Lussazione di spalla: ecco perché non va trascurata

L’immobilizzazione a volte non basta. Come affrontare in modo corretto una lussazione di spalla.

Vi è mai capitato di assistere ad una lussazione di spalla? L’evento è traumatico soprattutto per chi lo vive, ma anche per chi soccorre o assiste il malcapitato.

Storicamente conusciuto come fenomeno anche nell’antichità, la lussazione spesso rende necessaria una visita al pronto soccorso. Qui la spalla viene riportata in sede (tecnicamente si parla di “riduzione della spalla”) e l’arto immobilizzato.

Troppo spesso, nonostante la gravità dei sintomi e la necessità di cure avanzate, è frequente che le persone che hanno subito una lussazione non si preoccupano più di eseguire una visita specialistica per valutare la condizione dell’articolazione. Ci si preoccupa solo se dopo un trauma del genere ci si trova nuovamente di fronte a un problema.

Guarigione senza intervento

Nella migliore delle ipotesi dopo un trauma da lussazione, la spalla guarisce con piccoli danni che permettono una vita normale, magari solo con qualche piccolo difetto dovuto all’instabilità relativa durante le attività più pesanti. Ma questa non è la regola.

Un articolo pubblicato su una delle riviste ortopediche più autorevoli (Robinson CM JBJS Am 2006) ha confrontato il numero di nuove lussazioni dopo un primo episodio trattato solo con immobilizzazione dividendo i pazienti in base all’età. Il risultato già in parte conosciuto è impressionante. Un ragazzino adolescente dopo una prima lussazione ha un rischio di lussarsi nuovamente la spalla pari all’86% nei due anni successivi.

Non possiamo quindi trascurare un episodio di lussazione in un adolescente perché è praticamente certo che la spalla uscirà di nuovo, con tutto quello che comporta una recidiva. Infatti ogni volta che l’omero lascia la sua sede normale oltre a lasciare delle cicatrici indelebili sui legamenti, può danneggiare osso e cartilagini. E’ come se nell’uscire l’osso del braccio, appoggiandosi sulla scapola, subisse delle fratture da compressione alterando in maniera irreversibile l’anatomia normale.

Potrebbe per esempio succedere che una spalla ancora stabile grazie a cicatrici sui legamenti, diventi instabile perché manca un appoggio osseo, una superficie congruente che di per sé contenga l’articolazione. Non solo. Un difetto osseo dovuto a lussazioni ripetute o a singoli episodi molto gravi può rendere impossibile una riparazione tradizionale in artroscopia. Si rende così indispensabile un intervento più complesso.

Come evitare danni maggiori

Un percorso statisticamente virtuoso è possibile. Sei un paziente adulto con un minimo danno legamentoso o osseo e basse attitudini allo sport? Allora la scelta è un percorso riabilitativo che ritorni a fare lavorare correttamente l’articolazione compensando i piccoli danni subiti.

Sei un giovane adolescente sportivo con un episodio traumatico? Allora la chirurgia è la scelta e può essere eseguita anche immediatamente dopo la lussazione. Questo permetterebbe di avere un’unica riabilitazione che faccia coincidere quella del trauma e quella della chirurgia.

E nel mezzo? Nel mezzo ci sono le sfumature, che sono quelle che rendono il lavoro del chirurgo stimolante e fondamentale nel guidare le scelte del paziente.

Il percorso ideale dopo una lussazione di spalla

Qual è dunque il percorso ideale? Dopo il passaggio obbligato in pronto soccorso per rimettere dentro la spalla ed escludere fratture con una radiografia, un esame di secondo livello anche quando ancora la spalla è immobilizzata diventa molto importante per l’indicazione successiva.

Aspettare il termine della guarigione potrebbe non essere una scelta premiante. Una visita dallo specialista di spalla diventa dunque un momento per discutere le scelte migliori alla luce della letteratura scientifica.

Approfondimenti

Intervento di Latarjet per operare i casi complessi di lussazioni multiple della spalla

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