcuni utili suggerimenti. Lo scopo è quello di fornire una adeguata preparazione per affrontare tutto il percorso di operazione di protesi di ginocchio, conoscere bene le tappe fondamentali e spiegare come raggiungere un recupero soddisfacente della mobilità.

In questo articolo:

Che cos’è l’osteoartrosi e quali conseguenze comporta

ginocchio normale senza protesiPer capire meglio l’utilità di un intervento di protesi di ginocchio totale o parziale, è necessario capire come funziona una articolazione “sana”. L’articolazione del ginocchio è una delle più grandi e complesse del corpo. Essa connette il femore, nella sua parte inferiore, alla tibia, alla sua estremità superiore, ed è protetta anteriormente dalla rotula o patella che facilita il lavoro muscolare durante i movimenti di flessione ed estensione. I grandi legamenti attaccati al femore e alla tibia servono a conferire stabilità, mentre i lunghi muscoli della coscia danno forza al ginocchio (fig. 1). La cartilagine ricopre tutte le superfici di contatto delle ossa e riveste completamente la rotula, consentendo a tibia e femore di muoversi facilmente e fluidamente nella cavità, facilitandone il reciproco scorrimento. Se vuoi approfondire l’anatomia del ginocchio esiste un post specifico sul sito Chirurgiarticolare.it.

Gonartrosi: necessaria protesi ginocchioTipi diversi di protesi di ginocchio

Un ginocchio malato e dolorante presenta generalmente zone in cui la cartilagine risulta erosa in modo parziale o totale (fig. 2). La causa più frequente è l’osteoartrosi, malattia che provoca l’usura delle articolazioni. Una volta scomparsa la cartilagine, le estremità ossee dell’articolazione sfregano l’una contro l’altra, provocando dolore e rigidità.

La malattia si manifesta, di norma, dalla mezza età in avanti con sintomi che vanno da un lieve fastidio, al dolore intenso, sino al blocco totale dell’articolazione. Le terapie contro questo tipo di patologia sono mirate, quindi, a ridurre il dolore, da una parte, e a restituire motilità all’articolazione, dall’altra. A seconda se questo processo è limitato ad una sola regione del ginocchio o diffuso a tutta l’articolazione, si sceglie il tipo di intervento più adeguato.

Operazione protesi di ginocchio totale o parziale

Nel ginocchio esistono tre diversi punti critici di contatto tra le ossa: due di questi punti di contatto sono tra il femore e la tibia e uno è tra il femore e la rotula. Protesi ginocchio totaleSi ricorre alla protesi totale (fig. 3) quando questi punti di contatto sono danneggiati e quindi vengono sostituiti con protesi artificiali. Questo tipo di protesi è quello più frequentemente utilizzato e che possiede i risultati clinici più consolidati. Le protesi parziali (fig. 4) invece, possono interessare uno solo o due punti di contatto. Protesi ginocchio monocompartimentaleNaturalmente l’impianto di una protesi parziale è meno invasivo rispetto ad una protesi totale. E il decorso post-operatorio sarà per il paziente più rapido e meno doloroso.

Negli ultimi 5 anni si è assistito ad una rivoluzione nel campo dei materiali utilizzati nelle protesi. Soprattutto per quanto riguarda la loro durata: i materiali oggi non si consumano più come un tempo. L’impianto è concepito in modo da creare una nuova articolazione funzionale, che impedisca il contatto doloroso tra osso e osso. Il chirurgo potrà decidere se sostituire tutto il ginocchio o solo una parte di esso, a seconda delle condizioni e dell’entità dell’usura che ha colpito il ginocchio.

Materiali utilizzati

I materiali utilizzati per gli impianti sostitutivi del ginocchio sono costituiti da una componente femorale in lega metallica (cromo e cobalto, contenente nickel) inserita sull’estremità del femore e da una componente tibiale posta sull’area superiore della tibia in titanio.

La superficie bianca tra le due componenti è costituita da un elemento in plastica tecnologicamente sofisticata detta polietilene che assume le veci della precedente cartilagine e menischi. Questa è la porzione che tipicamente va incontro ad usura. Il problema dell’usura è adesso in gran parte risolto grazie a nuovi trattamenti del polietilene che lo rendono molto più resistente all’usura rispetto al passato. Ciò ha permesso di estendere l’indicazione a questo intervento a pazienti più giovani rispetto al passato.

Per la presenza di nickel nella protesi, i pazienti che sono fortemente allergici a questo materiale, devono segnalare il problema prima dell’intervento; in questi casi, infatti, si preferisce per prudenza utilizzare protesi che non contengono nickel; anche se in realtà l’eventualità di una reazione allergica da nickel è molto rara.

Cosa succede nel periodo che intercorre tra la visita ortopedica e l’intervento di protesi di ginocchio

percorso protesi ginocchio operazione

 

PRIMA DELL’INTERVENTO DI OPERAZIONE AL GINOCCHIO

Prima del ricovero occorre attuare una serie di provvedimenti in modo da giungere all’intervento nelle migliori condizioni possibili. Qui di seguito vengono riportati i provvedimenti di routine validi in generale. Ogni ospedale, ogni reparto, ne varierà la scelta in funzione delle necessità.

Esami

  • Analisi cliniche generali
  • Radiografie ed eventuali altri esami strumentali
  • Colloquio con l’anestesista per la scelta del tipo di anestesia

Sospensione di farmaci

Antiaggreganti, antiinfiammatori e anticoagulanti orali devono essere sospesi almeno 10 giorni prima e sostituiti con altri farmaci, che verranno indicati dall’anestesista.

Esercizi

Esercizi prima di protesi ginocchioPer prepararsi alla successiva riabilitazione e contribuire a migliorare il risultato dell’operazione, fare questi tre semplici esercizi per alcuni giorni prima dell’intervento (fig. 5).

L’esercizio di sollevamento delle gambe (n° 1) è utile per rinforzare la muscolatura della gamba: da sdraiati si solleva alternativamente prima una gamba poi l’altra, mantenendola so- spesa per qualche momento.

L’esercizio di estensione (n° 2) aiuta ad allungare i tendini dietro il ginocchio: in posizione supina si posiziona uno spessore sotto la caviglia e si spinge con forza la coscia e il ginocchio sul materasso.

L’esercizio per la circolazione (n° 3) favorisce il ritorno del sangue dalle gambe verso il cuore: in posizione supina si esegue un piccolo movimento delle caviglie alternativamente in su ed in giù; questo esercizio aiuta a prevenire la Trombosi Venosa Profonda, possibile complicanza dell’operazione di cui parleremo più avanti.

Nella fase preparatoria, è molto utile eseguire esercizi di ginnastica generale, anche in acqua, di stretching o di allungamenti della schiena, per prevenire il mal di schiena, frequente soprattutto in chi è predisposto, a causa della posizione supina durante il periodo di ricovero, dell’uso di stampelle e della notevole modifica della postura dopo l’intervento.

Consenso informato

Prima dell’intervento, per legge il paziente deve firmare il consenso informato all’operazione. Il modulo viene consegnato qualche tempo prima al fine di mettere il paziente nelle condizioni migliori per capire i rischi e i benefici dell’operazione.

Ausili

È bene procurarsi alcuni ausili da utilizzare al rientro: le stampelle e la cyclette. La cyclette è un valido strumento per l’esercizio a domicilio, indispensabile sopratutto nel periodo post-operatorio, in quanto aiuta a mantenere la giusta inclinazione del ginocchio.

Check-list pre ricovero per operazione di protesi di ginocchio

Ricordarsi di portare con sé:

  • consenso informato firmato
  • tutti gli esami clinici relativi agli ultimi due anni circa
  • radiografie più recenti
  • farmaci assunti regolarmente (ad es. per la pressione, cuore, ecc).

Si raccomanda di:

  • specificare eventuali allergie note a farmaci o ad altre sostanze (lattice, cerotti o composti a base di iodio, metallo in particolare Nickel e Cromo)
  • fare una doccia con sapone antisettico subito prima del ricovero
  • curare l’igiene dei piedi
  • evitare le ferite, lesioni o graffi a piedi e gambe
  • avvertire il chirurgo se si hanno ferite, infezioni urinarie o problemi dentari (es. ascessi)
  • portare scarpe o ciabatte larghe, comode, preferibilmente chiuse e a strappo.

 IL GIORNO DELL’INTERVENTO AL GINOCCHIO

Anestesia

L’anestesia viene praticata in uno spazio vicino alla sala operatoria con la metodologia che viene stabilita dall’anestesista in funzione del paziente e del tipo di intervento. L’intervento vero e proprio dura mediamente un’ora, tuttavia la permanenza del paziente in sala operatoria è molto più lunga (diverse ore), includendo la preparazione e la fase post-operatoria. Nel protocollo Fast Track, il catetere urinario non viene più utilizzato, eccetto casi molto particolari.

Anche le flebo verranno ridotte al minimo e si raccomanda di avere con se soluzioni idratanti come quelle che usano gli sportivi (ad esempio Gatorade o simili).

Tipi di anestesia

Esistono due tipi di anestesia: locoregionale (spinale e epidurale) e totale o generale. L’anestesia locoregionale addormenta soltanto dalla vita in giù, ha meno complicanze ed è quella più frequentemente utilizzata; qualora il paziente lo richieda, può essere accompagnata da una sedazione, ottenuta mediante l’assunzione di un sonnifero. L’anestesia generale invece addormenta l’intero organismo, è più impegnativa per il sistema cardiocircolatorio e richiede l’intubazione della trachea. Viene utilizzata in caso di interventi piuttosto lunghi o che richiedono un rilassamento muscolare prolungato.

I disturbi più comuni che si verificano il giorno dell’operazione sono due: la nausea e, meno frequentemente, il prurito. Per ridurre la nausea da anestesia è consigliabile parlare il meno possibile perché parlando l’aria tende a riempire l’apparato digerente e a indurre il vomito. Per lo stesso motivo viene sospesa l’alimentazione. Il prurito può essere controllato con i farmaci.

Il dolore post-operatorio, quando presente, in genere viene facilmente ridotto già con l’assunzione di farmaci per via orale o endovena ad orari fissi ed eventualmente quando se ne sente il bisogno. Per dolori più forti sono disponibili diversi sistemi anche molto sofisticati, il cui utilizzo sarà illustrato dal medico qualora necessario. Un efficace controllo del dolore è importante per eseguire correttamente il programma di fisioterapia.

Cosa fare il giorno dell’intervento

Il giorno dell’intervento è bene:

  • riposare il più possibile
  • parlare poco
  • rilassarsi
  • eseguire solo l’esercizio per la circolazione.

DOPO L’INTERVENTO

Cosa fare dopo l’operazione di protesi di ginocchio: misure preventive

Dopo l’intervento è opportuno:

  • indossare le calze elastiche
  • assumere i farmaci che, salvo allergie particolari, solitamente sono: antibiotici, anticoagulanti, antidolorifici e terapia personale.

Esercizi

Esercizi movimentoÈ bene iniziare a fare gli esercizi sin dal primo giorno dopo l’operazione, con l’obiettivo di riuscire, al 7°-10° giorno, ad estendere completamente la gamba e piegarla a 90°.  L’esercizio, schematizzato nella figura 6 è molto efficace: in breve si posiziona la gamba sana dietro quella operata, si portano le gambe fuori dal letto e molto lentamente si cerca di abbassarle fino a raggiungere la posizione seduta; sostenendo la gamba operata con quella sana si eseguono movimenti verso l’alto e verso il basso, fino a raggiungere un angolo di 90°. Alla fine di questo opuscolo sono descritti una serie di esercizi di riabilitazione.

Dopo l’intervento di protesi di ginocchio

  • È normale sentire un po’ di dolore per tre mesi dopo l’operazione.
  • Dopo quindici giorni il dolore si sente più che altro a riposo e di notte, meno se si cammina.
  • Per i primi tre mesi il ginocchio sarà ancora infiammato per l’operazione.
  • La sensazione di quasi “normalità”, inizia dopo circa tre mesi, ma il recupero completo si ha generalmente a 6-8 mesi dall’intervento.

Obiettivi funzionali da raggiungere dopo l’intervento

  • Dal giorno stesso dell’intervento nel protocollo Fast Track il paziente potrà iniziare a camminare con le stampelle appoggiando completamente il peso sull’arto operato, come tollerato.
  • Al secondo o terzo giorno come obiettivo della dimissione sarà in grado di andare in bagno senza aiuto e camminare nel corridoio e fare una rampa di scale in salita e in discesa.

Altre tappe del periodo post-operatorio

  • Dopo 10-12 giorni sarà in grado di utilizzare la cyclette.
  • Dopo 20 giorni circa, potrà togliere i punti dalla ferita.
  • Dopo circa 20-30 giorni potrà abbandonare la prima stampella, la seconda entro uno/due mesi.
  • Ad un mese e mezzo circa dall’operazione potrà guidare per brevi distanze.
  • Dopo 3 mesi circa, sarà possibile salire i gradini in successione senza sostegni; nel frattempo è consigliabile salire uno scalino per volta.

Quali possibili complicazioni dall’intervento di protesi di ginocchio

1. INFEZIONI

L’infezione, dopo interventi di protesi di ginocchio, viene definita acuta se si presenta entro un mese dall’operazione e si manifesta con presenza di pus nella sede della ferita e febbre; è comunque un’eventualità piuttosto rara (incidenza di circa 1-2%). L’infezione classica negli interventi di protesi di ginocchio, è chiamata “latente” ed è causata da un numero anche molto esiguo di batteri. È importante che al momento del ricovero, il paziente segnali la presenza eventuale di ferite, infezioni alle vie urinarie o problemi ai denti (ad es. un ascesso), in quanto tutte queste situazioni possono favorire la diffusione di infezioni dal sangue. Fortunatamente questa complicanza si presenta solo molto raramente ed è favorita dalla presenza di diabete o da condizioni di abbassamento delle difese immunitarie naturali.

Il sospetto di una infezione latente si ha solitamente dopo circa due mesi dall’intervento, quando il paziente, invece di avviasi verso la guarigione, continua a manifestare segni di sofferenza. Poiché l’infezione di una protesi può, anche se molto raramente, comparire a distanza di diversi anni, è bene in caso di interventi di una certa importanza (es. estrazione di un dente) fare una profilassi antibiotica come prescritto dal medico, per evitare che alcuni batteri riescano a penetrare nel sangue e da qui raggiungere la protesi. Questa evenienza è più facile nei primi mesi dopo l’intervento, ma molto più rara, anche se non impossibile, dopo 2-3 anni.

Comunicazione tra paziente e chirurgo

La comunicazione tra paziente e chirurgo è molto importante per identificare il più presto possibile l’insorgenza di una infezione e prendere le misure adeguate. Pertanto se compare febbre, evitare l’assunzione di antibiotici, anche se prescritti dal medico di base, poiché potrebbe mascherare l’eventuale presenza di infezione/infiammazione a livello dell’articolazione operata, e informare immediatamente il chirurgo.

2. TROMBOSI VENOSA PROFONDA

In seguito ad interventi di protesi di ginocchio, una complicanza può essere costituita dalla Trombosi Venosa Profonda (TVP). Si tratta di una patologia spesso dovuta all’immobilizzazione e/o allettamento prolungato. Si può formare per ostruzione parziale o completa di una vena della circolazione venosa profonda di un arto, da parte di un coagulo di sangue (trombo). Maggiormente interessati sono gli arti inferiori. Molto spesso non provoca nessun sintomo, talvolta gonfiore, calore, indolenzimento e/o arrossamento della gamba colpita.

Una grave complicanza della trombosi venosa profonda è l’Embolia Polmonare. Questa complicanza si verifica quando un frammento del coagulo (embolo) si stacca e, trasportato dal sangue, raggiunge il cuore e da qui i polmoni. Il tessuto polmonare non riceve più sangue e viene danneggiato in misura più o meno estesa. Questo può compromettere la capacità di respirare (fig. 8). L’Embolia Polmonare è una condizione molto grave che può mettere il paziente in pericolo di vita e che richiede un intervento medico immediato. I sintomi più comuni sono dolore al petto e difficoltà di respirazione. Il rischio di trombosi dopo chirurgia ortopedica, in assenza di terapia adeguata, è alto. Ciò a causa del tipo di intervento e della immobilità prolungata post-operatoria e rimane alto per diverse settimane dopo le dimissioni.

Tutti i pazienti ad alto rischio di sviluppare trombosi, ricevono misure finalizzate a prevenire lo sviluppo di trombi (profilassi anti-trombotica) e questa misura preventiva ne ha ridotto enormemente la frequenza di comparsa. Il medico può utilizzare diverse misure di prevenzione, di cui la più importante è senz’altro l’uso di farmaci che riducono la possibilità che si formi un coagulo (farmaci anti-coagulanti). Gli anti-coagulanti sono disponibili sia come iniezione sottocutanea (siringa) sia come compresse somministrabili per bocca. Gli anti-coagulanti orali sono oggi una pratica alternativa a quelli tradizionali somministrati per via sottocutanea soprattutto perchè la profilassi deve essere continuata anche dopo la dimissione per almeno 5 settimane.

In talune circostanze, si possono utilizzare misure aggiuntive di tipo meccanico, come le calze elastiche graduate (fig. 9) o la compressione meccanica intermittente, che comprimendo le vene della gamba, facilitano il flusso di sangue verso il cuore ed evitano il ristagno nella vena (fig. 10). La compressione meccanica intermittente è ottenuta con uno strumento costituito da un manicotto gonfiabile posizionato intorno alla coscia e/o al polpaccio immediatamente dopo l’intervento. Gonfiando e sgonfiando alternativamente il manicotto, i muscoli vengono “spremuti”. Questa manovra favorisce il flusso ed evita i ristagni di sangue.

Come ridurre il rischio di trombosi dopo protesi di ginocchio

Il paziente può contribuire a ridurre il rischio di trombosi seguendo queste semplici indicazioni:

  • smettere di fumare
  • ridurre il sovrappeso
  • assumere i farmaci prescritti così come indicato dal medico
  • qualora richiesto, indossare le calze elastiche
  • seguire diligentemente il programma di esercizi prima e dopo l’intervento
  • esercitare i muscoli del polpaccio quando si rimane seduti per un lungo periodo
  • non appena possibile, alzarsi dal letto e camminare.

SUGGERIMENTI GENERALI

  • Ogni intervento di protesi di ginocchio è un caso a sé; evitare i confronti con altri pazienti.
  • Alzarsi con cautela dal letto soprattutto nei primi giorni dopo l’intervento, per evitare cadute.
  • Aiutarsi con le mani quando ci si siede, per evitare strappi alla ferita.
  • Non rimanere a lungo seduti con le ginocchia flesse, per evitare gonfiore alle caviglie.
  • Non mettere mai il cuscino dietro il ginocchio, anche in presenza di dolore.
  • Non trascurare l’eventuale comparsa della cosiddetta “depressione” del secondo mese, di solito legata allo stato di ridotta mobilità forzata.
  • Se compare febbre, evitare l’assunzione di antibiotici e informare immediatamente il chirurgo. Evitare di bagnare la ferita fino alla rimozione dei punti, per evitare infezioni.
  • Sottoporsi regolarmente ai controlli radiografici previsti.
  • Una volta stabilizzata la protesi, è possibile riprendere tutte le attività ad eccezione del salto e della corsa.

Complicazioni specifiche dell’intervento di protesi di ginocchio

Le complicanze specifiche di questo tipo di intervento sono:

  • rigidità, ovvero la incapacità o difficoltà a piegare il ginocchio; questa complicazione si presenta nel 2-3% dei pazienti dopo l’intervento di protesi di ginocchio e può essere favorita da scarsa mobilità del ginocchio già prima dell’intervento, presenza di dolore post-operatorio. Il ridotto movimento del ginocchio causa la formazione di aderenze che impediscono il movimento.
  • dolore residuo importante (1%) o lieve (4-5%) in presenza di un intervento riuscito e senza cause apparenti.
  • anestesia della cute nella zona laterale della ferita, causata dal taglio di piccoli nervi della pelle, è presente quasi sempre (90%). Questa insensibilità si riduce gradualmente nei 12 mesi successivi all’intervento, pur permanendo una sensibilità leggermente diversa rispetto a prima dell’operazione.
  • instabilità della protesi dovuta alla incapacità dei legamenti di mantenerla nella giusta posizione. Questa complicanza è molto rara (0,5%) perché è possibile accorgersene in sala operatoria e scegliere tra diversi modelli di protesi quello più adatto alla situazione.

Video protesi di ginocchio: esercizi, rischi e tutti i consigli del chirurgo.

Artrosi di ginocchio: guida avanzata per il paziente

L’artrosi di ginocchio è la perdita del normale rivestimento liscio dell’articolazione che si chiama cartilagine. Una cartilagine malata prende il nome di artrosi quando l’osso è almeno in parte esposto e quindi doloroso.
Ma vediamo come possiamo accorgerci se soffriamo di questa malattia.

L’artrosi di ginocchio causa dolore. Il dolore generalmente inizia con gradualità dopo attività intense o al contrario dopo essere stati a lungo seduti con il ginocchio piegato. Il dolore si accompagna al carico e al movimento e scompare con il riposo. Ci si può accorgere di non fare più alcuni movimenti per il dolore e di usare maggiormente la gamba opposta per risparmiare quella malata.

Un altro segno di artrosi è il rumore. Spesso le ginocchia che si consumano cominciano a fare un rumore meccanico e degli scrosci nel movimento. Questi scrosci sono lo scorrimento di due superfici irregolari l’una sull’altra. Se non causano dolore spesso sono scrosci benigni, mentre se si associano a dolore allora è possibile che siano dovuti ad artrosi di ginocchio.

Un altro campanello d’allarme è il gonfiore. Il ginocchio può apparire gonfio a fine giornata. Questo avviene perché il ginocchio senza cartilagine si infiamma facilmente con l’attività producendo liquido infiammatorio. Dall’esterno ci si può rendere conto di un ginocchio gonfio perché si forma come un piccolo palloncino davanti sopra la rotula e il ginocchio tira molto quando si prova a piegarlo.

Un altro elemento che suggerisce un’artrosi è una gamba che si storta verso l’interno o verso l’esterno. Tutti noi abbiamo una  nostra forma del ginocchio: chi ha le ginocchia larghe come i calciatori (più tipicamente gli uomini), chi invece ha la tendenza ad avere le gambe a X come gli individui sovrappeso o le donne. La nostra forma può essere più o meno accentuata e ce la portiamo dietro negli anni. Se questa forma si accentua velocemente peggiorando questo è un altro segno di grave artrosi.
Se non avete mai avuto le gambe storte e le persone cominciano a notarlo allora è il momento di indagare il problema con una radiografia.

Riassumendo: l’artrosi di ginocchio è una perdita di cartilagine che provoca dolore, gonfiore e deformità agli arti inferiori.

Impatto clinico dell’artrosi di ginocchio

L’ambulatorio del medico di famiglia si riempie frequentemente di pazienti che si presentano con un’artrosi di ginocchio. Il paziente artrosico ha generalmente sorpassato i 65 anni, è sovente sovrappeso e lamenta un dolore a insorgenza lenta, particolarmente ai primi movimenti dopo prolungata immobilità.
Il dolore tende ad aggravarsi e può accompagnarsi all’ispezione ad un mutamento dell’asse dell’arto inferiore: in poche parole il consumo spesso asimmetrico del ginocchio tende a farlo deviare verso l’interno o verso l’esterno (ginocchio varo o valgo).

Il problema per chi eroga visite di primo livello è certamente discriminare chi abbia o meno bisogno di una visita specialistica ortopedica e, in fin dei conti, cosa valga la pena operare oppure no. Cercheremo in questo post di chiarire alcuni criteri base nell’esecuzione degli esami diagnostici e nell’orientamento terapeutico.

Presentazione clinica dell’artrosi di ginocchio

Il paziente artrosico lamenta dolore o fastidi da anni che spesso migliorano nella stagione calda secca e peggiorano in autunno inverno. Di solito il problema viene trascurato a lungo e controllato con la progressiva riduzione delle attività: il ginocchio fa male quindi smetto di fare gradualmente le mie normali attività. In realtà dunque dato che il consumo è graduale e progressivo il paziente si rende conto che qualcosa sta andando storto solo quando si supera una certa soglia di consumo e magari le riattivazioni infiammatorie diventano più intense e dolorose.

Esami da richiedere nel sospetto di artrosi di ginocchio: radiografia e risonanza magnetica

artrosi osso su ossoPazienti di questa fascia di età e con una presentazione tipica devono eseguire come esame di primo livello una radiografia che ancora è lo strumento più adeguato e sensibile per stadiare l’artrosi.

L’elemento fondamentale per una corretta stadiazione è però il carico: il paziente deve fare la lastra con il peso corporeo (sotto carico) in modo da evidenziare un difetto di cartilagine che è radiotrasparente sulle lastre. Le proiezioni base da richiedere al radiologo sono l’antero-posteriore sotto carico, la laterale, l’assiale di rotula a 45°. Se il ginocchio è valgo il consumo prevalente è posteriore e una proiezione particolare aggiuntiva deve essere richiesta: la proiezione postero-anteriore sotto carico secondo Rosemberg.
La risonanza magnetica non deve essere richiesta in un primo momento. Potrebbe essere necessaria solo in un secondo momento quando ci trovassimo di fronte ad un dolore estremamente intenso che non trova un corrispettivo radiografico di consumo. In tal caso il motivo del dolore potrebbe risiedere in una malattia osteocondrale identificabile chiaramente solo in risonanza e non evidente alla radiografia in fase iniziale.

Le giuste radiografie per l’artrosi al ginocchio: video

Il trattamento immediato in attesa degli esami diagnostici

Come trattamento di prima linea un buon risultato può essere ottenuto con una terapia antinfiammatoria orale, con il riposo e con l’utilizzo (specialmente in caso di gonfiore) di rimedi topici quali l’argilla verde, in grado di richiamare osmoticamente i fluidi dall’interno con un’azione di immediato sollievo seppur temporaneo del dolore.
La terapia infiltrativa dovrebbe essere iniziata dopo l’esecuzione degli accertamenti di base, specialmente se si sospetta la presenza di un’osteonecrosi.

Artrosi di ginocchio: quando operiamo

Non tutte le artrosi di ginocchio devono essere operate. Spesso le artrosi modeste molto dolorose nascondono problemi non visibili ai raggi che non vengono risolti dall’impianto protesico: per esempio una sinovite reumatica o un’origine extrarticolare del dolore.

Il ginocchio che non ha un problema artrosico e viene operato con una protesi non potrà altro che stare peggio dopo che un incauto ortopedico lo ha sostituito con uno di ferro. Le artrosi che vanno operate sono quelle in cui il consumo ha portato radiograficamente l’articolazione “osso su osso”. In questo caso l’assenza completa di cartilagine porta in superficie le terminazioni nervose subcondrali provocando il dolore. Questa è la ragione del dolore artrosico. Quella appena citata è l’unica condizione in cui una protesi funziona nel risolvere il problema al paziente. Le artrosi che non sono “osso su osso” non vanno operate, ma devono essere trattate conservativamente. E’ chiaro però che la valutazione radiografica deve essere eseguita sotto carico secondo le caratteristiche proiettive precedentemente descritte.

Tipologie di intervento per artrosi di ginocchio

Due sono le tipologie principali di protesi impiantabili: la protesi totale e la protesi monocompartimentale. La protesi totale sostituisce tutta l’articolazione incapsulandola come un dente e scivolando fluidamente grazie alla presenza di una plastica assai dura in polietilene. Si tratta dell’intervento necessario nella maggior parte delle artrosi gravi in cui tutta l’articolazione risulta malata. Qualche volta però l’articolazione si ammala in un solo compartimento, generalmente quello interno. In questo caso si può fare un intervento più piccolo di sostituzione della sola parte malata con una protesi monocompartimentale. E’ un intervento di grandissima soddisfazione per medico e paziente: la brutta fama di cui godeva nel passato è dovuta principalmente all’eccessiva indicazione in casi estremi che se ne faceva agli albori. Con la giusta indicazione questo intervento ha un’aggressività molto inferiore alla protesi totale a tutto vantaggio del paziente.
Un solo cenno a due altre tipologie di protesi: una è quella femoro-rotulea per chi ha un’artrosi elettivamente concentrata nel compartimento anteriore, l’altra è la bimonocopartimentale che può sostituire le superfici articolari senza toccare i legamenti. Entrambe possono avere uno spazio su pazienti ultra-selezionati.

Il post-operatorio: le tappe per il recupero

L’intervento chirurgico di protesi al ginocchio è un intervento maggiore di chirurgia ortopedica. Lo sviluppo della tecnologia e della ricerca farmacologica ha fatto si che nel nostro ospedale sia una realtà la chirurgia senza dolore. Abbiamo anche organizzato a Firenze un corso internazionale per confrontarci con i maggiori esperti al mondo di gestione perioperatoria del paziente operato di protesi. Sulla scia di questa evoluzione il paziente operato nel nostro reparto può sperimentare un percorso di recupero senza dolore che prevede le seguenti tappe di recupero:

  • un ricovero di circa 7 giorni (in riduzione)
  • ginnastica riabilitativa per il recupero del movimento completo
  • l’uso di bastoni per circa 6 settimane
  • rimozione dei punti a 20 giorni
  • recupero completo, sentendo il ginocchio come perfettamente normale a 6 mesi dalla chirurgia.

Cosa si può fare senza intervento

I pazienti che non hanno un’artrosi “osso su osso” devono essere trattati conservativamente.
L’approccio conservativo si basa su una serie di norme di vita che vanno dalla scelta delle calzature, l’uso di plantari, la perdita di peso corporeo, l’uso di tutori e la gestione ragionata dei farmaci antinfiammatori e ghiaccio.

Affianco a questi semplici provvedimenti c’è la viscosupplementazione, cioè l’introduzione all’interno dell’articolazione di Acido Jaluronico allo scopo di nutrirla, ridurre gli attriti e modulare l’infiammazione. Ne esistono di diversi tipi a seconda dello stadio del consumo articolare con un diverso regime infiltrativo da 3 a 5 somministrazioni oppure in singola dose. Su pazienti con artrosi moderata questo approccio ci ha permesso di controllare i sintomi in maniera molto soddisfacente, specialmente se affiancata alla modificazione dello stile di vita.

Aspetti riabilitativi

Il ruolo riabilitativo nell’artrosi è di fondamentale importanza e viaggia su un sottile filo in equilibrio tra il movimento articolare e il rinforzo muscolare che sono di grandissimo aiuto per il paziente, e l’infiammazione che è sempre alle porte nel paziente con un’articolazione consumata. Il migliore compromesso è raggiungibile con l’uso della cyclette a bassa resistenza per mantenere la fluidità del movimento, lo stretching per l’elasticità articolare e la ginnastica isometrica o l’idrochinesiterapia per mantenere il tono muscolare.
Proprio la ginnastica in acqua merita una particolare menzione per il risultato ottimale che ha per il paziente

Conclusioni

L’artrosi di ginocchio è un problema molto comune nella pratica clinica.
L’inquadramento della patologia si basa essenzialmente sull’uso di radiografie sotto carico in proiezioni opportune.
L’artrosi “osso su osso” si avvantaggia di un trattamento chirurgico che oltre a togliere il dolore corregge le deformità evitando al paziente il rischio concreto di caduta con danni collaterali (ad esempio fratture di collo femore).
L’artrosi moderata può essere trattata con grande beneficio sui sintomi mediante semplici norme di vita e uso di infiltrazioni articolari con acido jaluronico.

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