Gomito del tennista: come curarlo?

Internet è pieno di articoli che descrivono l’epicondilite o gomito del tennista nei dettagli. Il problema è talmente comune che non è difficile trovare buoni articoli dove capire cosa sia a causare il dolore nel gomito del giocatore di tennis. Più semplicemente l’infiammazione dei tendini può avvenire anche in chi lavora molto al computer o esegue lavori ripetitivi. Il problema è: come curarlo? Molte sono le proposte. Ho cercato di selezionare le migliori per guarire da questo fastidioso problema.

Riposo: il primo banale consiglio

Il gomito del tennista guarisce con il riposo. Semplice da dire, meno da fare. Non è infatti spesso possibile astenersi completamente da ciò che causa il dolore. Ma talvolta si può fare in modo di migliorare le modalità in cui il lavoro si svolge. Per lo sport si può modificare la racchetta da tennis, l’incordatura, l’impugnatura. Tutto deve contribuire insieme alla tecnica a smorzare l’impatto della palla sulla racchetta senza trasferirlo al gomito. Per il lavoro si possono usare accortezze nella postura da tenere al videoterminale.

Uso di tutori esterni per epicondilite

Il gomito del tennista può inoltre essere trattato con l’uso di tutori. Il principio è spostare l’azione meccanica del tendine distante dalla sua inserzione. Con un meccanismo a puleggia si fa in modo di dare un sollievo naturale alla zona più colpita dal dolore. Ovviamente prima di utilizzare tutori simili bisogna escludere una sindrome del nervo radiale per non dare ulteriori compressioni ad un nervo sofferente.

Fisioterapia per il gomito del tennista

Come fisioterapia per l’epicondilite io adoro un approccio a 3 stadi. Il primo stadio si concentra sulla riduzione del dolore e sul controllo dell’infiammazione. Si basa su ionoforesi, massaggio profondo alternato a massaggio freddo. Stretching. Rinforzo della prensione e correzione della catena cinetica. La fase intermedia invece aggiunge allo stretching un graduale rinforzo muscolare contro resistenza. Una particolare attenzione deve anche essere prestata alla spalla per migliorare la parziale atrofia a cui va incontro come difesa al dolore. La fase finale invece consiste nella preparazione atletica sport specifica (o perchè no lavoro specifica).

La terapia infiltrativa per l’epicondilite

Il gomito del tennista può essere trattato anche con delle infiltrazioni. Nella mia pratica non uso più cortisonici di cui temo le reazioni avverse in particolare l’atrofia del sottocute oltre ai noti effetti degenerativi sull’articolazione. L’alternativa può essere l’uso di infiltrazioni di acido jaluronico o di PRP come stimolatori della guarigione tendinea. In letteratura i risultati sono stati contrastanti per tutte le procedure

Gli integratori alimentari per le tendiniti

Ultimo aspetto interessante è l’uso di integratori alimentari come rimedio naturale per favorire la normale rigenerazione tissutale. Questo specialmente per chi non assume con la dieta un adeguato e bilanciato apporto di nutrienti.

Cosa fare se tutto fallisce?

L’epicondilite o gomito del tennista può essere veramente una brutta bestia da trattare. La prima cosa da fare è assicurarsi della diagnosi. Il dolore dipende davvero dalla infiammazione tendinea? E’ questa la prima causa? E’ possibile che ci sia una instabilità cronica del gomito a sostenere continue infiammazioni? Nelle mani della visita di uno specialista è possibile confermare la diagnosi anche eseguendo gli opportuni accertamenti strumentali. In alcuni casi con la giusta diagnosi la chirurgia artroscopica del gomito può diventare la giusta soluzione.

Gomito reumatoide: quali trattamenti?

Il gomito reumatoide è una malattia che colpisce un gran numero di pazienti affetti da Artrite Reumatoide. Oltre il 60% delle persone affette manifestano problemi all’articolazione del gomito. I nuovi trattamenti medici hanno fortunatamente molto ridotto le conseguenze di questa malattia immunitaria e per questo anche il livello di attività e la qualità della vita si sono alzate. Molto spesso pertanto il gomito reumatoide spinge i pazienti a rivolgersi all’ortopedico per trattare i sintomi legati alla progressione della malattia.

Gomito reumatoide: primo livello di trattamento

Il primo livello di trattamento nel gomito reumatoide è la terapia di fondo della malattia. I farmaci cosiddetti DMARD che cambiano il decorso della malattia sono una realtà. Comprendono infatti degli immuno-modulatori che il reumatologo può sapientemente dosare per il bene dei suoi pazienti. Queste innovazioni hanno permesso di ridurre in parte il ricorso alle terapie cortisoniche riducendone gli effetti collaterali.

Fisioterapia e uso di tutori esterni

Di pieno diritto insieme alla terapia medica entra la fisioterapia. Lo scopo è mantenere un tono muscolare in grado di supportare la funzione delle articolazioni sofferenti riducendone gli attriti. Il mantenimento dell’elasticità può essere inoltre perseguito per non perdere la funzione. Talvolta può essere indicato anche l’uso di tutori esterni che possono forzare l’estensione del gomito per combattere le rigidità. In particolare questi tutori portati durante la notte possono fare da “fisioterapisti” durante il sonno permettendo un ottimo grado di recupero.

Gomito reumatoide e Infiltrazioni articolari

Un certo ruolo palliativo di controllo dei sintomi nel gomito reumatoide può essere raggiunto con l’uso di infiltrazioni di farmaco all’interno dell’articolazione del gomito. Tradizionalmente viene utilizzato il cortisone per il suo forte effetto antinfiammatorio. Talvolta l’uso di acido jaluronico a medio peso molecolare può essere preferito per evitare gli effetti collaterali dei cortisonici.

Secondo livello di trattamento: interventi chirurgici

Quando i sintomi del gomito reumatoide aumentano, il ricorso alla chirurgia può essere giustificato. Dove il danno articolare non sia ancora avanzato in maniera evidente si può ricorrere all’artroscopia e alla sinoviectomia. Quando invece il danno articolare è esteso si può ricorrere alla protesi.

L’artroscopia nel gomito reumatoide

Storicamente le sinoviectomie nel gomito venivano eseguite con interventi tradizionali a cielo aperto. Oggi grazie ai progressi dell’artroscopia l’intervento può essere eseguito con bassa invasività attraverso piccoli buchi e strumenti miniaturizzati. Lo scopo? Rimuovere la membrana sinoviale che nell’artrite reumatoide diventa un panno che aggredisce le cartilagini.

Il vantaggio inoltre è che nella stessa sede si possono asportare irregolarità della cartilagine, rimuovere corpi mobili ed eseguire decompressioni del nervo ulnare qualora i sintomi lo richiedano. Chiaramente si tratta di una chirurgia palliativa con obiettivi limitati, ma in assenza di altri danni avanzati può essere giustificata per ottenere un sollievo dei sintomi buono nel medio termine.

La protesi nel gomito reumatoide

Quando ogni approccio è fallito e l’artrite a completamente compromesso le superfici articolari, la protesi può essere la soluzione. Sicuramente si tratta di un trattamento che elimina la causa del problema sostituendo le superfici articolari completamente. Poco si sa dei risultati a lungo termine, anche se lo sviluppo tecnologico degli impianti sta consentendo di avere buone speranze per il futuro. Un movimento libero e senza dolore è l’obiettivo del trattamento. Per approfondire esiste un post specifico che tratta l’argomento delle protesi di gomito.

Conclusioni

Il gomito reumatoide è parte di una patologia immunitaria progressiva. L’obiettivo fondamentale è il trattamento medico e fisioterapico che sono in grado di ritardare il più possibile l’insorgenza di sintomi importanti nell’articolazione.

Quando questo non basta infiltrazioni, artroscopie e in ultima analisi la protesi di gomito possono essere un grosso contributo a migliorare la qualità della vita.

Protesi gomito: quando è necessaria?

Con il miglioramento delle condizioni di vita e con l’invecchiamento generale della popolazione si stanno allargando gli orizzonti. Nuove frontiere inimmaginabili solo pochi anni fa si stanno abbattendo. La chirurgia rincorre sempre più il legittimo miglioramento della qualità della vita. E gli arti superiori ne fanno parte, pur non essendo ovviamente necessari per camminare. Da anni infatti la protesi di spalla si è affermata come una soluzione efficace nelle problematiche di tale distretto. Oggi anche la protesi di gomito entra quindi come una realtà nelle nostre sale operatorie. Ma non è una chirurgia per tutti. Vediamo come e perché potrebbe essere necessario un intervento simile.

Protesi gomito: cosa la rende necessaria?

Come in tutte le articolazioni, l’unico criterio che rende una protesi necessaria è un consumo completo. Non esiste la chirurgia preventiva. La sostituzione con una protesi diventa possibile solo quando il consumo dell’articolazione è completo e irreversibile. Non prima. La protesi è un compromesso. Specialmente nel gomito. La protesi di gomito è un giunto mobile che permette un movimento senza dolore. Non è un gomito normale. E’ un’articolazione che permette di essere utilizzata nelle attività quotidiane. Toglie il dolore dello sfregamento osso su osso di un’articolazione consumata. Tutti le persone che hanno un’articolazione completamente finita ne trarranno un consistente beneficio nella vita di tutti i giorni.

Come si arriva ad avere un’articolazione che necessita di una protesi di gomito?

Ci sono diversi tipi di problema che purtroppo provocano un danno all’articolazione tale da richiedere una protesi di gomito. La prima causa è l’artrosi. Nel caso del gomito purtroppo si tratta di artrosi post-traumatica. Il gomito infatti è un’articolazione molto delicata. Una frattura che coinvolge la superficie articolare può diventare un incubo. La guarigione può lasciare degli scalini articolari così importanti da corrodere completamente la cartilagine. L’altra causa comune di consumo del gomito è l’artrite reumatoide. In questo caso si tratta di una malattia immunitaria sistemica che aggredisce le cartilagini delle nostre articolazioni. Le fasi terminali della malattia possono arrivare a compromettere il gomito in una maniera molto importante. Il terzo motivo può essere una frattura molto importante nell’anziano. A volte infatti come avviene per l’anca si può scegliere, invece di riparare una frattura estremamente brutta, di decidere di sostituire immediatamente l’articolazione con una protesi di gomito.

Cosa accade esattamente durante un intervento di protesi di gomito

L’intervento di protesi di gomito è una sostituzione dell’articolazione. In pratica le parti usurate o rotte del gomito vengono sostituite da parti artificiali. Come avviene nella spalla o nell’anca, anche nel gomito si inseriscono all’interno delle ossa dei gambi protesici detti steli che si fissano a pressione o con cemento e che si articolano tra di loro. E’ come se si introducesse nel gomito un cardine che deve garantire un movimento liscio e senza dolore.

L’animazione seguente della Mayo Clinic di Rochester MN USA è un aiuto molto chiaro a comprendere i passaggi della chirurgia anche se non si comprende la lingua inglese.

Una possibile soluzione a infermità e dolore

Una protesi di gomito è una delle possibili soluzioni se soffrite di un consumo dell’articolazione del gomito che vi impedisce la vita quotidiana. Se non potete piegare o estendere il gomito e il dolore non vi dà pace, è possibile che la vostra articolazione sia completamente usurata. Il vostro medico vi consiglierà gli accertamenti corretti da eseguire e l’ortopedico stabilirà con voi un percorso diagnostico adeguato al vostro problema. Il messaggio è che le nuove tecnologie possono permettervi un miglioramento che pochi anni fa sarebbe stato impensabile.

Checklist prima dell’intervento

Come prepararsi prima dell’intervento chirurgico

Checklist per il giorno del prericovero

Il giorno del prericovero:

  1. verranno eseguiti tutti gli accertamenti che sono necessari per essere operati in sicurezza (normalmente elettrocardiogramma, prelievo per esami del sangue, radiografie e visita anestesiologica;
  2. verrà redatta la cartella clinica ortopedica con un medico del gruppo. Vi verranno chieste informazioni a proposito dei farmaci che assumete abitualmente, degli interventi chirurgici subiti, delle malattie avute.

Ecco cosa deve portare con sè quando verrà al pre-ricovero:

• LETTERE E CERTIFICATI DELLO SPECIALISTA curante, in particolare le più recenti.
• Esami radiologici relativi alla patologia in corso (RADIOGRAFIA, RISONANZA MAGNETICA, TAC o altro).
• Qualora l’abbia compilato e firmato allo studio dello specialista il foglio del CONSENSO INFORMATO all’intervento.
• tutte le medicine che Lei assume, piuttosto che una lista portare le CONFEZIONI STESSE DELLE MEDICINE
• documentazione relativa ad OGNI ALTRA MALATTIA in atto o passata, specie se importante 
PER GLI ALLERGICI: è molto importante sapere a quali farmaci lei è allergico ed altrettanto importante sapere quali farmaci ha assunto senza reazioni, in particolare tra gli antibiotici e tra gli antiinfiammatori, pertanto:
• FARMACI A CUI LEI E’ ALLERGICO
• ANTIBIOTICI CHE HA ASSUNTO SENZA REAZIONI AVVERSE
• ANTIINFIAMMATORI CHE HA ASSUNTO SENZA REAZIONI AVVERSE

Checklist per il giorno dell’intervento

Il giorno dell’intervento:

  1. Non mangiate o bevete nulla dopo la mezzanotte il giorno prima dell’intervento. Sono incluse tutte le bevande: acqua, caffè, bibite… Lo scopo è essere certi che nel vostro stomaco non ci sia nulla al momento della chirurgia. L’anestesia rilascia i muscoli che mantengono le secrezioni acide dentro il vostro stomaco. Se mangiaste o beveste qualcosa, potrebbe lasciare il vostro stomaco per entrare nei polmoni. Se pensate che potreste dimenticarvi questa cosa, annotatevelo in cucina, sul frigo o in qualunque posto pensiate che possa servire per ricordarvelo. L’unica eccezione sono le terapie mediche che prendete abitualmente la mattina: il vostro anestesista il giorno del pre-ricovero vi dirà quali dovete assumere con un dito d’acqua la mattina dell’intervento.
  2. Per favore lavate con cura la sede dell’intervento.
  3. Se volete potete marcare con un pennarello l’articolazione che deve essere operata. In ogni caso se non lo farete sarà comunque controllato e fatto in reparto per evitare errori di lato.
  4. Per favore informateci se prendete medicine che fluidificano il sangue come il Coumadin o altri o se avete notato una vostra particolare facilità al sanguinamento e agli ematomi. Allo stesso modo comunicateci se avete avuto trombosi venose o trombo-flebiti nel passato.

Sicuramente ho risposto a tutte le vostre domande in ambulatorio e abbiamo discusso tutte le opzioni di cura, il tipo di chirurgia e i suoi rischi. Avrete anche un consenso informato in reparto da firmare che riassume tutto quello che ci siamo detti. Sicuramente ci sarà il tempo di vedersi ancora prima dell’intervento in ospedale. Se avete qualsiasi dubbio che vi siete dimenticati di chiedermi, annotatevelo e domandatemelo. E’ importante affrontare l’intervento con le idee chiare e senza nessun dubbio sul percorso intrapreso.

 

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