Vinto un premio dal dott. Castellani per il lavoro presentato alla SICOOP 2014 di Roma
Sulle pagine di Chirurgiarticolare emerge la passione per la chirurgia della spalla e di quanto sia efficace l’intervento di Latarjet sulle instabilità croniche di spalla. Cogliendo l’occasione dell’appena concluso evento della SICOOP (Società che riunisce tutti i medici italiani che lavorano nell’ospedalità privata) che quest’anno si è svolto a Roma sotto l’organizzazione precisa del dott Ezio Adriani e del dott Andrea Grasso, il dott Castellani ha deciso di presentare un lavoro di ricerca sull’efficacia di utilizzo di un sistema che possa migliorare i risultati e prevenire le complicanze nell’esecuzione di tale chirurgia.
E di fronte ad un’autorevole giuria il suo lavoro si è classificato 5° su 20, vincendo un’ambita Borsa di Studio per la frequenza del centro di Chirurgia della Spalla di Villa Valeria a Roma diretto dall dott Andrea Grasso. In breve ecco il contenuto dello studio scientifico preliminare.
Prima di tutto: un intervento come la Latarjet che resiste negli anni a tutti gli attacchi della chirurgia moderna, deve funzionare per forza. E non solo confrontandolo con la bontà delle tecniche tradizionali di altri tempi, ma anche nella revisione di risultati recenti, moderni e di altissimo livello come quelli del gruppo di Pascal Boileau che a Nizza è indiscusso riferimento mondiale della chirurgia di spalla. Niente da fare: la Latarjet batte la Capsuloplastica artroscopica 2 a 0, per usare un termine calcistico.
Questo significa allora che dobbiamo operare tutte le instabilità di spalla dopo una o più lussazioni con questo intervento? Certamente no. Ma tale tecnica chirurgica non può mancare nel bagaglio culturale dei chirurghi che si occupano di spalla. Esistono chiare indicazioni verso questa chirurgia che devono essere conosciute e proposte ai nostri pazienti. Soprattutto bisogna ricordare che le capsuloplastiche artroscopiche (il classico intervento eseguibile per un’instabilità in artroscopia) falliscono in circa il 20% dei casi contro il 10% della Latarjet. Non solo: tutte le Latarjet falliscono nei primi due anni dopo la chirurgia mentre il risultato della capsuloplastica si deteriora progressivamente nel tempo, senza arrestarsi. Questo non significa abbandonare le tecniche artroscopiche, ma sapere a chi vale la pena proporle.
Secondo principio fondamentale: la Latarjet è una tecnica delicata, per eseguirla bisogna passare metodicamente attraverso dei passaggi ben codificati e fondamentali per l’efficacia dell’intervento, oltre che necessari per evitare le complicanze. E qui viene il bello. Stiamo parlando di lavorare su un’articolazione estremamente profonda passando attraverso la semplice divaricazione di un muscolo potente come il sottoscapolare. E pochi millimetri o pochi gradi di errore possono fare la differenza.
Ebbene: perchè non utilizzare degli strumenti che possano semplificarci il compito? Esistono strumentari sul mercato che impediscono errori grossolani durante il posizionamento dell’innesto e correggono l’orientamento delle viti migliorando il risultato. La domanda diventa quindi: l’investimento vale la spesa? Sono questi strumentari davvero efficaci nel guidare il gesto chirurgico?
Tutti i pazienti operati di Latarjet dal dott Castellani eseguono tra 45 e 60 giorni dall’inervento una TAC per controllare la guarigione dell’innesto. Ma questo esame contiene informazioni molto preziose per la valutazione della tecnica chirurgica: angolo delle viti e posizionamento dell’innesto. Perchè allora non verificare che dopo l’adozione di questo strumentario i risultati siano migliori?
L’indagine preliminare eseguita sui pazienti ha dimostrato che la tendenza è verso il miglioramento, specialmente sull’angolazione delle viti che risulta molto più riproducibile. Lo studio preliminare ha consentito inoltre di commisurare il campione per procedere con l’analisi dei dati.