La sindrome femoro-rotulea. Come è possibile intervenire?
Prima di parlare di sindrome femoro-rotulea, è bene chiarire in che cosa consiste la rotula.
La rotula è un osso piatto del nostro scheletro che aiuta il muscolo quadricipite a trasmettere la sua forza alla gamba per camminare, correre e saltare. E’ un osso libero che viene guidato nel suo movimento dall’azione muscolare e da una specie di binario naturale costituito dalla forma del femore. Questa grande libertà di movimento rende piuttosto delicato il suo funzionamento.
L’articolazione femoro-routlea può per questo motivo diventare dolorosa. O, peggio, essere instabile a tal punto da consumarsi in maniera alterata.
Il ruolo della fisioterapia nella sindrome femoro-rotulea
Il più delle volte le problematiche legate alla sindrome femoro-rotulea dolorosa sono risolvibili con la fisioterapia. Spesso rinforzando la muscolatura si può correggere una tendenza alla lateralizzazione della rotula, particolarmente frequente nelle ragazze. In alcuni casi però il muscolo non è in grado di correggere da solo questa tendenza. In questi casi è possibile eseguire un intervento chirurgico per aiutare a migliorare la biomeccanica della rotula e risolvere così le problematiche derivanti dalla sindrome femoro-rotulea.
Come fare allora a capire quando è inutile andare avanti con la fisioterapia in caso di sindrome femoro-rotulea? E’ buona norma dopo sei mesi di fisioterapia seria eseguire alcuni approfondimenti diagnostici. Con esami di secondo livello è possibile accertare se la contrazione muscolare è in grado da sola di correggere un mal-allineamento della rotula o meno. Se la contrazione del muscolo non corregge o addirittura peggiora il disassamento, allora la chirurgia offre una soluzione.
Sindrome femoro rotulea intervento chirurgico: allineamento della rotula
In presenza di sindrome femoro-rotulea l’intervento chirurgico è chiamato “riallineamento prossimale della rotula” e prevede il distacco del tendine del vasto mediale obliquo (la parte interna del quadricipite) e il suo reinserimento in posizione più favorevole per il suo funzionamento. L’intervento comporta una prima fase artroscopica e una seconda fase con una piccola incisione cutanea.
Nel post-operatorio è necessario l’uso di stampelle e non piegare il ginocchio per un mese.
Quando l’instabilità è invece correlata ad un difetto importante di mal-allineamento delle ossa di tibia e femore, si può rendere necessaria l’esecuzione di interventi più impegnativi. Tali interventi consistono nel riposizionare il punto di inserimento dell’apparato estensore. Una procedura che riporta in asse il principale stabilizzatore della rotula che è il muscolo quadricipite. In questo caso però il riallineamento viene eseguito in sede distale all’inserzione del tendine rotuleo.
Il medico specialista potrà valutare insieme al paziente la necessità di eventuali interventi. Si tratta comunque di una chirurgia piuttosto rara dato che nella maggioranza dei casi il problema può essere risolto con una buona fisioterapia.