Medicina rigenerativa: PRP per i tendini della spalla

L’obiettivo è ambizioso. La medicina rigenerativa consiste nello stimolare i tessuti ad auto-ripararsi invece che riparare quando sono rotti. Si tratta di una frontiera della scienze che prende anche il nome di “orto-biologia”, la ricerca biologica per l’ortopedia. L’ortopedico cambia e si adatta ai tempi trasformandosi da carpentiere a bio-carpentiere. Un contrasto con la chirurgia? No! Semplicemente un valido alleato per cercare soluzioni innovative per i nostri pazienti. Vediamo realtà e falsi miti al riguardo cercando di fare chiarezza in particolar modo per i tendini della spalla.

Medicina rigenerativa: quali soluzioni possibili?

Partiamo da un presupposto: la medicina rigenerativa non è la medicina dei miracoli. Non esistono soluzioni miracolose per risolvere i problemi. Ma si possono sfruttare le nuove conoscenze che provengono dalla scienza di base per offrire qualcosa di più all’ortopedico. Ci sono due metodiche a disposizione del bio-ortopedico per il trattamento della patologia con la medicina rigenerativa: il PRP detto anche gel piastrinico o pappa piastrinica e la terapia cellulare. Per i tendini sottoposti ad usura il primo livello di trattamento è costituito dal concentrato piastinico o PRP.

Le applicazioni della medicina rigenerativa per la spalla

La medicina rigenerativa ha drasticamente cambiato l’approccio alla chirurgia della spalla aggiungendo molte possibilità di trattamento prima impensabili. Ma diciamolo subito: non possiamo pensare che questo approccio sia una bacchetta magica in grado di risolvere tutti i problemi. Usata correttamente si tratta di un’arma al nostro arco per dare una marcia in più ai trattamenti tradizionali dove questi non arrivano. Vediamo nel dettaglio in cosa consiste il trattamento con PRP per la cuffia dei rotatori

Medicina rigenerativa e PRP: di cosa si tratta?

Quando ci facciamo una ferita il sanguinamento funziona come una “colla” naturale per risarcirle. Non si tratta però solo di un effetto sigillante, ma di un complesso di stimoli che porta alla riparazione e rigenerazione dei tessuti. Le piastrine sono ritenute le principali responsabili di questo piccolo processo di guarigione spontanea. Le piastrine contengono, infatti, nei loro granuli alfa, moltissimi fattori di crescita (PDGF, TGF-1, TGF-2, IGF1, BMP-2, BMP-7, ecc.) che una volta rilasciati sono in grado di attivare molteplici meccanismi biologici quali la differenziazione cellulare, la migrazione cellulare, la proliferazione cellulare, eventi chiave nei processi di riparazione e rigenerazione tissutale.

Da questa osservazione gli scienziati hanno pensato di poter estrarre dalle piastrine un concentrato di fattori di crescita allo scopo di indurre una guarigione tissutale in tessuti che difficilmente riescono spontaneamente a produrla.

Come si ottiene il PRP

L’estrazione del PRP avviene solo in centri autorizzati mediante il lavoro di un ematologo che accerta l’assenza di controindicazioni al trattamento. Il sangue viene centrifugato e le piastrine estratte. Il preparato viene poi iniettato dall’ortopedico nel sito dove deve agire.

Indicazione ideale all’uso del PRP nelle patologie della spalla

Tutti gli studi in laboratorio e gli studi pre-clinici supportano l’idea che un tessuto come il tendine che ha scarsissime potenzialità riparative autonome, possa avere un grande vantaggio ad essere stimolato verso l’autoriparazione con i fattori di crescita estratti dalle piastrine (PRP). Purtroppo però la comunità scientifica pur riscontrando un beneficio clinico nell’uso di questo preparato nella tendinopatia di spalla, non è riuscita a dimostrare nel paziente una effettiva guarigione del tendine lesionato. L’applicazione ideale resta dunque una tendinopatia senza vere lesioni tendinee, dolorosa e scarsamente responsiva alla fisioterapia. In questo caso la scienza di base suggerisce che é come se andassimo a creare un ambiente ideale per favorire una guarigione spontanea del tessuto malato sfruttando la nostra stessa biologia.

Medicina rigenerativa e PRP: come gestirla in pratica?

Per accedere a questo tipo di trattamento serve prima di tutto la diagnosi corretta: la visita medica e l’esecuzione dei corretti esami strumentali deve escludere la presenza di patologie dolorose diverse dalla tendinopatia della cuffia dei rotatori.

Una volta posta l’indicazione corretta bisogna eseguire degli esami di base che permettono all’ematologo di valutare l’assenza di controindicazioni al trattamento. In sostanza per avere un preparato adeguato al trattamento è fondamentale avere la “materia prima” cioè il sangue con la giusta quantità e qualità di piastrine.

Una volta che l’ematologo approva il trattamento, viene eseguito un prelievo di sangue che viene poi centrifugato ed attivato da parte di un biologo che ottiene un estratto personalizzato sull’indicazione dell’ortopedico.

Al termine della procedura estrattiva, l’ortopedico sotto guida ecografica inietta il preparato nel tendine danneggiato per ottenere lo stimolo riparativo. Il tutto richiede circa 1 ora di tempo.

Medicina rigenerativa e PRP nella tendinopatia di cuffia: cosa fare dopo la puntura?

Dopo il trattamento è consigliato astenersi da sforzi importanti per 48 ore e non usare farmaci antinfiammatori che possono ridurre l’efficacia del trattamento.

Dopo 48 ore un protocollo riabilitativo è ideale per associare allo stimolo biologico anche lo stimolo meccanico che potenzia i fenomeni riparativi. Non esiste una chiara indicazione al numero di infiltrazioni necessarie per il trattamento, ma probabilmente la ripetizione di due infiltrazioni sarebbe il massimo compromesso tra costo e beneficio ottenuto.

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