Non ti fare operare alla spalla senza valutare attentamente il tuo caso

Non ti fare operare alla spalla senza valutare attentamente il tuo caso: Un approccio personalizzato per le lesioni ai tendini

Lesioni tendinee della spalla: non sono tutte uguali

Hai mai sentito qualcuno dire di non voler farsi operare alla spalla perché ha sentito storie negative da amici o conoscenti? È importante smettere di generalizzare e capire che ogni caso di lesione ai tendini della spalla è unico. In questo articolo, esploreremo l’importanza di un approccio personalizzato per le lesioni ai tendini della spalla, considerando diverse variabili come l’estensione della lesione, l’età e le esigenze funzionali del paziente.

Valutare l’individualità delle lesioni tendinee

Prima di tutto, è importante comprendere che le lesioni ai tendini non sono tutte uguali. Potreste avere una piccola lesione localizzata, una lesione più ampia o una vecchia lesione che richiede attenzioni specifiche. Inoltre, il muscolo dietro al tendine può essere ancora in buone condizioni o completamente atrofizzato nel tempo. Ogni caso merita di essere affrontato singolarmente, senza generalizzazioni.

Considerare l’età e lo stile di vita del paziente

La seconda cosa da considerare è l’età della persona. Questa varia notevolmente da individuo a individuo. Ci sono anziani che hanno una vitalità sorprendente e conducono uno stile di vita attivo, praticando sport come l’arrampicata, il golf e giocando a tennis. La qualità della loro vita richiede una riparazione del tendine. Al contrario, ci sono anziani che conducono uno stile di vita più sedentario e magari non necessitano dello stesso tipo di intervento per una lesione simile.

Stato della cartilagine: c’è artrosi alla spalla?

Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la spalla è costituita da un gruppo di articolazioni. Ci sono una serie di altre articolazioni e alterazioni che possono essere colpite. Ad esempio, la cartilagine può essere in buone o cattive condizioni e ciò influisce radicalmente sui risultati di un intervento di riparazione dei tendini della cuffia dei rotatori.

A volte la protesi di spalla può essere un’alternativa

Talvolta le lesioni tendinee possono essere così estese e gravi da richiedere l’impianto di una protesi di spalla. Questo passo va considerato attentamente nel caso in cui ci sia anche una grave artrosi con  perdita della cartilagine della spalla. È importante valutare caso per caso e considerare l’approccio più adatto a ciascun paziente.

I transfer muscolo tendinei possono essere un’alternativa alla protesi

In quei pazienti in cui la perdita dei tendini comporti una grave riduzione della forza e dove non ci sia un danno cartilagineo rilevante, si può procedere a un trapianto di tendine prendendolo dalla schiena.

A questo livello esistono sia tranfer di gran dorsale sia transfer di trapezio inferiore: ho scritto un articolo che descrive esattamente queste tecniche di transfer muscolotendinei.

L’importanza dell’analisi personalizzata

Quindi, è chiaro che il discorso generalista che abbiamo fatto all’inizio non è molto intelligente. Bisogna approfondire la situazione e capire paziente per paziente cosa può essere utile o non utile fare. Consultare uno specialista qualificato, come un ortopedico o un fisioterapista, è essenziale per valutare la gravità della lesione, l’età del paziente, le condizioni della cartilagine e le possibili opzioni di trattamento. Ogni individuo merita un’analisi personalizzata per garantire il miglior risultato possibile nella riparazione dei tendini della spalla.

In conclusione, le lesioni tendinee della spalla richiedono un’approccio individuale e personalizzato. Non si può fare una generalizzazione basata su esperienze personali o opinioni altrui. È fondamentale consultare professionisti qualificati e valutare attentamente la situazione del paziente, tenendo conto di fattori come la gravità della lesione, l’età, lo stile di vita e le condizioni delle articolazioni circostanti. Solo attraverso un’analisi personalizzata si può prendere la decisione migliore per il trattamento delle lesioni tendinee della spalla e garantire il recupero ottimale del paziente.

La riparazione biologica della cuffia dei rotatori

La frontiera della  riparazione tendinea? La biologia

Negli ultimi 15 anni la chirurgia della spalla ha visto un’evoluzione della tecnica e delle procedure come nessun’altra articolazione del corpo umano. Siamo passati da interventi a cielo aperto con il taglio, all’uso dell’artroscopia. Siamo evoluti da interventi di ore a ottime riparazioni eseguibili in 30-40 minuti di intervento mini invasivo. Abbiamo avuto dalle aziende materiali sempre migliori per le riparazioni dei tendini lesionati della cuffia dei rotatori. Eppure ancora oggi abbiamo dei fallimenti in questa complessa soluzione al problema della riparazione dei tendini della cuffia dei rotatori. Vediamo in questo articolo come è cambiato l’approccio alla riparazione delle lesioni della cuffia dei rotatori in epoca moderma.

Come sono cambiati i punti deboli della chirurgia

Il primo problema chirurgico che abbiamo affrontato negli anni 90 era riuscire a vedere bene con le telecamere dentro un’articolazione così complessa come la spalla. Si tratta di muoversi in spazi angusti che possono sanguinare durante la chirurgia. Nonostante tutto questo i sistemi di pompa artroscopica e l’evoluzione delle anestesie hanno consentito di controllare questo problema. Il punto si è dunque spostato su come legare i tendini rotti all’osso da cui si sono staccati.

Dalla mobilizzazione delle ancore alla rottura dei fili

Le ancore ossee sono state il primo problema. Essendo impossibile la tecnica ago e filo usata in chirurgia tradizionale il sistema si è evoluto sviluppando mini viti da inserire nell’osso per collegare i fili della riparazione. Il disegno si è evoluto cosi tanto nel tempo da portare ad ancore iper-resistenti di titanio, poi riassorbibili e ora virtualmente assenti mediante ancoraggi tutti di filo. Il problema è passato dunque ai fili che si strappavano sotto la tensione degli annodamenti. Anche questo è stato risolto mediante fili ad elevata resistenza che oggi equiparano la tenuta di un cavo d’acciaio. Inoltre l’aggressività del filo sul tendine è stata affrontando trasformando i fili in fettucce con scarsissimo effetto di taglio sul tendine riparato. Ad oggi possiamo dire che il mercato offre fissazioni per tutti i gusti che hanno superato tutti i più comuni problemi di riparazione dei tendini.

La biologia alla base della mancata guarigione

Eppure la letteratura scientifica riporta fallimenti dal 10 al 70% delle riparazioni eseguite con tecniche moderne. La grande variabilità dei risultati dipende certamente da quanto in fretta si opera una lesione e da quanto sia grande e degenerata la lesione che viene riparata. La motivazione del fallimento sembra legata principalmente alla capacità di guarigione biologica dei tessuti che se degenerati stentano a cicatrizzare favorendo nuove rotture. Il cardine del decennio 2020-2030 sarà quello di trovare un modo di aumentare la biologia e le capacità riparative del tendine sovraspinato lesionato per ottenere percentuali di guarigione superiori al 95% in tutte le categorie di pazienti. Vediamo quali siano ad oggi le tecniche più promettenti per migliorare il successo delle nostre riparazioni della cuffia dei rotatori.

Come migliorare la biologia per ottenere risultati migliori

Migliorare la biologia della cuffia dei rotatori rotta deve essere il pilastro di ogni procedura di riparazione tendinea. Ci sono accorgimenti semplici di tecnica che permettono già di ottimizzare il nostro risultato, ci sono poi aiuti biologici esterni che possono essere sfruttati a tutto vantaggio della guarigione tendinea.

La preparazione del tendine

Prima di tutto la preparazione dei tessuti. La cuffia dei rotatori lesionata perde vitalità nel tempo. La prima cosa più importante dunque consiste nel rivitalizzare i tessuti. Questo si può fare pulendo molto bene il tendine e il letto osseo per farlo sanguinare prima della riparazione. La chirurgia inoltre deve essere rapida e poco invasiva sui tessuti. Si è visto infatti che la borsa sottoacromiale contiene una grande quantità di cellule mesenchimali indifferenziate che favoriscono la guarigione. Se si esegue una borsectomia troppo radicale possiamo perdere il ruolo di questo tessuto nella guarigione biologica.

Uso di ancore bio-induttive

La scelta delle ancore può influenzare la guarigione del tendine della cuffia dei rotatori. Un’ancora che permette la fuoriuscita di cellule dal midollo osseo certamente favorirà una migliore guarigione. Esistono oggi ancore ampiamente traforate per consentire una perfetta integrazione con l’osso e la fuoriuscita delle cellule mesenchimali. Esistono anche ancore tutte di filo che minimizzano l’invasione dell’osso.

Uso di innesti di collagene

Da qualche anno abbiamo a disposizione per la riparazione membrane che favoriscono la guarigione del tendine aumentandone la potenzialità biologica riparativa. Queste membrane vengono usate a copertura della riparazione eseguita e agiscono come una guida per le cellule per ottenere la guarigione. Uno studio pubblicato recentemente ha mostrato un netto miglioramento del tasso di guarigione della lesione tendinea studiato con risonanza magnetica ed ecografia.

La procedura comporta un minimo aumento del tempo chirurgico e si è dimostrata sicura e riproducibile.

Lo stimolo con fattori di crescita

L’uso delle membrane permette inoltre di combinare ulteriori stimoli che si ottengono aggiungendo al di sotto del rinforzo di collagene il risultato di una estrazione di fattori di crescita dal sangue periferico in modo da stimolare la guarigione ulteriormente. In questo caso la membrana fa da spugna per trattenere e concentrare l’estratto piastrinico mantenendolo in continuità con la lesione riparata.

L’uso di cellule staminali

Un’ulteriore progressione che è tuttavia sperimentale potrebbe considerare di aggiungere alla riparazione anche un concentrato di cellule staminali per farle differenziare in tendine localmente in modo da migliorare anche la cellularità della riparazione trasformandola in una vera e propria rigenerazione tendinea.

Conclusioni per migliorare la guarigione dei tendini della cuffia dei rotatori

In conclusione le lesioni tendinee della cuffia dei rotatori con distacco del sovraspinato sono una sfida terapeutica non tanto per la riparazione in sé quanto per la vera capacità biologica riparativa del tendine che viene riparato. A oggi la ricerca sta continuando a proporre metodi per migliorare questo aspetto che sembrano tradursi in un vero vantaggio nelle ultime presentazioni scientifiche. Un obbligo del chirurgo è tenersi continuamente aggiornato per offrire il meglio dello stato attuale della ricerca ai propri pazienti per migliorare i risultati della chirurgia.

Protesi personalizzate stampa 3d: nel ginocchio come nella spalla

“A Milano presso l’istituto Clinico Humanitas di Rozzano il professor Maurilio Marcacci ha eseguito un intervento di protesi al ginocchio personalizzata sul paziente, stampata direttamente in  3D”. Notizia ANSA 11 marzo 201919:13

La medicina personalizzata: quali applicazioni in ortopedia?

Il futuro dell’ortopedia e della medicina in genere è la personalizzazione della cura. Se la medicina personalizzata viene utilizzata per migliorare le terapie mediche, la stessa cosa è possibile ed auspicabile anche per gli interventi di protesi. Il principio è chiaro e condivisibile dato che più riusciremo a ricostruire le articolazioni malate con protesi simili all’anatomia normale, più riusciremo a migliorare i nostri risultati.

La stampa 3d: sistema efficace per personalizzare gli impianti protesici

Ho pubblicato su youtube un video che mostra come la stampa 3d si di grande aiuto nella correzione degli ampi difetti ossei nella protesi di spalla e come da anni aziende leader in questo settore si adoperano per migliorare la personalizzazione degli impianti.
La buona cosa per tutti riguarda il fatto che l’esistenza di tale possibilità sia pubblicizzata e diffusa per farne conoscere i vantaggi. L’ Istituto Clinico Humanitas di Milano Rozzano ha il merito di cominciare a diffondere l’esistenza di impianti avanzati personalizzati che possono essere utilizzati a tutto vantaggio dei pazienti specialmente nei casi più complessi.

 

Fast track e recupero rapido: non soltanto personalizzazione degli impianti

Nel nostro gruppo di chirurghi, oltre alla personalizzazione degli impianti sulla base delle specifiche esigenze dei pazienti, da anni seguiamo tutte le innovazioni che riguardano la protesica delle articolazioni maggiori. Il miglioramento dei risultati passa infatti per un complesso di attenzioni al dettaglio che portano ad un percorso migliore per i pazienti. In particolare per raggiungere un recupero rapido dopo l’intervento attraverso innumerevoli miglioramenti eseguiamo: lezioni di preparazione preoperatoria con medici e fisioterapisti, preparazione medica del paziente per migliorare le condizioni di salute in anticipo, accurata pianificazione preoperatoria per personalizzare l’intervento su tipo di deformità del paziente, intervento rapido contenendo le perdite ematiche e minimizzando i traumatismi ai tessuti periarticolari, mobilizzazione precoce per prevenire le trombosi, uso di crioterapia avanzata, terapia del dolore con infiltrazioni perioperatorie e terapia multimodale.

La stampa 3d e la necessità di pianificare gli interventi in anticipo

Proprio nel senso della personalizzazione dell’impianto da tempo usiamo componenti protesiche stampate in 3d da polveri di titanio. Il vantaggio delle stampe 3d consiste nell’avere componenti protesiche monoblocco senza saldature o accoppiamenti di materiali diversi, in grado di favorire una fissazione e crescita dell’osso all’interno dell’impianto. Inoltre sulla base dell’esame TAC pre-operatorio è possibile eseguire una conformazione dell’impianto direttamente sul difetto osseo ottenendo come un sarto un abito su misura per il difetto osseo del paziente. Un ulteriore vantaggio viene dalla pianificazione pre-operatoria dell’impianto eseguita di norma su tutti i nostri pazienti e in particolare sulla spalla dove la procedura può essere guidata e navigata anche in sala operatoria.

Grazie dunque all’Istituto Clinico Humanitas di Milano Rozzano che con le qualità del professor Maurilio Marcacci portano alla ribalta la dovuta attenzione che tutti dobbiamo porre alla personalizzazione della chirurgia sul paziente, tema a noi estremamente caro. Un centro di eccellenza per la chirurgia Ortopedica moderna deve tenere conto di tutte le innovazioni tecnologiche che esistono per aiutare i pazienti a ottenere una guarigione più rapida e migliore.

La pianificazione TAC migliora l’accuratezza del posizionamento della protesi di spalla

Il posizionamento della protesi di spalla è cruciale per il corretto funzionamento e per la durata della protesi. La cosa più difficile per il chirurgo è stimare durante l’intervento come orientare e fissare le componenti della spalla per ottenere un posizionamento perfetto. Vediamo perchè il corretto posizionamento della protesi di spalla sia così cruciale e come possiamo aiutarci per migliorare l’accuratezza dell’impianto.

Posizionamento della protesi di spalla e durata dell’impianto

Perchè una protesi possa meccanicamente funzionare più a lungo possibile i carichi di lavoro devono essere ben distribuiti sull’impianto. Se i carichi non sono corretti, le forze si distribuiscono in maniera irregolare sull’impianto. Questo si riflette in un funzionamento alterato delle componenti protesiche che portano inevitabilmente ad un’usura delle componenti impiantate.

Un posizionamento alterato nella protesi anatomica di spalla può portare a fallimento precoce l’impianto

Nella protesi anatomica il punto debole dell’impianto è costituito dall’impianto scapolare. Se la protesi di superficie della scapola subisce carichi non perfettamente distribuiti si può verificare il cosiddetto effetto del cavallo a dondolo. Un carico asimmetrico infatti può far dondolare la componente protesica fino a mobilizzarla. Una mobilizzazione dell’impianto provoca dolore e spesso una glena mobilizzata può rendere necessario un intervento di sostituzione della protesi.

Un posizionamento alterato nella protesi inversa può portare una limitazione del movimento

La protesi inversa che viene messa quando i tendini della spalla sono irrecuperabili, basa il suo funzionamento sull’incastro preciso tra una sfera ed una coppa. Questo incastro rende stabile la spalla per funzionare con l’attivazione del deltoide. La spalla pertanto diventa molto vincolata. Ancora di più per garantire una funzione adeguata di questo vincolo il corretto posizionamento permette un’escursione maggiore della spalla. Il movimento sarà dunque più completo possibile a seconda di quanto preciso sarà il posizionamento della protesi a parità di condizioni precedenti l’intervento.

La pianificazione preoperatoria della protesi di spalla su radiografia

Il primo livello di pianificazione dell’intervento viene sempre eseguita su una radiografia normale. Con la radiografia capiamo il consumo della spalla, valutiamo le dimensioni dell’impianto e prevediamo il consumo dell’articolazione. Si tratta però di una valutazione insufficiente della spalla. Non è possibile capire dalla radiografia il consumo specialmente sulla scapola. Non si possono valutare gli angoli cruciali per l’impianto corretto. Pertanto si può affermare con sicurezza che una protesi di spalla non può essere impiantata correttamente con il solo ausilio della radiografia.

La pianificazione TAC fondamentale per il posizionamento della protesi di spalla

Essenziale dunque per studiare come impiantare la protesi uno studio che definisca esattamente lo stato dell’articolazione e che lo faccia in 3 dimensioni. La TAC a strato sottile è l’esame più accurato che permette una ricostruzione tridimensionale su più piani. Per prima cosa l’esame permette di classificare il consumo dell’articolazione. Il tipo di consumo orienta sulla tipologia migliore per l’impianto articolare. Poi ci permette di vedere gli assi normali della spalla: in particolare con questo esame possiamo prevedere come correggere l’articolazione per ottenere una migliore stabilità, funzione e durata dell’impianto. Non meno importante l’esame ci permette di valutare in anticipo le difficoltà: a volte infatti la scapola può essere troppo consumata o troppo piccola per ospitare adeguatamente l’impianto. Prevedendo le difficoltà possiamo fare arrivare strumenti o impianti particolari per colmare un difetto osseo per esempio.

Il futuro della pianificazione con la TAC della protesi di spalla

La pianificazione TAC per l’impianto della protesi di spalla apre un mondo di possibilità. Di fronte a danni molto estesi si possono ordinare materiali su misura. Infatti la TAC a strato sottile è come un’impronta per eseguire un calco plasmato sul difetto osseo. Come un capo di alta sartoria, la protesi può essere personalizzata e prodotta su misura sulla base del difetto osseo riscontrato nell’esame. Un modellino in plastica può essere manipolato e osservato dallo specialista prima dell’intervento per prepararsi alla chirurgia. Non solo. Con dei software molto accurati è possibile simulare il comportamento che avrà la protesi dopo essere stata impiantata e provare a migliorare il risultato cambiando dimensioni, altezze, modelli e posizionamenti degli impianti. Tutto ancora prima di operare.

La navigazione intra-operatoria per il posizionamento della protesi di spalla

L’ultima novità consiste nell’utilizzare le informazioni tridimensionali della TAC per valutare il corretto posizionamento dell’impianto durante l’intervento. Tutta la pianificazione viene trasferita in un computer di sala operatoria che con i suoi occhi e speciali sensori osserva quello che viene eseguito in sala operatoria guidando la mano del chirurgo. In tempo reale in chirurgo vede l’effetto dei suoi gesti sulla tac del paziente per ottenere il miglior posizionamento possibile su tutti i piani di lavoro.

In conclusione: la pianificazione pre-operatoria è fondamentale per ottenere risultati ottimali in chirurgia protesica di spalla. Nel mondo moderno una TAC è un irrinunciabile elemento per il corretto impianto di una protesi di spalla. A partire da questo esame si possono eseguire innumerevoli valutazioni fino ad arrivare ad un aiuto concreto durante l’intervento. Tutto al servizio dei nostri pazienti per ottenere risultati sempre migliori.

Bibliografia

J Bone Joint Surg Am. 2019 Mar 6;101(5):446-457. doi: 10.2106/JBJS.17.01614.
Accuracy of 3-Dimensional Planning, Implant Templating, and Patient-Specific Instrumentation in Anatomic Total Shoulder Arthroplasty.

J Shoulder Elbow Surg. 2011 Jan;20(1):21-6. doi: 10.1016/j.jse.2010.07.014.
Accuracy of placement of the glenoid component in reversed shoulder arthroplasty with and without navigation.

Infezioni protesi di spalla: come ridurre l’incidenza mediante l’uso di una crema locale

Una delle complicanze associate all’impianto di una protesi consiste nelle possibili infezioni nella protesi di spalla durante l’intervento. La nostra pelle infatti ospita dei batteri detti commensali che non ci fanno male, ma possono causare una malattia se penetrano in profondità. In particolare i batteri sono in grado di attaccarsi al metallo della protesi sviluppando delle difese che rendono inutili antibiotici e anticorpi del nostro sistema immunitario. In caso di infezione periprotesica purtroppo diventa necessario espiantare la protesi completamente per guarire l’infezione. Questo rappresenta una grave sconfitta per medico e paziente in quanto una protesi perfettamente funzionante deve essere tolta per guarire un’infezione.

Tecniche comuni per prevenire l’insorgenza di infezioni nelle protesi di spalla

Il principale trucco per abbassare il rischio di infezione è lavorare per ridurre il numero di batteri presenti. Dato che è impossibile eliminarli completamente, almeno ridurre al minimo la “carica” batterica è il massimo che si può fare. Esitono diversi metodi per farlo.

Strategia numero uno: i lavaggi pre-operatori

Prima di tutto il lavaggio con saponi a base di clorexidina riduce moltissimo il numero di stafilococchi. I lavaggi vanno ripetuti da 2-3 giorni prima dell’intervento per modulare la presenza di batteri patogeni. Per la spalla inoltre il principale sospettato è un batterio comune anche all’acne giovanile: il propyonibacterium o cutibacterum acnes. I lavaggi superficiali in questo caso sembra che non bastino in quanto il batterio si annida nelle ghiandole sebacee. L’uso di una crema topica usata per l’acne giovanile è stata studiata e può abbassare notevolmente il rischio di infezioni nelle protesi di spalla.

Strategia numero due: flussi laminari in sala operatoria

Le sale operatorie moderne sono attrezzate con flussi laminari di aria che portano lontano dalla sala operatoria i germi, garantendo un numero minimo di ricambi di aria. E’ come la vecchia sana abitudine di aprire le finestre in camera la mattina. Solo che per ovvie ragioni in sala operatoria si ottiene in una maniera controllata con aria filtrata che cambia numerosissime volte ogni ora. Allo stesso tempo il flusso di aria allontana i germi dal campo operatorio per ottenere una maggiore sterilità.

Strategia numero tre: uso di caschi in sala operatoria

Per fare in modo di non portare germi sul campo operatorio, oltre al normale uso di mascherine, utilizziamo della speciali tute con caschi da astronauta. Si tratta di un sistema ventilato che ci permette di essere sterili anche in testa. Il vantaggio è di una protezione maggiore per evitare di essere noi operatori a inquinare il campo operatorio e provocare quindi infezioni nelle protesi di spalla.

Strategia numero quattro: la profilassi antibiotica

Prima di inziare l’intervento e appena dopo vengono somministrate dosi di antibiotico in modo di rendere il più possibile inospitale l’ambiente per evenutali germi che dovessero contaminare la ferita durante l’intervento. Nella remota ipotesi dunque di un ingresso di batteri indesiderati l’ambiente risulta talmente inospitale da impedire infezioni della protesi di spalla.

Strategia numero cinque: uso di steri-drape

Durante la chirurgia sappiamo che l’origine più comune delle infezioni dipende da batteri presenti sulla pelle del paziente. Per questo usiamo una speciale plastica sterile che dopo la disinfezione viene applicata sulla pelle del paziente. E’ la plastica stessa che viene incisa per iniziare l’intervento in modo che mai gli strumenti o la protesi vengano a contatto con la pelle del paziente.

Il nemico principale della spalla: il Cutibacterium Acnes

Dato che nella spalla insieme allo stafilococco il principale batterio responsabile delle infezioni è lo stesso che causa l’acne giovanile, recenti studi hanno ipotizzato che un trattamento con gli stessi saponi in crema utilizzati nella lotta all’acne possano ridurre la contaminazione durante l’intervento.

Infezioni periprotesiche e protesi di spalla: la lotta necessaria

In conclusione il problema delle infezioni nelle protesi di spalla pur essendo molto raro, può comportare gravi problemi per i pazienti. Per questo una strategia estesa deve essere utilizzata per combattere più possibile questa evenienza. Nel nostro ospedale prendiamo seriamente il problema e adottiamo tutte le più moderne precauzioni per evitare che i nostri pazienti possano contrarre un’infezione.

Bibliografia:

Neer Award 2018: Benzoyl peroxide effectively decreases preoperative Cutibacterium acnes shoulder burden: a prospective randomized controlled trial. J Shoulder Elbow Surg. 2018 Sep;27(9):1539-1544. doi: 10.1016/j.jse.2018.06.012. Epub 2018 Jul 24.

Benzoyl peroxide and clindamycin topical skin preparation decreases Propionibacterium acnes colonization in shoulder arthroscopy. J Shoulder Elbow Surg. 2017 Jul;26(7):1190-1195. doi: 10.1016/j.jse.2017.03.003. Epub 2017 May 4.

Efficacy of topical benzoyl peroxide on the reduction of Propionibacterium acnes during shoulder surgery. J Shoulder Elbow Surg. 2015 Jul;24(7):995-1004. doi: 10.1016/j.jse.2015.04.003

Protesi senza dolore: si comincia prima dell’intervento

Quanto il dolore può influenzare i risultati dei nostri interventi? Davvero è solo la perfetta esecuzione dell’intervento a condizionare il risultato a distanza? Siamo certi che il progresso passi solo attraverso le nostre mani di chirurgo? Una protesi senza dolore è sicuramente il primo migliore passo per un recupero rapido dopo l’intervento.

Queste sono le tante domande che ci facciamo ogni giorno nel nostro modo di afforntare gli interventi chirurgici che eseguiamo sui nostri pazienti. In particolar modo gli interventi di protesi hanno bisogno di un controllo del dolore molto accurato per dare il risultato sperato.

Protesi senza dolore: quali sono i meccanismi in gioco

Il dolore innesca i suoi meccanismi nel momento stesso in cui l’intervento comincia. Il solo taglio dell’intervento provoca una reazione a catena di sostanze infiammatorie che trasmettono uno stimolo negativo al nostro cervello. Questo messaggio non viene ostacolato dalla semplice anestesia che ovviamente viene eseguita. Localmente i mediatori sono in grado di dare uno stimolo negativo anche se questo non arriva al cervello. Per questo si sono sviluppate strategie di blocco preventivo del dolore mediante una analgesia preventiva, detta “pre-emptive analgesia”.

Pre-emptive analgesia per il fast track dopo interventi di protesi

L’analgesia pre-operatoria per migliorare il recupero dopo interventi di protesi si basa su tre principali pilastri che bloccano il dolore ancora prima che l’insulto dell’intervento avvenga. Lo fanno su tre livelli diversi: sui recettori nervosi periferici, sul cervello, sulla liberazione locale di sostanze infiammatorie.

Analgesia preventiva negli interventi di protesi: il blocco dei nervi periferici

Esistono farmaci che sono nati per curare l’epilessia, ma che nella pratica clinica a dosaggio molto basso hanno mostrato di modulare l’attività nervosa periferica. Queste sostanze possono essere assunte preventivamente per “saldare i nervi” in modo che siano meno sensibili alla trasmissione del dolore.

Protesi che non causa dolore: uso di farmaci antidolorifici centrali

Il secondo livello di intervento è possibile proprio a livello del cervello per inibire all’origine la sensazione del dolore. Si usa un farmaco a basso effetto collaterale, noto come antipiretico a base di paracetamolo, per inibire in alto la sensazione di dolore.

Blocco dei fattori infiammatori a livello della ferita: pre-emptive analgesia antinfiammatoria

Ultimo livello di intervento è quello locale sui fattori infiammatori. Mentre nel passato non era possibile agire a questo livello in quanto si sarebbero alterati i fattori della coagulazione rendendo più facile il sanguinamento, la ricerca ci è venuta incontro. Attualmente esistono gli inibitori selettivi della COX 2 che bloccano l’infiammazione senza alterare la coagulazione.

Pre-empitve analgesia e fast track in chirurigia protesica: un elmo preventivo nei confronti del dolore

In conclusione il paziente ben preparato all’intervento di protesi parte con un netto vantaggio rispetto al paziente non preparato. Ha già un paracadute che lo protegge dal dolore. A tutto vantaggio non solo del fatto di avere un percorso meno problematico inizialmente, ma anche sicuramente un recupero a distanza molto più semplice.

In sostanza partire con poco dolore equivale ad avere aggirato il primo più grande ostacolo per il ritorno alla normalità.

Bibliografia

Curcuma come antinfiammatorio: mito o realtà?

Un viaggio intorno al ruolo antinfiammatorio della curcuma per le nostre articolazioni

Attorno alle proprietà terapeutiche di alcuni cibi c’è scritto di tutto. Di pozioni miracolose ne è pieno il web. Ma cosa c’è di vero riguardo la capacità di alcuni cibi di agire da veri e propri “farmaci” sul nostro corpo? Con questo articolo cominceranno una serie di “appuntamenti” sui miti o le realtà scientifiche di alcuni cibi e soprattutto sulla capacità di alcuni principi attivi di svolgere una attività antinfiammatoria nelle patologie articolari come l’artrosi.

Curcuma come antinfiammatorio e antiossidante

Cominciamo con una spezia divenuta molto popolare negli ultimi anni, non soltanto perché utilizzata nella cucina etnica, ma anche perché ha cominciato ad essere considerata un vero e proprio cibo funzionale: la Curcuma. Definita per anni lo zafferano dei poveri, già nella Medicina Ayurvedica era annoverata per le sue proprietà energetiche, antinfiammatorie e depurative. Ma cosa dice la scienza a riguardo? Esistono diversi studi che dimostrano la capacità della Curcuma di agire come antiossidante ed antinfiammatorio, oltre che come anti-diabetico ed anti-tumorale, questo grazie al suo principio attivo: la Curcumina. La Curcumina è un composto fenolico naturale, contenuto nella radice della pianta della curcuma, la cui azione farmacologica si esplica grazie alla capacità di questa molecola di ridurre non solo le citochine infiammatorie (come IL-1, IL-6, IL-8, TNF-alpha ed NF-kB) ma anche la produzione di Specie Reattive dell’Ossigeno.

Curcuma artrosi e pubblicazioni scientifiche

La letteratura scientifica è ricca di spunti riguardo la capacità dei curcuminoidi di migliorare la sintomatologia legata all’Osteoartrite. In questa patologia, causata sia da fattori genetici che ambientali, la cartilagine articolare si degrada a causa di processi infiammatori e stress ossidativo che vedono coinvolte citochine infiammatorie e metalloproteasi (MMPs), enzimi che degradano la matrice extracellulare. In diversi studi si è dimostrato che la curcumina è in grado di inibire l’azione di NF-KB e quella delle MMP nei condrociti umani, ovvero le cellule che compongono la cartilagine. Per di più pare che la Curcumina stimoli la produzione di Collagene di tipo II e di Glicosoaminoglicani, componenti della matrice extracellulare della cartilagine. Anche l’azione antinfiammatoria è ben documentata in letteratura, basti pensare che la Curcumina non solo è in grado di bloccare il funzionamento di ciclossigenasi e lipossigenasi, enzimi responsabili della cascata infiammatoria, ma riduce la produzione di radicali liberi nelle cellule della cartilagine umana.

Assorbimento della curcuma

Ma c’è un problema: diversi studi hanno dimostrato che la Curcumina è una molecola molto idrofobica e poco biodisponibile, questo significa che così com’è non viene assorbita ed assimilata in maniera adeguata dall’uomo, ecco perché esistono integratori con formulazioni specifiche che ne permettono una maggiore biodisponibilità.

Tuttavia esistono diversi modi per utilizzare al meglio la Curcuma in cucina ed assorbirne i principi attivi. Ecco a voi tre trucchetti da utilizzare per poter godere delle proprietà antinfiammatorie di questo alimento:

1. Una spolverata di pepe nero (ne basta davvero pochissimo) migliorerà l’assorbimento della curcumina. Secondo una ricerca la piperina contenuta nel pepe nero aiuta ad
aumentare del 154% la biodisponibilità della curcuma!
2. Poiché la curcumina è liposolubile, cioè si scioglie in sostanze grasse, il consiglio è quello di assumere la Curcuma mescolandola con olio extravergine di oliva oppure ghee o olio di cocco che forniranno un apporto adeguato di grassi per favorirne l’assorbimento
3. Riscaldare la curcuma mescolata al grasso per un massimo di 10-15 minuti permette di migliorarne l’assorbimento

Curcuma e artrosi: la ricetta antinfiammatoria

Volete una ricetta golosa, dall’azione antinfiammatoria e che faccia bene alle articolazioni? Riso rosso alla curcuma con verdure, facilissimo da fare e buonissimo da mangiare! Mettete a cuocere il riso ed aggiungete nell’acqua di cottura un cucchiaino di curcuma in polvere. Intanto tagliate le verdure che preferite a julienne mettetele a cuocere in padella con olio extravergine di oliva, curcuma, semi di sesamo e pepe e poco sale. Quando il riso sarà cotto, scolatelo e saltatelo 2 minuti in padella con le verdure (per un sapore super potete mantecare con una piccola quantità di ghee)!

Il controllo del dolore per le articolazioni: cominciamo a tavola

L’azione antinfiammatoria ed antiossidante è fondamentale per tenere sotto controllo il dolore nel paziente affetto da patologia articolare e la Curcuma è un ottimo antidolorifico naturale, se assunto nel modo giusto. Quindi Curcuma assolutamente promossa per il benessere articolare grazie alla presenza di Curcumina, ma attenzione a come la utilizzate in cucina! Piccoli accorgimenti vi aiuteranno a trarre il massimo beneficio dall’utilizzo di questa spezia preziosissima!

Le vostre articolazioni ed il vostro palato vi ringrazieranno!

 

Bibliografia

Reflections about osteoarthritis and Curcuma longa. Akuri MC et al., 2017 Parmacognosy

Review

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A current review of molecular mechanisms regarding osteoarthritis and pain. Lee AS et al.,

2013 Gene

Protesi di spalla senza stelo, valida alternativa?

La protesi di spalla rappresenta una realtà sempre più comune, visti gli ottimi risultati ottenuti con questo tipo di impianto. In tutti quei pazienti affetti da artrosi gleno-omerale, lesione massiva della cuffia dei rotatori o nei danni conseguenti ad artrite reumatoide, in cui la terapia fisica e farmacologica non ha dato esiti positivi, la sostituzione protesica rappresenta un’efficace soluzione. Esistono varie tipologie di impianti: dalla protesi anatomica all’endoprotesi, fino ad arrivare alla protesi inversa di spalla. A questo portafoglio già ricco si è aggiunta la possibilità di una protesi di spalla senza stelo.

Una protesi di spalla senza stelo è oggi possibile

Negli ultimi anni la vera novità è rappresentata dalla protesi di spalla senza stelo detta in inglese “stemless” in cui viene evitata l’invasione dell’osso nel canale omerale non impiantando uno stelo al suo interno. Questo tipo di impianto nasce proprio con l’idea di ottenere una minor invasività rispetto alle protesi tradizionali.

I vantaggi della protesi di spalla senza stelo

La protesi di spalla stemless è il risultato di anni di sviluppo e di perfezionamento degli impianti protesici. Obiettivo ottenere gli eccellenti risultati delle protesi tradizionali, aggiungendo alcuni vantaggi che possono fare la differenza in alcune categorie di persone.

Primo vantaggio: conservare più osso possibile

La protesi senza stelo non toglie se non una minima parte di osso dall’omero. Per l’ortopedico l’osso è la cosa più importante e preziosa. Permette un solido ancoraggio della protesi e preserva per il futuro una maggiore facilità per eventuali nuove procedure chirurgiche. Per citare un vantaggio tra tanti se ci dovesse essere una frattura per una caduta, ci sarebbe tutto lo spazio per eseguire una riparazione dell’osso come se non ci fosse alcuna protesi impiantata.

Secondo vantaggio: perdere meno sangue

Ogni volta che si lavora sull’osso avviene una perdita di sangue. Le ossa sono la sede della produzione delle cellule del sangue all’inizio della nostra vita, perdendo via via questa funzione nel corso della vita. Proprio per questo il canale centrale dell’osso risulta estremamente ricco di sangue. Ogni volta che lo apriamo avviene un sanguinamento inevitabile. La protesi di spalla senza stelo non apre il canale centrale dell’osso, per questo evita inutili sanguinamenti durante l’intervento.

Terzo vantaggio: maggiore facilità di eventuali revisioni

La protesi di spalla è un intervento sicuro e standardizzato, ma non è immune da fallimenti nel tempo. Due sono le ragioni del fallimento più comuni: una mobilizzazione della protesi dall’osso o nel caso della protesi anatomica un fallimento dei tendini della cuffia dei rotatori. Tutte le volte che un impianto fallisce, bisogna intervenire sostituendolo. Nelle protesi di spalla senza stelo stemless l’intervento è estremamente più facile. Oltretutto avere preservato l’osso rende estremamente più semplice avere una fissazione efficace della protesi da revisione.

Quarto vantaggio: ricostruzione nei casi difficili dopo fratture di omero

L’artrosi di spalla in alcuni casi può dipendere da esiti di frattura. Le fratture di omero sono frequenti nelle cadute delle persone anziane o negli incidenti stradali dei più giovani. In alcune circostanze si può decidere di non operare una frattura di omero lasciandola guarire così come è. Oppure si può ricorrere alla chirurgia per sistemare l’osso senza riuscire ad avere una ricostruzione identica all’osso normale. In questi casi l’osso pur guarendo rimane deformato dal trauma. Alcuni tipi di deformità non permettono di inserire una protesi di spalla tradizionale se non al prezzo di interventi estremamente invasivi e complessi. La protesi di spalla Stemless bypassa questo problema consentendo di essere impiantata anche in caso di gravi deformità ossee in seguito a traumi.

Chi può ricevere una protesi di spalla senza stelo?

La protesi di spalla stemless si fissa al posto della testa omerale consumata. La base del successo di questo impianto consiste nell’avere una buona fissazione iniziale e successivamente una completa integrazione nell’osso. Chiariamo questi due concetti.

Protesi di spalla senza stelo: per l’impianto la qualità dell’osso conta molto

L’osso omerale tende con gli anni come tutte le altre ossa a perdere minerali. Fortunatamente è ormai conoscenza comune quali siano i danni dell’osteoporosi sulla consistenza delle ossa. Una corretta prevenzione e l’uso appropriato di farmaci possono prevenire la fragilità ossea causata dall’osteoporosi. Quando ci si trovi di fronte a pazienti con osteoporosi, la scarsa qualità ossea non permette di poter utilizzare questo tipo di impianto. Dato che può essere difficile prevedere con esattezza quale sia la qualità dell’osso prima dell’intervento chirurgico, in sala operatoria abbiamo sempre entrambe le soluzioni di protesi di spalla con e senza stelo in modo da non avere alcuna difficoltà a portare a termine l’intervento.

L’integrazione della protesi senza stelo nell’osso

Il secondo segreto del successo è che dopo l’impianto in un osso solido la protesi possa integrarsi. L’integrazione consiste nella possibilità che l’osso possa crescere all’interno della superficie della protesi. Si tratta di un processo reso possibile dalla tecnologia dei materiali. Di fatto la protesi è costituita da materiali porosi molto simili all’osso. La crescite di osso vivo all’interno della protesi di spalla senza stelo è il segreto della sua durata nel tempo.

Protesi di spalla senza stelo: è un intervento per tutti?

La protesi di spalla stemless è sicuramente una realtà da cui non si può prescindere in una moderna chirurgia della spalla. Gli innegabili vantaggi, sotto molteplici punti di vista, la rendono la prima scelta in tutti i casi di artrosi di spalla in cui sia tecnicamente possibile impiantarla.

L’opportunità di questo impianto va comunque valutata caso per caso. La conferma sulla possibilità dell’impianto è demandata sempre e comunque ad una valutazione durante l’intervento chirurgico dopo aver accertato la qualità dell’osso in cui la protesi viene impiantata.

Ritorno alla vita quotidiana dopo una protesi di spalla

La ripresa delle attività quotidiane può essere variabile da soggetto a soggetto. Nella fase post- operatoria viene posizionato un tutore di spalla con cuscino a 15°, rimuovendolo solo per eseguire esercizi di mobilizzazione auto-assistita da sdraiati sul piano scapolare, oltre a movimenti attivi del gomito, del polso e della mano. Il tutore si mantiene circa un mese. Poi cominciano esercizi autogestiti più intensi e un protocollo di recupero della forza con un fisioterapista.

 

Riabilitazione protesi inversa di spalla: una strada così difficile?

Molto spesso in ambulatorio si incontrano pazienti che non riescono più ad avere una qualità della vita normale per via di una lesione irreparabile della cuffia dei rotatori finita in artrosi. Ma quello che allontana il paziente dalla chirurgia è il pensiero che la riabilitazione nella protesi inversa di spalla sia troppo difficile da affrontare. Sbagliato, vediamo perchè.

In questo articolo:

Riabilitazione protesi inversa di spalla: si comincia prima di operarsi

Una buona riabilitazione nella protesi inversa della spalla comincia nella pianificazione dell’intervento. Non tutti i casi sono uguali e non tutte le spalle meritano la stessa protesi. Sul mercato esistono molteplici varianti e ogni variante prevede diverse opzioni studiate dagli ingegneri e dagli ortopedici per permettere una spalla sempre più simile ad una spalla normale. Per scegliere le opzioni corrette a volte basta prevedere i problemi conoscendo come sia cambiata l’anatomia della spalla.

Pianificazione pre-operatora per la protesi inversa della spalla

La pianificazione prima di operarsi deve prevedere uno studio TAC con ricostruzioni personalizzate su tutti i piani, meglio se tridimensionali. Studiare come è fatta la spalla con una radiografia non è sufficiente. Immaginare la scapola durante la chirurgica non è praticabile a meno di spalle standard. Se non si esegue una tac pre-operatoria non si può escludere che la scapola sia alterata nella sua forma. E la riabilitazione di una protesi inversa di spalla può diventare un inferno se non si correggono i danni causati dall’artrosi nella spalla.

In sala operatoria: mininvasività per una facile riabilitazione

Un fatto che ci sta molto a cuore nel gruppo di chirurgiarticolare del nostro ospedale è migliorare il recupero dei nostri pazienti. Questo passa attraverso un concetto moderno di mini-invasività che non riguarda più l’incisione della pelle, ma una miriade di fattori che migliorano i nostri risultati. Rispetto dei tessuti. Terapia per il dolore. Tempi brevi di chirurgia. Tutto questo ha cambiato in più di 50 step quello che noi facciamo ogni giorno. E questo si riflette anche sulla riabilitazione di una protesi inversa di spalla semplificandola.

Mobilizzazione precoce come segreto per la riabilitazione

Intervento significa accedere chirurgicamente alla spalla. L’accesso provoca immancabilmente sanguinamento. Il sangue è la nostra colla. Fondamentale per guarire le ferite. Controproducente per sigillare il movimento. Come fare a conciliare guarigione con riabilitazione di una protesi inversa di spalla. E’ necessario muovere subito. Se la tecnica chirurgica è corretta è possibile farlo. Da subito. Piccoli movimenti delicati auto-assistiti sono la chiave del successo. Un movimento delicato e continuo permette alla spalla di guarire senza che i piani del movimento si sigillino l’uno sull’altro.

Immobilizzazione dopo protesi inversa di spalla

L’immobilizzazione sarà dunque necessaria con un tutore, ma non sarà assoluta in quanto la riabilitazione prevede di togliere il tutore 3 volte al giorno per poter eseguire semplici esercizi autogestiti per non bloccare completamente il movimento. Eccetto che per gli esercizi un tutore verrà indossato per un mese per favorire la guarigione.

Riabilitazione protesi inversa di spalla: più facile se si parte con il piede giusto

Si capisce facilmente che alla rimozione del tutore la spalla sarà già sufficientemente elastica per affrontare gli esercizi della seconda fase di movimento che prevederà un recupero anche delle rotazioni. Anche la seconda fase potrà essere autogestita se la prima sarà stata svolta correttamente. Un fisioterapista sarà necessario, ma solo dopo il recupero del movimento completo. Generalmente in 2-3 mesi dall’intervento la protesi inversa è già in grado di svolgere tutte le attività della vita quotidiana senza dolore. Un articolo sul recupero dopo protesi di spalla è presente sul nostro sito.

Riassumendo

La protesi inversa della spalla è un intervento sicuro che se reso necessario da un’artrosi importante può essere la soluzione ideale per il paziente. Una riabilitazione di protesi inversa di spalla è un percorso facile, spesso possibile in completa autonomia, affiancato da un rinforzo muscolare con un fisioterapista nelle fasi finali. Tutte le persone anche anziane possono con facilità affrontare tutti i passi della riabilitazione che non devono spaventare nell’intraprendere la scelta di operarsi.

Miglior ortopedico della spalla: la tecnologia ci aiuta?

Cosa deve fare il chirurgo ortopedico per diventare il miglior ortopedico della spalla? Oltre allo studio, alla dedizione. Anche più che lavorare in un team di specialisti affiatati. Oltre a girare il mondo per imparare dai migliori ortopedici della spalla? Forse una mano può arrivare anche dalla tecnologia. Vediamo come.

Obiettivo: essere il miglior ortopedico specialista della spalla

Non esageriamo. Ma al passo con i tempi sì. E a volte la tecnica chirurgica migliore non basta. Sono casi estremi sono d’accordo. Ma proprio la dedizione per i casi estremi rende migliore l’ortopedico specialista della spalla, per inseguire sempre nuovi obiettivi. Ma se sulla ricostruzione dei tendini della cuffia dei rotatori la frontiera è il transfer di trapezio e la microchirurgia dei trasferimenti muscolo-tendinei, sulla protesi cosa rende migliore l’ortopedico specialista della spalla?

Come si definisce il Chirurgo Ortopedico della Spalla?

Chiunque abbia un problema specifico di questa articolazione, ricerca un chirurgo ortopedico che sia specialista proprio della spalla. Ma come si fa a capire se un ortopedico è un chirurgo dedicato della spalla? I metodi sono molti.

Avere avuto come maestri grandi chirurghi della spalla

Prima di tutto il medico deve avere avuto dei maestri che a loro volta siano stati specialisti di questa articolazione. Infatti la medicina in genere e la chirurgia nello specifico sono delle arti manuali basate sull’esperienza. Avere avuto nella vita professionale un lungo contatto con medici che ti abbiano fatto scuola su questa articolazione è fondamentale.

Avere investito sulla chirurgia della spalla: molta formazione in più centri internazionali

Dopo i mastri serve la dedizione. Il chirurgo ortopedico specialista della spalla può diventare un ortopedico migliore confrontandosi con persone che hanno fatto di questa articolazione la loro professione. Girare il mondo apre la mente su più modi per affrontare lo stesso problema. Il confronto è una vera opportunità per la crescita e diventare un migliore ortopedico della spalla.

Cosa fanno i migliori chirurghi della spalla in Italia?

Eseguono un gran numero di interventi di chirurgia ortopedica della spalla

Dopo la formazione viene la pratica. Perché solo la pratica perfetti rende perfetti. La pratica affina la manualità del chirurgo ortopedico specialista della spalla. La rivalutazione dei risultati poi continua a migliorare quello che si fa per i propri pazienti costruendo un metodo basato sulla scienza e adattato alla propria specifica realtà.

Conoscono la tecnica chirurgica protesi di spalla

Certo la tecnica è fondamentale. La settimana passata al corso di istruzione a cui hanno insegnato i migliori ortopedici della spalla, mi è stato assegnato come argomento proprio l’esposizione dell’articolazione. E’ per me un punto fermo: rispettare i tessuti per migliorare il risultato nella chirurgia. Ma a volte il rispetto dei tessuti inteso come la nuova mini-invasività chirurgica non basta.

Sanno che le gravi usure della scapola rendono difficile l’impianto di una protesi di spalla

Spesso anche il miglior ortopedico della spalla non può fare nulla di fronte ad un grave deficit osseo della glena. La protesi di spalla infatti deve stabilmente fissarsi all’osso per durare nel tempo. E se l’osso diventa carta velina come fare ad agganciarsi? A volte anche il miglior chirurgo della spalla deve arrendersi. E’ necessario un cambio di paradigma.

Adattare la chirurgia al paziente e non il paziente alla chirurgia

Me lo hanno insegnato i migliori ortopedici italiani: Riccardo Minola, Alex Castagna, Giuseppe Porcellini, Giovanni Di Giacomo. Senza parlare dei migliori centri di chirurgia di spalla al mondo che ho avuto l’onore di frequentare: Gilles Walch, Laurent Lafosse, Jeff Dugas, Bassem Elhassan. Tutti mi hanno invitato più a cercare di adattare la chirurgia al paziente rispetto che il paziente alla chirurgia. Se gli impianti tradizionali possono essere considerati adeguati per il 90% dei pazienti, è nell’ultimo 10% che si vede la differenza tra un ortopedico specialista della spalla e il miglior ortopedico della spalla. Il miglior ortopedico della spalla deve sapersi adeguare al paziente offrendo strumenti all’avanguardia per risolvere condizioni diverse da quelle normali.

La pianificazione da parte dell’ortopedico specialista della spalla per prevedere i casi estremi

I casi estremi, pur rari, sono difficilissimi da prevedere sulla sola base della radiografia. Al giorno d’oggi un ortopedico specialista di spalla non può prescindere da una valutazione TAC preoperatoria. A Lione, Gilles Walch non è mai entrato in sala operatoria senza una pianificazione TAC dell’intervento. Proprio pianificando ci si rende conto tridimensionalmente delle condizioni della spalla. Troppo spesso vedo operare in Italia con solo radiografie mal eseguite e senza nessuna pianificazione. Troppo spesso vedo chirurghi trovarsi in difficoltà. I chirurghi della spalla che vogliono essere migliori devono prevedere e non farsi trovare impreparati.

Protesi personalizzate per i casi più gravi

E se le condizioni non consentono nemmeno al miglior ortopedico della spalla di trovare una soluzione adatta con un impianto tradizionale, allora c’è la possibilità di produrre protesi su misura. E in questo caso sulla base della tac tridimensionale si possono stampare le protesi. E la stampa può avere tutte le forme che desideriamo, senza saldature, con la forma microscopica e il modulo elastico il più simile possibile all’osso normale.

In un video ho cercato di far capire cosa significhi la protesi personalizzata con stampa 3D.

Forse non sarà tutto, ma quando tutto il resto c’è, è proprio la tecnologia che può rendere un buon ortopedico, il miglior ortopedico della spalla.

La conclusione è: il miglior medico ortopedico specialista della spalla é il risultato di molti fattori

Uno specialista ortopedico di chirurgia della spalla diventa il migliore se dà ai propri pazienti una risposta adeguata su molteplici fronti. La conoscenza dell’articolazione della spalla deve essere estesa a molteplici fronti includendo anche una formazione su patologie rare e migliorando la propria capacità  manuale con il contributo dato dalla tecnologia.

Come scegliere il miglior ortopedico per il nostro problema?

Alla fine del discorso rimane il problema pratico: come faccio a scegliere un ortopedico che sia il migliore per me e per risolvere il mio problema? Ovviamente non esiste un medico che sia migliore in assoluto, ma possiamo quanto meno ridurre il campo a 2 o 3 specialisti, andare a consultarli con una visita e a parità di condizioni scegliere quello con cui a pelle ci siamo trovati meglio. Per ridurre la lista consiglio di seguire questo metodo.

migliore ortopeedico

In che ospedale lavora il medico?

L’ospedale dove scegliamo di operarci è un primo importante tassello che guida la nostra scelta. Un centro di riferimento è fondamentale per la chirurgia maggiore che in ortopedia riguarda gli interventi di protesi. Infatti i centri con maggiore volume sono quelli che hanno i tassi di infezione e di complicanze in genere più bassi rispetto alla media. In Italia esiste un ente che seleziona gli ospedali “Best Performer” sulla base di parametri oggettivi. Potete approfondire i dati sul nostro ospedale in questo articolo.

Recentemente inoltre la clinica IFCA Villa Ulivella di Firenze è diventato centro ICAR, ovvero un centro di chirurgia ricostruttiva complessa in chirurgia protesica. Ulteriore garanzia per trovare al suo interno i migliori specialisti di chirurgia protesica delle articolazioni.

Il medico si occupa specificamente del mio problema?

Il miglior ortopedico per fare una protesi è un chirurgo ricostruttivo delle articolazioni. Prima di scegliere dove operare una spalla bisogna verificare che il medico chirurgo ortopedico abbia avuto una formazione specifica in questo. Verificare dunque il curriculum su internet è un buon primo passo per capire se il medico si aggiorna e segue in primo piano i problemi di questa articolazione. Un completamento formativo con Fellowship all’estero è un’ottima garanzia di qualità.

Cercate raccomandazioni per capire quale sia il chirurgo ortopedico migliore

Il vostro medico di famiglia, un fisioterapista, amici o parenti che si sono già operati. Tutti questi sono elementi che vi possono fare capire se avete scelto il miglior chirurgo ortopedico per la vostra spalla. Se non conoscete nessuno esiste la possibilità di guardare se ci sono recensioni su internet di chi ha già seguito un percorso di cure prima di voi. Non è tutto ma sicuramente è una buona partenza per capire con chi avete a che fare.

Chirurgiarticolare.it ha anche un canale Youtube in cui pubblica video divulgativi sulle più comuni patologie ortopediche. In questo modo potete conoscere il dottor Castellani e capire se vi ispira la fiducia necessaria per intraprendere un percorso di cure con lui.

Conoscete voi stessi: qual é il miglior ortopedico per me?

A volte ci sono dei criteri di scelta che sono del tutto personali. Qualcuno può preferire una dottoressa, altri un dottore. Qualcuno preferisce un medico di poche parole, altri preferiscono un ortopedico empatico e chiacchierone. Vi piace discutere e conoscere ogni opzione terapeutica oppure preferite un medico che agisce senza perdersi nelle spiegazioni? Queste scelte sono molto personali e dovete tenerne conto nelle vostre decisioni.

Fate una visita ortopedica con chi avete scelto

Durante una visita medica potete prima di tutto rendervi conto se volete affidarvi o meno al medico che avete scelto. Si tratta prima di tutto di una sensazione a pelle. Oltretutto durante la visita potete fare delle domande per capire le possibilità di successo e le possibili complicanze della chirurgia. Il miglior chirurgo ortopedico non si tirerà mai indietro nelle spiegazioni che riguardano i benefici ma anche i problemi che possono conseguire alla chirurgia.

Scegliete un chirurgo che sia puntuale nel rispettare l’orario del vostro appuntamento

A tutti può capitare di avere un ritardo perché in medicina ogni paziente ha bisogno del suo tempo. Se però tutte le volte che andate dal vostro ortopedico dovete attendere oltre mezz’ora rispetto all’appuntamento pianificato qui c’è un problema di organizzazione che deve essere affrontato. Un medico disorganizzato nelle visite sarà un chirurgo disorganizzato in sala operatoria.

Verificate la vostra copertura assicurativa

Controllate se il vostro medico ortopedico è il migliore per la vostra assicurazione. Infatti le assicurazioni sanitarie (Unisalute, Fasdac, Fasi, Caspie, Generali, Allianz, ecc) stipulano delle vere e proprie convenzioni con le cliniche e con gli specialisti ortopedici. Se avete una polizza assicurativa farà per voi una grossa differenza se l’ortopedico è convenzionato con la vostra assicurazione.

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Si possono porre brevi quesiti medici e il Dottor Castellani risponderà alle tue domande prima della visita medica.