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Una guida pratica alle opzioni terapeutiche nel trattamento della lussazione di clavicola.
Vi è mai capitato di sentire parlare della lussazione Acromion-Clavicolare? Se non vi è mai successo non vi preoccupate: è un’articolazione molto piccola situata alla sommità della spalla.
Difficilmente state leggendo questo articolo se non avete già la sensazione che il problema vi riguardi. Questa articolazione si “lussa” cioè esce di sede, perde la sua normale posizione, quando si cade sulla spalla o si ha un trauma diretto. L’immagine frequentemente riportata è quella della caduta sul braccio aperto. Specialmente succede agli sportivi da contatto (rugby particolarmente) e a chi cade di bicicletta o dalla moto.
Le cause della lussazione di clavicola possono essere diverse. Un semplice allentamento della capsula, l’involucro dell’articolazione, oppure per una più grave rottura dei legamenti che la tengono al suo posto: i cosiddetti legamenti coraco-clavicolari.
Il trattamento della lussazione acromion-clavicolare
Il primo trattamento è quasi sempre conservativo, cioè senza intervento. Specialmente per le piccole lesioni che non coinvolgono i legamenti. Si tratta di portare un tutore che sorregga il braccio e di controllare il dolore con antinfiammatori.
Solo alcuni casi molto gravi e quelli che rimangono dolorosi nel tempo possono avvantaggiarsi dall’intervento chirurgico.
Le forme acute della lesione dei legamenti acromion-clavicolare possono trovare soluzione in una stabilizzazione meccanica che favorisca la guarigione dei legamenti, senza gesti ricostruttivi. Nelle forme croniche invece il legamento deve essere ricostruito: esistono diverse tecniche che sfruttano il trasferimento di legamenti vicini o la loro ricostruzione con tendini presi da lontano.
Tutte le tecniche necessitano comunque di un periodo in tutore prolungato di almeno 6 settimane per permettere la guarigione del legamento ricostruito.
La lussazione acuta: operarsi o no?
Normalmente il paziente con un trauma tale da determinare una lussazione acromion-clavicolare si reca in pronto soccorso. In questa sede viene eseguita una visita e una radiografia che non mostra fratture, ma solo un osso “spostato” rispetto alla sua normale posizione. Tale perdita di contatto dell’articolazione prende il nome di lussazione.
Esiste una classificazione di tale lussazione. Solo i gradi estremi devono essere trattati in acuto, quelli in cui lo spostamento è tale da avere un indubbio vantaggio ad essere trattato.
Esiste poi un terreno di confine, in cui lo spostamento è evidente, ma non così marcato. In questo caso la chirurgia deve essere ben ponderata.
Quali sono gli elementi da prendere in considerazione? Generalmente l’età e il tipo di attività che il paziente compie quotidianamente. Tanto più il paziente è giovane e tanto più elevata è la richiesta funzionale del paziente, tanto più vale la pena di operare in acuto.
Il vantaggio di un immediato intervento di chirurgia è che tale intervento non richiede normalmente una ricostruzione legamentosa, ma solo una stabilizzazione o un piccolo rinforzo. Si sfrutta così la potenzialità di riparazione spontanea del paziente stesso.
In tutti gli altri casi invece conviene fare cronicizzare la lussazione e decidere soltanto in seconda battuta di ricostruire i legamenti solo se la lesione rimane sintomatica. Il sintomo in questo caso è il dolore: se l’articolazione rimane dolorosa vale la pena procedere ad una chirurgia di stabilizzazione, e in questo caso la cronicità del danno richiede una ricostruzione legamentosa.
Come avviene la ricostruzione dei legamenti?
La clavicola è mantenuta stabile nella sua sede dalla presenza dei legamenti coraco-clavicolari. Tali legamenti originano dalla coracoide che è una piccola protuberanza ossea che fa parte della scapola. Nel trauma tali legamenti si rompono.
La ricostruzione avviene tramite una tecnica simile a quella della ricostruzione del crociato nel ginocchio. Diverse tecniche sono state descritte per ripristinare la stabilità non solo sul piano verticale ma anche su quello verticale.
In sostanza si tratta di prelevare un tendine dal paziente stesso e di farlo passare tra coracoide e clavicola nella maniera più simile a quella dell’anatomia normale. Le ossa sono piuttosto piccole e devono essere rispettate delle distanze sufficienti tra i tunnel ossei per non romperle. Nelle lesione croniche bisogna anche provvedere ad una stabilizzazione provvisoria che consenta la guarigione dell’innesto utilizzato.
Nel post-operatorio il nemico più grande della riparazione è il peso del braccio. Il peso tende a lussare nuovamente l’articolazione rendendo difficile la guarigione. Questo è il motivo per cui un tutore che sostenga in maniera solida il braccio è obbligatorio per un periodo di 6-8 settimane.
Le lussazioni Acromion-Clavicolari in breve
Le lussazioni di clavicola sono una patologia traumatica comune. La maggior parte dei casi non devono essere operate, vengono trattate con immobilizzazione in tutore.
Solo i casi più gravi e quelli che riguardano pazienti che hanno richieste funzionali estremamente elevate devono essere operati in acuto immediatamente dopo il trauma. Tutti gli altri casi vengono operati cronicamente solamente se rimane dolore a distanza di tempo dal trauma.
La riparazione del danno cronico necessita della ricostruzione dei legamenti lesionati. Diverso invece è il caso delle lussazioni della spalla che vengono affrontate con un approccio totalmente differente.