Sindrome da impingement: dolore alla spalla e postura

Spesso dopo una attività fisica non abituale, insorgono sintomi dolorosi a carico della spalla. Questo può essere dovuto alla sindrome da impingement. La sindrome da impingement colpisce molti più pazienti di quanti si pensi ed è dovuta sia a cause strutturali sia ad una cattiva postura. Approfondiamo cause e trattamenti di questo comune problema.

Definizione di sindrome da impingement

La sindrome da impingement detta anche conflitto sotto-acromiale è una situazione di attrito che si genera tra i tendini della cuffia dei rotatori e la scapola. Una struttura morbida e delicata come il tendine viene impropriamente sollecitata da una struttura dura e rugosa come l’osso. Un restringimento dello spazio tendine osso avviene normalmente in tutti i movimenti sopra il livello delle spalle, ma in alcune condizioni questo attrito può aumentare in maniera importante provocando dolore e usura tendinea.

Come mai dopo aver praticato un po’ di sport nel weekend, avverto dolore alla spalla?

Questa sintomatologia è molto più frequente di quanto si pensi ed è dovuta ad una situazione di “conflitto” all’interno dell’articolazione della spalla. Clinicamente si chiama “impingement” o “sindrome da conflitto” e può avere moltissime cause.

Da cosa è causata la sindrome da impingement?

Il dolore che si manifesta quando si muove la spalla verso l’alto è dovuto ad uno schiacciamento dei tendini e di altre strutture nello spazio articolare a loro dedicato.

Perché avviene la sindrome da impingement?

La sindrome da “impingement” può manifestarsi in soggetti che compiono numerosi movimenti ripetuti, sia per il loro lavoro che per la loro attività sportiva (imbianchini, persone che mobilitano carichi, nuotatori, pallavolisti, cestisti ecc.) ma anche in soggetti che svolgono un lavoro più statico (ad esempio chi lavora a computer tutto il giorno o svolge un lavoro da scrivania. Per saperne di più ecco le 5 cose da sapere per chi lavora al computer.)

Perché alcuni hanno dolore ed altri no?

La sindrome da impingement si manifesta soprattutto in soggetti con una cattiva postura, ovvero che fanno fatica a controllare la posizione delle proprie scapole e della parte alta della loro schiena e che spesso hanno il capo protratto in avanti. Se le spalle sono protratte in avanti e la schiena si flette formando quasi una gobba – quella che in clinica viene definita cifosi dorsale -, lo spazio per i tendini e le altre strutture articolari si riduce causando dolore e sofferenza ogni volta che si solleva il braccio, a maggior ragione se questa non è una attività abituale, ma viene praticata solo sporadicamente (1-2 volte/settimana).

Come fare a prevenire la sindrome da impingement?

Provare a sollevare un braccio verso l’alto mentre siamo tutti ingobbiti su una sedia, non ci permette di raggiungere il punto più alto sopra alla nostra testa e questo può, in alcuni casi, essere anche doloroso. Se invece proviamo a sederci con la schiena dritta, portare le scapole bene indietro e in basso appiattendole contro lo schienale e riproviamo a raggiungere l’obiettivo…ecco fatto! La spalla è molto più libera di muoversi.

Per evitare la sindrome da impingement è sufficiente correggere solo la postura?

Quante volte ci siamo sentiti dire “Stai su dritto!”, “Non ti ingobbire!”, “Petto in fuori!” ma ecco che dopo qualche minuto – se non addirittura secondo – siamo già nella stessa posizione di prima, quella sbagliata. Allora come fare? È impossibile avere una postura perfetta per tutto il corso della nostra giornata.

Una strategia efficace per migliorare la postura e prevenire la sindrome da impingement:

La soluzione è la combinazione tra una corretta mobilità della spina dorsale e delle scapole con un sistema muscolare efficiente in grado di sostenerci e di lavorare per noi. Se educhiamo i nostri muscoli a mantenere autonomamente un atteggiamento corretto, potremo dedicarci ad altro senza incorrere in vizi posturali.

Ma allora come fare?

Come prima strategia, si consiglia di mettere un piccolo post-it con una faccina sorridente in una zona dove lo sguardo cade di frequente durante l’attività lavorativa: ogni volta che gli occhi incontrano la faccina sorridente, si può provare a correggere un pochino la propria postura fino a che questo non diventerà automatico; inoltre è importante rivolgersi ad un esperto per una valutazione della propria spalla e per apprendere le migliori soluzioni per migliorarne lo stato di salute. Inoltre, per approfondire l’argomento ecco i 5 segreti per garantire la salute della propria spalla.

Ref:

  1. Jeremy S. Lewis, PT, PhD1, Christine Wright, BSc (Hons)2, Ann Green, MSc3, Subacromial Impingement Syndrome: The Effect of Changing Posture on Shoulder Range of Movement. Journal of Orthopaedic & Sports Physical Therapy, 2005 Volume:35 Issue:2 Pages:72–87
  2. Moezy A, Sepehrifar S, Solaymani Dodaran M. The Effects of Scapular Stabilization Based Exercise Therapy on Pain, Posture, Flexibility and Shoulder Mobility in Patients with Shoulder Impingement Syndrome: A Controlled Randomized Clinical Trial. Med J Islam Repub Iran 2014 (27 August). Vol. 28:87.

La scapola alata: un grande ingannatore della spalla

La scapola alata è una condizione clinica determinata da una debolezza dei muscoli stabilizzatori della scapola.

Dato che la scapola è un osso piatto sospeso alla parete toracica mediante l’azione dei muscoli, un difetto della loro contrazione determina a vario grado un movimento alterato a questo livello. La scapola alata è dunque un problema legato ad una discinesia scapolo toracica o in alcuni fortunatamente rari casi alla paralisi dei muscoli deputati alla sua stabilità.

Anatomia dei muscoli stabilizzatori della scapola

La stabilità della scapola è legata all’azione di un gruppo di muscoli che sono il dentato anteriore, il trapezio, l’elevatore della scapola, il romboide maggiore e minore.

La paralisi del dentato anteriore

La causa più frequente di scapola alata dipende da un danno del dentato anteriore che origina dalla gabbia toracica e si inserisce all’apice della scapola sul bordo mediale. La sua azione ruota verso l’alto la parte inferiore della scapola nel movimento del sollevamento del braccio. Una sua paralisi determina quindi una scapola alata mediale con rotazione interna dell’apice della scapola.

La paralisi del trapezio

Il trapezio è un altro fondamentale stabilizzatore della scapola che origina dalla colonna vertebrale e si inserisce sulla spina della scapola con un’azione di elevare, retrarre e ruotare la scapola. Una paralisi del trapezio è generalmente iatrogena per danni al nervo accessorio spinale. Si tratta spesso di interventi di dissezioni del collo ed ha come effetto una scapola alata laterale con caduta della spalla e sporgenza laterale dell’angolo della scapola nei tentativi di elevazione del braccio.

Il meccanismo del danno che porta ad una scapola alata

I danni che possono causare una scapola alata possono ricondursi a differenti tipologie:

  • danno da trazione o compressione di un nervo
  • un danno iatrogeno legato ad interventi chirurgici (generalmente chirurgia del collo o del torace per tumori)
  • lesioni atraumatiche.

Danni sul nervo toracico lungo

Sono la più comune causa di problemi negli sportivi, specialmente in baseball, tennis, pallavolo e sport da lancio. Danni chirurgici riguardano generalmente procedure sul torace come asportazione di coste, chirurgia della mammella con svuotamento ascellare, trattamenti di pneumotorace oppure danni da anestesia plessica.

Danni sul nervo accessorio spinale

Una biopsia linfonodale o dissezioni del collo sono la causa più comune di danno all’accessorio spinale che provoca paralisi di trapezio.

Cause atraumatiche

Sono state descritte forme associata a malformazione di Arnold Chiari I, Sindrome di Guillain-Barré, LES, infezioni da polio virus o malattia di Lyme.

La scapola alata come grande ingannatore della spalla

Dato che la corretta funzione della spalla vive sul buon movimento della scapola, la mancata attenzione a questi deficit funzionali può fare mal interpretare il problema. Spesso infatti pazienti con una scapola alata vengono trattati per i più disparati problemi di spalla: lesioni della cuffia dei rotatori, riparazione di legamenti per instabilità, acromionplastiche e molto altro.

Il trattamento della scapola alata

Il primo trattamento della scapola alata è certamente la riabiltazione. Nel caso in cui si sospetti un danno chirurgico diretto ad un nervo sono possibili interventi di neurochirurgia per la riparazione del nervo lesionato, che devono però essere eseguiti il prima possibile.

Un corretto protocollo riabilitativo per rinforzare i muscoli indeboliti è di successo nella maggior parte dei casi. Quando il trattamento conservativo fallisce esistono alcune possibilità chirurgiche che consistono in trasferimenti muscolo tendinei per compensare alla funzione persa. Sono stati proposti per il dentato anteriore il transfer del capo sternale del muscolo pettorale, per la paralisi di trapezio l’intervento di Eden Lange modificato da Elhassan.

Nei casi che non rispondono nemmeno alla chirurgia dei transfer muscolo tendinei è possibile eseguire una fusione scapolo toracica. Nel nostro centro eseguiamo i transfer muscolo tendinei più avanzati nella risoluzione delle lesioni irreparabili della cuffia dei rotatori e anche per supplire alla paralisi di trapezio e dentato anteriore.

Paralisi di trapezio in esiti di chirurgia per tumori al collo

Una patologia rara causata da interventi demolitivi al collo può portare a un problema della spalla dovuto alla mancanza di controllo del movimento della scapola. Vediamo nel dettaglio quando può avvenire una paralisi di trapezio e quali sono le possibilità di cura di questo problema.

Paralisi di trapezio quali sono le cause

Il trapezio è un grande muscolo della schiena responsabile di mantenere la scapola attaccata al torace durante i movimenti di sollevamento della scapola. Raramente può succedere che la funzione di questo muscolo sia deficitaria. La causa più comune è la conseguenza di interventi invasivi a livello del collo. Per esempio asportazioni linfonodali estese del collo in seguito a interventi invasivi per tumori della tiroide. Qualche volta anche una biopsia di un linfonodo del collo può causare un danno di questo tipo.

Paralisi di trapezio da danno al nervo accessorio spinale

Il motivo apparentemente incomprensibile di un danno alla scapola causato da una chirurgia del collo risulta chiaro se capiamo chi comanda al trapezio di contrarsi. Ogni muscolo per contrarsi ha bisogno di uno stimolo nervoso. Ogni muscolo lo riceve da un nervo diverso. La particolarità del trapezio è che riceve lo stimolo a contrarsi da un nervo cranico che si chiama nervo accessorio spinale che passa attraverso il collo prima di recarsi alla schiena.

Conseguenze di una paralisi di trapezio sul movimento della spalla

Un malfunzionamento del trapezio provoca un’alterazione della posizione della scapola sia statico sia dinamico. La parte superiore eleva la scapola, la parte media e inferiore avvicina la scapola alla colonna vertebrale limitandone la traslazione anteriore nei movimenti di allontanamento o sollevamento del braccio. Il coordinamento delle tre porzioni muscolari del trapezio determina in pratica la rotazione superiore della scapola che permette il sollevamento del braccio. Nel tentativo di sollevare la spalla, la scapola sfugge in avanti e non è in grado di permettere l’elevazione del braccio.

Paralisi di trapezio: difficoltà della diagnosi

Spesso questa patologia è difficilmente riconosciuta. I motivi sono molti. In una fase inizale i disturbi possono essere modesti. Inoltre se non si visita con attenzione la spalla del paziente, può essere difficile riconoscere le alterazioni dello scorrimento della scapola. Talvolta poi l’azione del trapezio medio e superiore possono essere compensate dall’azione di romboide ed elevatore della scapola.

Il segno dello “scapular flip” nella diagnosi della paralisi di trapezio

Uno dei test che può aiutare è valutare la posizione della scapola contrastando la rotazione esterna. Se il bordo della scapola si solleva questo è un segno positivo di un possibile danno del nervo accessorio spinale e conseguente alterazione della funzione del trapezio.

La storia di interventi chirurgici al collo è il primo fattore di rischio per la paralisi di trapezio

La prima cosa da indagare resta la presenza di un approccio esteso al collo per la chirurgia. Generalmente si tratta di dissezioni chirurgiche del collo legate ad una patologia tumorale della tiroide con svutoamento dei linfonodi. Più del 90% dei casi sono associati a tale chirurgia incluse le biopsie linfonodali e asportazione di tumori del collo.

L’elettromiografia per la diagnosi delle paralisi di trapezio per un danno del nervo accessorio spinale

L’elettromiografia è un test accurato per riconoscere dei danni al nervo accessorio spinale che si traducono in una paralisi di trapezio. Spesso però questo esame può dare falsi negativi, cioè può dire che va tutto bene senza che invece sia così. Questo succede perché il trapezio diventa estremamente sottile in questo genere di pazienti proprio perché non viene stimolato dal nervo. Pertanto l’ago dell’elettromiografia che viene usato per diagnosticare una perdita di attività muscolare può trapassare il trapezio e registrare l’attività dei muscoli sottostanti che sono normali. Più della metà dei casi possono avere una elettromiografia normale nonostante il grave danno sul trapezio. Inoltre l’EMG non deve essere eseguita troppo precocemente e deve indagare specificamente il nervo accessorio spinale per poter trovare l’origine della paralisi di trapezio.

Paralisi di trapezio: quale trattamento?

Il primo approccio al trattamento è sicuramente conservativo. Normalmente un grande numero di lesioni incomplete da stiramento del nervo accessorio spinale recuperano spontaneamente in 6-12 mesi. Nel caso di lesioni che non recuperano con la riabilitazione rimane la possibilità di un trasferimento muscolo-tendineo. In pratica si può spostare dei muscoli che sono sani a fare il lavoro del trapezio che non funziona più.

Transfer muscolo-tendineo di Eden-Lange

E’ un trasferimento nato nella prima metà del XX secolo che prevede il trasferimento di elevatore della scapola associato a romboide maggiore e minore. Pur essendo stata un’intuizione molto buona, questo transfer ha il limite di non riuscire a riprodurre il momento di forze sufficiente per recuperare l’azione di un trapezio normale. Infatti il trapezio sviluppa un momento torcente in extra-rotazione impossibile da riprodurre in questo modo, diventando invece un rotatore interno.

Il triplo transfer modificato di Elhassan

Per risolvere questo problema l’intervento è stato modificato pubblicandone i risultati nel 2015 da Elhassan.

triplo transfer trapezio

In sostanza gli stessi muscoli vengono trasferiti, ma con una reinserzione più simile al trapezio che deve essere sostituito.

I risultati pubblicati mostrano in maniera incoraggiante come questa modifica di tecnica possa tradursi in un migliore risultato per il paziente.

Paralisi di trapezio per danno al nervo accessorio spinale: quando operarsi?

Il danno del nervo accessorio spinale spesso secondario ad interventi di svuotamento linfonodale del collo per tumori di solito alla tiroide, può riflettersi in uno scompenso completo dei movimenti della scapola. Se un trattamento conservativo riabilitativo può essere tentato per 6 mesi o anche 1 anno assecondando il potenziale di recupero delle lesioni incomplete. Quando il trattametno conservativo fallisce l’intervento di triplo transfer (Eden Lange modificato da Elhassan) possono essere un’opzione prima di trattamenti più invasivi.

 

Approfondimenti:

Tecnica chirurgica e risultati dell’intervento di Triplo Transfer

Cambio di mentalità sui transfer muscolo tendinei alla Mayo Clinic

Spalla sana: 5 segreti per mantenerla

Una spalla sana è una condizione impagabile per la nostra qualità di vita. Spesso è solo la percezione del dolore che ci fa realizzare quanto sia importante la corretta funzione di un’articolazione. Il discorso è particolarmente vero per la spalla, l’articolazione più mobile del nostro corpo. Basta pensare a quanto ci è utile questa articolazione per pettinarci, vestirci o portare una borsa.

Ma da dove parte la salute della spalla? Può sembrare strano ma spesso i segreti per una spalla sana risiedono altrove. Allora vediamo i 5 segreti di una spalla sana.

La spalla sana parte dalla schiena

Il primo segreto è proprio questo. L’evoluzione della vita moderna ci ha portato dalla gerla ai sacchetti della spesa. La nostra vita si svolge sempre più chiusa in avanti. I cellulari, il computer, il lavoro alla scrivania. Abbiamo trattato il problema della postura per chi lavora al computer in un altro post. Tutto ci porta  a chiudere la nostra colonna aumentando la curvatura in avanti della cervicale. Le spalle lavorano in sospensione sul torace. La postura della schiena e della colonna cervicale condizionano immancabilmente l’uso delle nostre articolazioni.

Il tono muscolare condiziona la postura

Il secondo segreto direttamente conseguente dal primo è proprio questo. Non esiste una corretta postura cervicale senza un lavoro muscolare sulla colonna. La spina è dotata di un ricco supporto muscolare per la postura. Si tratta di muscoli poco soggetti ad affaticamento che consentono di mantenere in asse la nostra colonna vertebrale in maniera efficace. Lo stile di vita moderno ci ha fatto dimenticare di esserne dotati. Le conseguenze sono evidenti. Quante volte dopo aver lavorato al videoterminale ci sentiamo incriccati e doloranti. Quanto spesso delle contratture condizionano il dolore cervicale o di tutta la schiena. Cominciamo dunque ad allungare i muscoli con lo stretching e a decontratturarli con il calore. Dopo aver ottenuto muscoli elastici e morbidi, insegnamo di nuovo a lavorare correttamente per aiutare la postura.

La scapola è il pilastro della spalla sana

Siamo arrivati al terzo segreto ancora più importante. Che cosa è la scapola? Le scapole sono le nostre ali. Sono l’anello di congiunzione tra le braccia e la schiena. Il fulcro per qualsiasi attività che svolgiamo quotidianamente con l’arto superiore. Se non lavorano correttamente non è possibile un movimento libero e corretto delle spalle. Nella vita moderna le scapole sono sempre più chiuse e vicine alle orecchie. Il lavoro da fare consiste nell’allontanarle ed abbassarle. Una pratica quotidiana di allungamento e abbassamento delle scapole con semplici esercizi può consentire di raggiungere in poco tempo una situazione di benessere.

Una postura scorretta e una scapola chiusa causano un conflitto doloroso

Questo concetto è un po’ difficile da capire. La spalla ha un elevato arco di movimento. Questo movimento è possibile grazie al fatto che si tratta di una sfera (omero) che scorre su una superficie piatta (scapola). Questo scorrimento deve essere però guidato dall’azione muscolare per evitare che la spalla batta contro il suo tetto naturale. In sostanza la posizione della scapola determina l’assenza di contatto anomalo tra omero e scapola. Si tratta di un conflitto detto secondario, non determinato cioè da alcuna patologia. Non essendo nulla di malato si può trattare soltanto con una giusta riabilitazione. Cerco di spiegarlo meglio che posso con il video seguente.

Nella spalla sana il deltoide non deve superare la forza degli abbassatori della testa omerale

L’ultimo segreto per una spalla sana è una questione di equilibrio. L’equilibrio riguarda il compromesso tra la forza del deltoide e quella della cuffia dei rotatori. Cerchiamo di spiegarlo semplicemente. Tutte le forze che ci fanno alzare il braccio determinano una trazione verso l’alto della spalla. Sono i muscoli più allenati dato che si utilizzano tutti i giorni. Per lavorare bene però i muscoli devono essere controbilanciati. Il bilancio viene dai cosiddetti abbassatori della testa omerale. Questi tendini non si allenano a meno di non essere guidati a farlo da un fisioterapista o un preparatore atletico.

In conclusione non sempre una spalla sana si raggiunge con la chirurgia. Qualche volta bisogna cominciare dalle basi. Partire a costruire dalla colonna cervicale, poi stabilizzare la scapola e infine agire sulla cuffia dei rotatori. Ecco i 5 segreti per una spalla sana.

Dolore alla spalla? Cinque cose da sapere per chi lavora al computer.

Come prevenire il dolore alla spalla lavorando al computer

Quanto tempo passiamo davanti al nostro computer? Per lavoro o per divertimento molto spesso ci troviamo di fronte a un videoterminale e tra mouse e tastiera le articolazioni della spalla di certo non ringraziano. Ma si può prevenire il dolore alla spalla associato al lavoro al computer? Almeno parzialmente sì, vediamo come.

1. Più lavori al computer più rischio hai per l’insorgenza di dolore alla spalla destra o sinistra

Sembra banale, ma non lo è così tanto se consideriamo le dimensioni del problema: 45.000 persone con dolore alla spalla cronico sono state analizzate nel 2006 da un lavoro che ha considerato 39 diversi studi. Il problema sembra riguardare chi passa più di 20 ore a settimana alla scrivania davanti ad un computer. Cosiderata una settimana lavorativa di 5 giorni, si tratta di circa 4 ore al giorno… non poche ma nemmeno moltissime! Se poi ci sono alcune lesioni anche piccole a livello della cuffia dei rotatori la percentuale sale a dismisura.

2. Non tutto quello che provoca formicolii è un tunnel carpale

Se avete un formicolio specialmente alle prime 3 dita della mano durante il lavoro potrebbe trattarsi di un problema al nervo che passa nel polso (il mediano) che rimane compresso e infiammato e non fa più adeguatamente il suo dovere. Ma attenzione: non trascurate la posizione del collo, in alcuni casi una compressione radicolare dovuta ad un problema cervicale potrebbe esserne la causa.

3. I più comuni danni da videoterminale sono il dolore alla spalla e al collo

Il dolore alla spalla e al collo si verifica in oltre il 60% dei lavoratori costretti a passare più di 15 ore alla settimana davanti ad un computer. Circa il 40% di questi problemi sono dovuti a tendiniti di diverso tipo che nascono da infiammazioni o veri e propri danni ai tendini. Un tendine trascurato cronicamente infiammato può arrivare a rottura.

4. Le raccomandazioni ergonomiche per l’uso del computer si sono evolute nel tempo

Una decina di anni fa i teorici postulavano una posizione neutra: polsi piatti sulla tastiera, avambracci paralleli al terreno, gomiti a 90° e schiena dritta appoggiata allo schienale della sedia. Studi recenti hanno un poco modificato la cosa: in particolare un migliore supporto agli avambracci con i gomiti flessi più di 90° e i polsi sostenuti sembra sollevare di molto spalle e collo da eccessivi stress. Probabilmente perchè si scaricano da lavoro i muscoli del braccio, eliminando le tensioni.

5. I migliori consigli per un lavoro corretto al videoterminale

dolore alla spalla

  1. Posizionate la tastiera piatta e allontanatela dal bordo della scrivania. I vostri avambracci hanno bisogno di supporto e i vostri gomiti possono essere flessi appena di più di 90°.
  2. I polsi possono essere sorretti da un supporto in silicone o schiuma morbida. Il supporto non deve essere più alto della tastiera, evitando così di tenere i polsi in flessione dorsale, cosa che può danneggiare i tendini.
  3. E’ concesso reclinare leggermente la sedia indietro, eventualmente il supporto agli avambracci possono diventare i braccioli della sedia.
  4. Alzate il monitor. E’ fondamentale. La parte superiore del monitor deve essere all’altezza dei vostri occhi. Serve per tutti i monitor uno spessore per sollevarli. L’ideale? Una risma di carta A4 è perfetta normalmente. E il vostro collo ringrazia enormemente.

Fonte: Best Practices for Computer Users By INGFEI CHEN

Prevenire gli infortuni nello sport: il basket

La pallacanestro è nata nel 1891 dalla mente del dottor James basketNaismith che ebbe l’idea di utilizzare un pallone da calcio e due cesti sfondati per la raccolta delle pesche. Oggi il basket per la sua alta velocità assomiglia appena al gioco originale. Proprio nella velocità estrema del gioco risiede il rischio di infortuni. Si stima che ogni anno si verifichino più di 1,6 milioni di infortuni durante l’attività sportiva legata al basket.

Quali sono gli infortuni più frequenti durante il gioco del Basket?

Distorsioni di caviglia

Il metodo più comunemente usato è il Riposo-Ghiaccio-Compressione-Elevazione. Caso per caso può essere valutata la necessità di ricorrere ad un esame radiografico (di aiuto sono i Criteri di Ottawa) sulla base di gonfiore, ematoma e dolore. Una valutazione medica per escludere danni che necessitino un trattamento ulteriore è comunque spesso indicata.

Dita insaccate

Succede quando la palla impatta sulla punta delle dita provocando gonfiore e dolore di una singola articolazione. Ghiaccio e legatura del dito insieme al dito vicino determinano un sollievo dei sintomi e spesso rendono possibile il ritorno in campo immediato dell’atleta. Se il problema persiste può essere necessario RX e consulto medico.

Lussazioni di spalla

Una lussazione vera e propria richiede il ricorso al pronto soccorso per la riduzione e l’esame radiografico. Spesso il trattamento proposto è l’immobilizzazione fine se stessa. Nell’atleta spesso è opportuna una valutazione rapida con una RMN per valutare l’entità del danno e proporre modifiche al trattamento standard. Un capitolo apposta sulle instabilità è presente nel sito. Sublussazioni e microtraumatismi ripetuti richiedono invece un trattamento specifico e un’attenta visita medica per essere inquadrati.

Distorsioni di ginocchio

Il basket richiede un continuo cambio di direzione e di velocità con uno stress notevole per legamenti e menischi. Danni al collaterale mediale sono comuni e possono essere trattati con successo in maniera conservativa. Cosa diversa sono le lesioni del legamento crociato anteriore possibili nei cambi di direzione e nell’atterraggio dopo il salto. Una lesione completa del crociato determina la necessità della chirurgia.

Come si possono prevenire gli infortuni?

  1. Eseguire una visita medica con il proprio Ortopedico di fiducia che può correggere e prevenire situazioni di rischio per l’atleta.
  2. Fare attenzione ad una corretta idratazione: non aspettate di sentire la sete per bere
  3. Fate attenzione alle condizioni ambientali: caldo e umido eccessivi possono causare colpi di calore
  4. Eseguite sempre una scrupolosa preparazione fisica prima dello sport: spesso sono proprio gli sportivi occasionali a farsi i danni peggiori.
  5. Dopo un periodo di inattività ritornate allo sport di contatto attraverso un percorso di esercizio aerobico, rinforzo muscolare e miglioramento dell’elasticità.
  6. Evitate danni da sovraccarico funzionale prolungato: gli sportivi più longevi sono quelli che si prendono delle pause. Evitate il sovraccarico e la spinta all’allenamento sportivo intenso a cui le società spesso sottopongono gli atleti anche molto giovani. Ascoltate il vostro corpo e riducete tempo e intensità di allenamento se avete dolore o fastidio durante l’attività.

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