Recupero dopo un intervento di protesi: il giorno zero e i primi esercizi

Il giorno dell’intervento e il recupero in reparto

Il giorno dell’intervento, dopo essere rientrati in reparto, si entra nella fase che comunemente chiamiamo “giorno zero”. Questa giornata segna l’esecuzione dell’intervento chirurgico e si concentra principalmente sul recupero delle funzioni corporee e sull’eliminazione dell’effetto dell’anestesia, specialmente per gli arti inferiori, come anca e ginocchio.

Il recupero delle funzioni e l’eliminazione dell’anestesia

Ebbene, tutta la prima fase è dedicata al recupero delle funzioni e al passaggio dell’anestesia, specialmente per l’arto inferiore. Il fisioterapista vi farà alzare dal letto, mettendovi prima seduti a bordo letto e successivamente alzandovi in piedi con l’ausilio delle stampelle. Vi insegnerà anche come rimettervi a letto. Questi semplici movimenti rappresentano il primo passo verso il ritorno alla normalità e il recupero dopo l’operazione.

La prima seduta di fisioterapia e l’utilizzo della macchina del ghiaccio

La prima seduta di fisioterapia consiste nell’apprendere i movimenti basilari. Inoltre, vi verrà applicata una macchina del ghiaccio che produce freddo e compressione nell’area dell’articolazione interessata, particolarmente per i pazienti con arti inferiori. Questa compressione a freddo riduce notevolmente gli edemi e il gonfiore della gamba, facilitando il processo di guarigione e l’esecuzione degli esercizi nei giorni successivi.

Opzione di noleggio della macchina del freddo per la terapia domiciliare

È possibile anche noleggiare una macchina del freddo da portare a casa per continuare la terapia fisica con il freddo. Per maggiori informazioni su come ottenere questa macchina, potete rivolgervi alla mia segretaria, che vi fornirà tutti i contatti necessari.

Gli obiettivi del giorno zero

Alla fine del primo giorno, gli obiettivi principali da raggiungere sono: essere in grado di alimentarsi autonomamente, utilizzare il bagno in modo indipendente e acquisire autonomia nei trasferimenti dal letto alla sedia, dalla sedia in piedi, in piedi alla sedia e dalla sedia al letto. Questi sono gli obiettivi da raggiungere. Durante il primo giorno, ovviamente, non si percorrono distanze superiori a 10-15 metri, poiché l’obiettivo è evitare di infiammare l’articolazione. Tuttavia, la verticalizzazione è estremamente importante poiché aiuta a riacquistare fiducia e forza nell’articolazione, facendovi sentire che già dal primo giorno è in grado di sosten

ere il peso del corpo.

Preparazione a casa e esercizi nel recupero post-operatorio

Nei video successivi, vedremo come eseguire gli esercizi e come prepararci a casa per sapere in anticipo cosa fare durante i giorni di recupero post-operatorio.

La riattivazione della pompa muscolare dopo un intervento di protesi

Introduzione

La prima cosa che vi verrà richiesta in reparto è di cominciare ad attivare la vostra pompa muscolare, cioè ricominciare a muovere il quadricipite. Questo è il primo esercizio più semplice per tornare di nuovo proprietari della propria articolazione dopo gli interventi di protesi di anca e di ginocchio.

Esercizio di movimento del quadricipite

Nello specifico, il paziente è sdraiato e gli viene chiesto di muovere su e giù il piede e le caviglie. Questo movimento, simile a schiacciare e mollare il pedale di un freno dell’acceleratore, riattiva il muscolo del polpaccio e favorisce la circolazione del sangue verso il centro.

Benefici dell’esercizio

Questo esercizio può sembrare banale e molto semplice, ma è veramente importante. Riattiva l’intera circolazione sanguigna e aiuta a prevenire il rischio di trombosi delle vene profonde, che è uno dei rischi dopo un intervento di protesi. L’esercizio favorisce il movimento del sangue, evitando la stasi e riducendo significativamente il rischio per i pazienti.

Recupero dopo protesi di anca e di ginocchio: la contrazione isometrica del quadricipite

Esercizio fondamentale per recuperare la forza nell’articolazione e riattivare il muscolo

Questo è un esercizio fondamentale per recuperare la forza nell’articolazione e per riattivare il muscolo che è uno tra i primi responsabili della funzione della nostra gamba per il cammino.

Prima si piega la gamba sana e con questo movimento si stabilizza il bacino poi si mette il piede a martello, si tira a 90 gradi il piede su, si schiaccia il ginocchio contro il letto, quindi si fa scomparire lo spazio che c’è tra il ginocchio e il letto, e si mantiene contratto per 3-4 secondi il muscolo. Questa è la prima fase è una fase propedeutica poi si può rilasciare per riposarsi e poi di nuovo si può ripetere l’esercizio: piede a martello, schiacciare indietro, tenere contratto il muscolo.

Questa è la prima fase propedeutica per qualsiasi altro esercizio alzarsi dal letto richiederà questo tipo di sforzo, fare gli esercizi per stendere il ginocchio e recuperare il movimento richiederà questo tipo di sforzo, quindi già dal giorno zero appena tornati in reparto questo sarà un esercizio che potete fare senza problemi per riattivare la vostra muscolatura. Sembra una cosa piccola però dalle cose piccole poi giorno per giorno costruiremo quello che è il nostro protocollo di recupero rapido.

Scendere dal letto dopo un intervento di protesi

Gestire la manovra in sicurezza con alcuni consigli

Scendere dal letto dopo un intervento di protesi sembra una cosa banale, ma appena operati diventerà difficile anche quello che all’inizio poteva sembrare semplice. Scendere dal letto con alcuni consigli è una manovra che possiamo gestire in sicurezza e che nel nostro reparto dove seguiamo un protocollo di recupero rapido avviene già il giorno stesso dell’intervento e fa parte degli esercizi di base di quello che chiamiamo il giorno zero, il giorno dell’intervento.

E va bene vediamo allora come si fa a fare in sicurezza questa cosa. Per scendere dal letto la prima cosa da fare è portare il piede della gamba sana sotto il piede della gamba operata, in questo modo la gamba operata è sostenuta vedete da una visione frontale come si fa si entra sottopiede, a questo punto la gamba è sostenuta e si può gradualmente sollevare la gamba facendo forza con quella sana e fare un movimento di rotazione del busto per portare entrambe le gambe fuori dal letto.

E a questo punto il gioco è fatto, si accompagna la discesa della gamba operata aiutandosi con quella sana e la posizione seduta è stata raggiunta. Quindi questo è un movimento base che sarà il primo che il fisioterapista vi insegnerà in reparto. Esercitatevi a casa anche senza aver fatto la protesi in modo da capire bene in che modo facilmente potete aiutarvi e aiutare chi vi sta intorno per passare dallo sdraiato alla posizione seduta a bordo letto.

E ora vediamo come salire sul letto dopo un intervento di protesi

Tutti i movimenti dopo l’intervento

Tutti i movimenti che prima di operarsi ci sembravano normali, dopo essere operati nelle prime fasi possono essere difficoltosi. Questa è la strategia migliore per riuscire a risalire nel letto dalla posizione seduta dopo un intervento di protesi.

La posizione iniziale

Il paziente è seduto a bordo letto con le gambe giù dal letto per salire. Come prima cosa, si prende con il piede sano il tallone della gamba operata per aiutare la gamba operata a sollevarsi, applicando la forza con la gamba sana. Con una rotazione del busto, si portano entrambe le gambe sul letto.

La posizione sdraiata

A questo punto, si può ritrarre il piede da sotto la gamba operata e la posizione raggiunta è quella sdraiata. In queste fasi spezzettate del movimento, si riesce a ottenere quello che è un movimento naturale, anche appena dopo l’intervento. Questo raggiungerete il giorno stesso dell’intervento in reparto, grazie al nostro fisioterapista e al nostro protocollo di recupero rapido.

Camminare con le stampelle dopo l’intervento

Importanza del primo giorno post-operatorio

È molto importante camminare con le stampelle già dal primo giorno post-operatorio. Anche se i passi potrebbero essere piccoli e potreste aver bisogno di un deambulatore, le stampelle sono un esercizio fondamentale per non inciampare, non infiammare il ginocchio e per diventare autonomi nelle attività quotidiane.

Come camminare con le stampelle

Il paziente utilizza due bastoni canadesi, uno da ciascun lato. Porta avanti entrambe le stampelle, poi porta avanti la gamba operata appoggiando bene il tallone. Il piede viene sollevato con la punta sollevata, e poi viene portata in pari la seconda gamba.

Tecnica corretta

È importante che le stampelle vadano avanti per prime. Il passo non deve essere troppo lungo, e il tallone del piede operato deve toccare il suolo come prima cosa. Non cercate di andare di punta a toccare il pavimento. Successivamente, si scende di punta con l’altro piede e si porta in pari. Ripetere il movimento con entrambe le gambe.

Se imparate a fare questo movimento correttamente anche prima dell’intervento, sarete autonomi molto più velocemente. Questo è l’esercizio madre di tutti gli esercizi che vi permetterà di avere il recupero rapido che meritate.

Quanto tempo e come utilizzare le stampelle dopo un intervento di protesi

Quanto tempo e come utilizzare le stampelle dopo un intervento di protesi

L’utilizzo delle stampelle dopo un intervento di protesi

Dopo aver completato l’intervento di protesi, è necessario decidere per quanto tempo si dovranno utilizzare le stampelle. In generale, il periodo consigliato è di 4-6 settimane, a seconda delle circostanze specifiche.

 

 

Motivi per l’utilizzo delle stampelle

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le stampelle non vengono utilizzate principalmente perché la protesi non è in grado di sostenere immediatamente il peso del corpo. Infatti, già il giorno stesso dell’intervento, vi verrà chiesto di camminare per testare la solidità della protesi. Il motivo principale per l’utilizzo delle stampelle è la necessità di proteggere i tessuti circostanti.

Riduzione del carico e prevenzione dell’infiammazione

L’utilizzo delle stampelle riduce il carico di lavoro sulle articolazioni appena operate, prevenendo così l’infiammazione dei tessuti circostanti. Questo è particolarmente importante dopo un intervento di protesi, in cui i tessuti potrebbero essere sensibili e richiedere un periodo di guarigione adeguato.

Mantenere l’equilibrio e prevenire le cadute

Dopo un intervento di protesi, può essere difficile mantenere l’equilibrio e c’è un rischio aumentato di cadute, soprattutto se si è stati limitati nei movimenti a causa dell’artrosi. Le stampelle forniscono un supporto stabile e aiutano a prevenire cadute indesiderate, riducendo così il rischio di danni all’articolazione appena impiantata.

Progressivamente abbandonare le stampelle

Di solito, dopo circa tre-quattro settimane, una delle due stampelle può essere abbandonata. È importante notare che la stampella da abbandonare è quella del lato opposto a quello operato. Ad esempio, se è stata eseguita una protesi all’anca destra, la stampella sinistra sarà mantenuta per fornire un maggiore supporto all’articolazione operata. Successivamente, si può passare all’utilizzo di una sola stampella e, con il tempo, abbandonarla del tutto.

Uso delle stampelle in situazioni specifiche

Anche quando si cammina senza stampelle, potrebbe essere utile conservarne una per determinate situazioni. Ad esempio, se si affronta un terreno irregolare o si visita un ambiente affollato, la stampella può offrire un ulteriore sostegno e servire da segnale per gli altri, indicando che si è in fase di convalescenza dopo un intervento.

Tempi di recupero variabili

È importante comprendere che i tempi di recupero senza alcun ausilio, come le stampelle, possono variare considerevolmente da persona a persona. Fattori come la durata dell’immobilità pre-operatoria, l’età del paziente, lo stato dell’articolazione e i procedimenti aggiuntivi eseguiti durante l’intervento possono influire sulla capacità di camminare senza assistenza. È sempre meglio seguire le indicazioni del medico e del fisioterapista per un recupero sicuro ed efficace.

L’importanza dell’uso corretto delle stampelle

Infine, è fondamentale utilizzare le stampelle correttamente per massimizzare i benefici e garantire la sicurezza durante la riabilitazione. Un video dedicato illustra le modalità corrette di utilizzo delle stampelle nelle prime fasi del recupero dopo un intervento.

Conclusione:

Le stampelle sono un supporto indispensabile per l’arto inferiore dopo un intervento di protesi. Consentono di alleggerire il carico di peso sull’articolazione, prevenire l’infiammazione dei tessuti circostanti e mantenere l’equilibrio durante la deambulazione. Seguire le indicazioni del medico e del fisioterapista è fondamentale per determinare per quanto tempo utilizzare le stampelle e per imparare a utilizzarle correttamente. Gradualmente, si potrà abbandonare l’uso delle stampelle e riprendere le normali attività quotidiane, garantendo una corretta guarigione e un recupero ottimale.

I miei maestri: Andrea Baldini Ortopedico a Firenze

Nel mio percorso di crescita come chirurgo ortopedico sono arrivato a Firenze nel 2009. La spinta per me fu quella di aprire i miei orizzonti verso la chirurgia protesica delle grandi articolazioni dopo la mia bellissima esperienza di New York. In quel luogo, culla della chirurgia protesica moderna, il dottor Andrea Baldini aveva avuto il cuore della sua formazione chirurgica. Ma vediamo nel dettaglio il percorso che mi ha reso l’ortopedico che sono ora.

Il primo incontro con il dottor Andrea Baldini ortopedico a Firenze

Il primo incontro con il dottor Andrea Baldini in Toscana avvenne perché da ortopedico alle prime armi per riuscire a operare i miei primi pazienti mi spostavo ovunque ne trovassi la possibilità. Quel giorno ebbi modo di discutere con lui, che lavorava nella sala di fianco alla mia, di un caso che avrei operato dopo pochi minuti.

Il suo aiuto fu illuminante, tanto che gli chiesi come fare per andare negli Stati Uniti, nello stesso luogo dove si era formato lui stesso, ad apprendere tutti gli aggiornamenti più moderni in chirurgia protesica.

La borsa di Studio per l’Hospital for Special Surgery di New York

L’ispirazione fu tale che l’anno successivo vinsi una borsa di studio per andare negli USA. Un’esperienza coinvolgente da cui tornai pieno di iniziativa e di volontà per imparare ad esercitare al meglio la mia professione. Di fronte alla scelta, dopo la specializzazione, non ebbi dubbio: una posizione era libera con il dottor Andrea Baldini come ortopedico a Firenze e decisi immediatamente di iniziare questa avventura.

I primi anni a Firenze come chirurgo ortopedico

Appena dopo la specializzazione nel Gennaio 2009, mi sono dunque trasferito a Firenze dopo aver ricevuto l’invito ad entrare a fare parte del gruppo di Chirurgia Articolare Ricostruttiva diretto dal dottor Andrea Baldini, Specialista in chirurgia protesica di Anca e Ginocchio. Di fatto io provenivo da una formazione centrata pressoché completamente sulla Chirurgia della Spalla e la mia conoscenza sulle protesi di anca e sulle protesi di ginocchio era veramente limitata alla sola formazione di base conseguita durante la scuola di specializzazione a Milano.

Con il dottor Andrea Baldini la chirurgia protesica era differente

Da subito mi resi conto che la qualità della chirurgia protesica viaggiava a Firenze su un altro pianeta. Il dottor Andrea Baldini, già nel 2009, seguiva le più moderne tecniche chirurgiche di protesi al ginocchio e protesi all’anca.

Una grande attenzione al rispetto dei tessuti, l’uso di impianti protesici di prima qualità e all’avanguardia, una minuziosa tecnica ricostruttiva dell’articolazione. Già allora il paziente era al centro di tutto: in epoca in cui pochi ne parlavano e soprattutto all’estero, tutti i pazienti operati partecipavano ad una lezione preparatoria prima dell’intervento.

Il mio apprendimento come allievo del dottor Andrea Baldini

Con il dottor Andrea Baldini mi è stato possibile continuare la mia crescita come ortopedico a Firenze nella chirurgia protesica maggiore di ginocchio e anca. Al suo fianco ho operato i miei primi casi e ho potuto aiutarlo in migliaia di interventi chirurgici complessi di protesi di ginocchio e protesi di anca.

La progressiva evoluzione della gestione medica del paziente operato

In quegli anni il mio lavoro era dedicato da una parte a prendere in mano la direzione della Chirurgia della Spalla diventando il referente del gruppo in questo ambito, dall’altra nell’apprendere l’arte della chirurgia protesica di anca e ginocchio accanto al dottor Andrea Baldini. L’evoluzione in questo campo, affiancata dalla continua esigenza di migliorare, mi portò a concentrarmi molto sulla cura del paziente a cavallo dell’intervento chirurgico con l’obiettivo di ottimizzarne il recupero e limitarne il trauma legato all’intervento. Tale ricerca comprese il moderno concetto di Fast Track o Rapid Recovery oggi molto attuali, ma allora trascurati da tutti.

La gestione avanzata del paziente: il congresso del dottor Andrea Baldini a Firenze

Tutta la ricerca culminò nel Maggio 2014 a Firenze con un congresso internazionale in cui dare le regole per il Fast Track o recupero rapido dopo chirurgia protesica. I principi moderni di recupero rapido per protesi di anca e protesi di ginocchio finalmente venivano discussi ed affrontati di fronte ad una platea autorevole per la prima volta in Italia.

Il percorso Fast Track del dottor Andrea Baldini Ortopedico presso Villa Ulivella – IFCA di Firenze

Il grande supporto del gruppo GIOMI presso la Clinica di Villa Ulivella IFCA di Firenze ha permesso di adottare una ad una tutte le più moderne metodiche di gestione del paziente operato di protesi. Inoltre ci ha permesso di portare a zero il tasso di trasfusioni, ridurre la degenza (il paziente torna ad essere autonomo nel cammino dopo 2-3 giorni dall’intervento), ridurre il dolore legato all’intervento, iniziare la fisioterapia poche ore dopo l’operazione e minimizzare le complicanze legate allo stare a letto a lungo dopo la chirurgia.

Ad oggi sono oltre 6 anni che attuiamo a Villa Ulivella IFCA di Firenze il protocollo di recupero rapido Fast Track per tutti i pazienti che si operano con noi e i risultati sono evidenti. L’entusiasmo è molto alto dato che riusciamo finalmente a rendere meno invalidante possibile una chirurgia senza dubbio maggiore di Ortopedia.

L’ordine dei medici ha ospitato un mio articolo che riassume tutte le grandi novità che abbiamo introdotto.

Al termine del percorso di formazione con il dottor Andrea Baldini sono diventato, all’interno del gruppo di Villa Ulivella IFCA di Firenze, il responsabile della chirurgia della Spalla e un riferimento per la chirurgia protesica di Anca e di Ginocchio. In questo tipo di chirurgia, dopo oltre 10 anni di attività, seguo tutte le più moderne tecniche di recupero rapido che rientrano nei concetti del Fast track e del Rapid Recovery.

Protesi di ginocchio e protesi di anca: il dottor Lorenzo Castellani parla del Fast track

 

 

Fast Track: protesi di ginocchio senza dolore

Chi va incontro a degenerazione progressiva della cartilagine del ginocchio, può rimandare con terapia conservativa l’intervento. Quando la degenerazione articolare diventa grave spesso nessuna terapia porta ad alcun giovamento sul dolore. In questi casi l’impianto di una protesi può essere la soluzione.

Pochi giorni in ospedale, dolore controllato, minori complicanze e ottimi risultati nel più breve tempo possibile: queste sono le caratteristiche del protocollo Fast Track, ovvero RECUPERO RAPIDO.

In questa infografica le principali caratteristiche che consentono di raggiungere l’obiettivo desiderato.

Non si tratta di qualcosa di magico, ma di un approccio scientifico mirato a migliorare ogni aspetto del prenderci cura del nostro paziente prima durante e dopo l’intervento chirurgico. Vediamo come siamo giunti a trattare più del 95% dei casi raggiungendo un recupero rapido dopo l’intervento di protesi al ginocchio.

 

Controllo del dolore

Nel recupero si deve considerare anche il dolore che rappresenta un ostacolo. Promettere l’assenza di dolore nel post-chirurgico sarebbe azzardato, però la terapia farmacologica riesce a controllarlo durante giorno e notte. Non accettiamo un forte dolore ( >3, su scala numerica da 0 a 10), e cerchiamo di ridurlo rapidamente per moderare le limitazioni funzionali. Questo obiettivo è stato raggiunto mediante l’uso di una terapia farmacologica pre-operatoria allo scopo di arrestare il dolore prima ancora di averlo generato. Successivamente durante l’intervento usiamo tecniche mini-invasive, rispettose dei tessuti e a minimo trauma. Al termine della chirurgia eseguiamo un blocco con infiltrazioni locali di anestetico che prolungano il benessere postoperatorio. Dopo l’intervento usiamo una combinazione di farmaci antidolorifici su più livelli in modo da arrestare il dolore su più cancelli differenti.

Prevenzione delle perdite ematiche

Secondo punto fondamentale: prevenire l’anemizzazione del paziente operato. Troppe volte nel passato la chirurgia ha determinato la grave anemia del paziente. Un paziente anemico è debilitato, fa fatica a muoversi, può avere svenimenti, può rendere più facili infarti o ictus. Non lo vogliamo. Ultimo e non meno importante non vogliamo che i nostri pazienti necessitino di trasfusioni. Come lo otteniamo? Una chirurgia rapida e delicata sui tessuti.

Una emostasi accurata che eseguiamo durante tutto l’intervento rilasciando il laccio emostatico per coagulare i vasi maggiori dopo che la gran parte della chirurgia è eseguita ma prima che la protesi renda difficile farlo. Usiamo inoltre farmaci antifibrinolitici che permettono di evitare le perdite maggiori. Dopo l’intervento posizioniamo il ginocchio in flessione per 2 ore in modo da aumentarne la pressione interna per diminuire il sanguinamento. Inoltre il controllo del dolore consente che la pressione del paziente sia sempre sotto stretto controllo inibendo a sua volta le perdite ematiche.

Mobilizzazione precoce

Dal controllo del dolore e dalla riduzione delle perdite ematiche conseguono due cose: il paziente è molto più in forma dopo l’intervento e non c’è bisogno di eseguire molte flebo di farmaci. Questo permette dopo poche ore dall’intervento di piegare e stendere il ginocchio senza dolore. La forza nelle gambe permette di poter caricare da subito tutto il peso sulla gamba operata. Il segreto del reecupero rapido consiste proprio nel permettere al paziente di non fermarsi mai, mantenendo soltanto il risultato raggiunto immediatamente nel postoperatorio.

Pochi giorni di ospedale

Ciò che è importante dopo questa tipologia di intervento è il recupero veloce dell’autonomia delle attività di vita quotidiana (spostarsi, andare in bagno, fare scale, camminare). In soli tre giorni questi obiettivi sono facilmente raggiungibili, e sono necessari e sufficienti per tornare a casa! Senza bisogno di stravolgere abitudini personali e dei familiari. I familiari stessi diventano gli allenatori dei nostri pazienti dopo le istruzioni apprese durante la lezione pree-operatoria.

Gli obiettivi raggiunti dopo l’intervento

Tre settimane con due stampelle, altre tre con una e poi si torna a camminare senza ausili.
Non più punti con graffette metalliche, ma steri-strip e colla chirurgica per ottenere una cicatrice stagna evitando i passaggi di germi fino alla guarigione e cosmeticamente migliore. Utilizziamo un cerotto occlusivo speciale messo sterilmente in sala operatoria. Questo cerotto permette di controllare dall’esterno se ci sono problemi, senza bisogno di cambiarlo e potenzialmente infettare la ferita. Dopo 3 settimane si toglie il cerotto e si può tornare a fare la doccia ed iniziare attività di riabilitazione eventualmente anche in acqua.
Si torna a guidare dopo 20-30 giorni dall’intervento.

Differenze rispetto al normale percorsi dopo la protesi di ginocchio

Cosa cambia dunque rispetto al protocollo tradizionale? Se vogliamo nulla. Nel senso che una protesi messa bene con un protocollo di recupero normale rispetto ad una protesi messa bene con recupero rapido non ha in termini di risultato nessuna differenza a 6 mesi.

Quello che cambia è la facilità del percorso. Senza queste precauzioni il recupero dopo una protesi assomiglia a scalare una montagna. Con queste attenzioni semplifichiamo il percorso. Raggiungiamo lo stesso risultato, ma il prezzo per il paziente è molto inferiore in termini di rischi clinici (meno infezioni, meno perdite di sangue, meno invasività). 

La sutura continua auto ritentiva: un vantaggio reale per il recupero rapido dopo una protesi di ginocchio

Continuiamo il viaggio nel recupero rapido post-operatorio (Fast Track) delle protesi di ginocchio. Un dettaglio ci aiuta a prevenire gli ematomi, prima causa di rallentamento del recupero. Una sutura autobloccante per ottenere una chiusura perfetta. Un ennesimo particolare che ha portato Villa Ulivella a Firenze ad essere un centro di eccellenza per il recupero rapido Fast track dopo interventi di protesi.

Il Fast track in chirurgia protesica, una novità per il recupero rapido dopo gli interventi di protesi

Essere in piedi subito dopo un intervento di protesi non è una magia. E’ il risultato di un lavoro combinato tra tutte le figure che si occupano di ortopedia all’interno di un ospedale. Non basta cambiare una o due cose. Tutta la filosofia attorno all’intervento deve cambiare per ottenere il risultato. Nel percorso fast track che abbiamo ormai adottato da anni, moltissimi sono i cambiamenti che abbiamo introdotto.

Una causa frequente di ritardo nel recupero rapido sono gli ematomi

Nella protesi di ginocchio, dato che l’intervento consiste nel cambiare completamente l’articolazione, un po’ di sanguinamento è normale. Nel passato un certo numero di pazienti rallentavano il loro recupero perchè dall’articolazione il sanguinamento si riversava all’esterno. Un ematoma (il classico livido dopo un trauma che tutti conosciamo) è particolarmente doloroso nelle prime fasi dopo l’intervento. Immaginiamoci quanto ci dispiace dover rallentare il recupero dopo l’intervento per la presenza di un dolore non necessario come quello di un ematoma nel sottocute.

Strategie per ridurre gli ematomi negli interventi di protesi Fast Track

Per prevenire il sanguinamento adottiamo durante tutti gli interventi una serie di procedure: la chiusura dei vasi mediante piccole bruciature, il controllo della pressione, l’uso di laccio pneumatico rilasciandolo a metà intervento per controllare le perdite, il controllo della pressione sanguigna, l’uso di farmaci anti emorragici, la flessione del ginocchio nelle prime ore dopo l’intervento. Oltre a tutto questo il mantenimento di una camera articolare stagna autolimita il sanguinamento e previene la dolorosa uscita dell’ematoma nel sottocute.

Ottenere nel fast track di protesi di ginocchio un’articolazione stagna

Per chiudere in maniera stagna l’articolazione del ginocchio nel passato ricorrevamo ad un elevato numero di punti di sutura. La cosa si rifletteva negativamente sul paziente in diversi modi: un tempo di chiusura lungo, un fastidio legato a numerosi corpi estranei (i punti) all’interno dell’articolazione, una ferita molto dura per la presenza dei nodi e per quanto la chiusura fosse molto accurata la possibiltà comunque di fuoriuscite di sangue attraverso la ferita. La ricerca ha però sviluppato un moderno sistema di chiusura continuo auto-serrante. Vediamone i vantaggi.

Sutura continua per protesi di ginocchio fast track

La sutura continua ha diversi vantaggi. Il primo è di velocità: essendo un unico passaggio di un unico filo è molto più rapida. Permette quindi un notevole risparmio di tempo durante la chirurgia. Minore è il tempo di intervento, minori sono le possibilità di infezione. Il secondo vantaggio è la chiusura stagna: un unico filo permette di sigillare completamente la capsula articolare. Per riuscirci ancora meglio il filo è stato reso rugoso. La presenza di queste piccole irregolarità o squame superficiali fa in modo che sia auto-serrante. Basta quindi passarlo e tirarlo perchè si blocchi dove è stato messo. Il terzo vantaggio è l’assenza di nodi che eliminano i fastidi durante lo scorrimento dell’articolazione nei movimenti.

Suture autobloccanti nelle protesi fast track: come funzionano

Il principio è quello di un filo passato in una sola direzione, dotato di alette che non permettono al filo di tornare indietro. La sicurezza del punto è quindi garantita ad ogni passaggio senza necessità di nodi. Il punto poi si riassorbirà lentamente all’interno senza bisogno di essere rimosso.

Sutura nelle protesi fast track: vero vantaggio nelle protesi di ginocchio?

Da quando abbiamo introdotto presso la nostra clinica le procedure protesiche con recupero rapido (fast track) abbiamo cambiato tantissimi particolari nella gestione dei nostri pazienti. E’ difficile a posteriori sapere quale di questi dettagli è stato più influente nel determinare il successo di questa procedura. Ognuno è un tassello importante per portare l’attenzione anche sui piccoli gesti e tendere al risultato finale. Sicuramente evitare l’ematoma chirurgico è un passo estermamente importante per tornare alla normalità prima del normale. Forse non è solo aver cambiato la sutura che ha fatto scomparire il problema. Come si dice: cambiamo nel piccolo per arrivare a modificare il grande.

Bibliografia

Does Barbed Suture Lower Cost and Improve Outcome in Total Knee Arthroplasty? A Randomized Controlled Trial.  J Arthroplasty. 2017 May;32(5):1474-1477. 

 

Mobilizzazione precoce: il segreto per recuperare velocemente dopo l’intervento di protesi

Per anni ci siamo interrogati su come fare ad ottenere un recupero più possibile rapido dopo un intervento chirurgico come la protesi di spalla, la protesi di anca o la protesi di ginocchio. Semplice: non bisogna fermarsi mai. Se non perdiamo la funzione, non dobbiamo poi preoccuparci di recuperarla. Vediamo come è possibile riuscirci con la mobilizzazione precoce.

Dopo un intervento di protesi bisogna stare a letto

Questa tradizione è tramandata da anni di ortopedico in ortopedico. Ma è vero che immobilizzarsi a letto aiuta a guarire più in fretta e meglio. La risposta è no. Questo è uno dei più grandi falsi miti esistenti in chirurgia ortopedica. Tutt’altro: tanto più ci blocchiamo, tanto più difficile sarà il recupero dopo l’intervento.

Il principio del mantenimento della funzione

Se rimaniamo funzionali dal giorno stesso dell’intervento non dovremo mai faticare per recuperare la funzione, dato che non l’abbiamo persa. Sembra banale, ma fare capire questo richiede una rivoluzione culturale. In sala operatoria noi testiamo il movimento al termine della chirurgia: la protesi di spalla di anca o di ginocchio funziona da subito per garantire il massimo della funzione. Allora perchè perdere quanto è già immediatamente acquisito in sala operatoria?

Il movimento riduce il rischio di trombosi venosa

Gli interventi maggiori di ortopedia come le protesi, hanno un rischio associato di sviluppare una patologia pericolosa detta trombosi. Si tratta della formazione di coaguli di sangue nelle vene. Una delle strategie più efficaci per riuscire a controllare questo rischio è la mobilizzazione precoce. Muovere le articolazioni significa fare circolare il sangue. Il sangue che circola non coagula nei vasi, quindi le trombosi non avvengono. Per questo nella nostra strategia preventiva le nostre protesi camminano poche ore dopo l’intervento, le protesi di spalla da subito rimuovono il tutore 3 volte al giorno per fare esercizi di mobilizzazione.

Il controllo del dolore è un fattore essenziale per la mobilizzazione precoce

Un requisito fondamentale per mobilizzare presto i pazienti consiste proprio nel non fare sentire il dolore dopo l’intervento. Nella nostra struttura seguiamo un protocollo Fast Track che ha come obiettivo il completo controllo del dolore con tecniche pre-operatorie, intra-operatorie e post operatorie. Tutto questo con un solo obiettivo: muovere subito per non perdere la funzione e per prevenire le complicanze in particolare la trombosi.

La mobilizzazione precoce ha solo vantaggi

Nonostante ci sia l’abitudine a mantenere fermi i pazienti dopo un intervento di protesi di ginocchio o una protesi di anca o una protesi di spalla, la letteratura moderna indica che in ogni caso esaminato la mobilizzazione precoce ha prodotto meno rischi per il paziente, un recupero rapido della funzione, un ridotto tasso di trombosi. In ognuno dei nostri interventi l’obiettivo resta sempre e comunque una mobilizzazione precoce per raggiungere prima il risultato.

Un protocollo multimodale per raggiungere l’obiettivo in sicurezza

Il risultato di una mobilizzazione precoce del paziente operato si ottiene solo se la preparazione del paziente è completa. La preparazione passa per tanti diversi fattori: la lezione pre-operatoria, il controllo del dolore, il controllo del sanguinamento e la presenza di stimoli efficaci per il paziente. Con tutto questo insieme l’obiettivo risulta facilmente raggiungibile a tutto vantaggio del recupero rapido secondo le tecniche di fast track che da tempo pratichiamo nella nostra struttura.

 

Bibliografia

Protesi senza dolore: si comincia prima dell’intervento

Quanto il dolore può influenzare i risultati dei nostri interventi? Davvero è solo la perfetta esecuzione dell’intervento a condizionare il risultato a distanza? Siamo certi che il progresso passi solo attraverso le nostre mani di chirurgo? Una protesi senza dolore è sicuramente il primo migliore passo per un recupero rapido dopo l’intervento.

Queste sono le tante domande che ci facciamo ogni giorno nel nostro modo di afforntare gli interventi chirurgici che eseguiamo sui nostri pazienti. In particolar modo gli interventi di protesi hanno bisogno di un controllo del dolore molto accurato per dare il risultato sperato.

Protesi senza dolore: quali sono i meccanismi in gioco

Il dolore innesca i suoi meccanismi nel momento stesso in cui l’intervento comincia. Il solo taglio dell’intervento provoca una reazione a catena di sostanze infiammatorie che trasmettono uno stimolo negativo al nostro cervello. Questo messaggio non viene ostacolato dalla semplice anestesia che ovviamente viene eseguita. Localmente i mediatori sono in grado di dare uno stimolo negativo anche se questo non arriva al cervello. Per questo si sono sviluppate strategie di blocco preventivo del dolore mediante una analgesia preventiva, detta “pre-emptive analgesia”.

Pre-emptive analgesia per il fast track dopo interventi di protesi

L’analgesia pre-operatoria per migliorare il recupero dopo interventi di protesi si basa su tre principali pilastri che bloccano il dolore ancora prima che l’insulto dell’intervento avvenga. Lo fanno su tre livelli diversi: sui recettori nervosi periferici, sul cervello, sulla liberazione locale di sostanze infiammatorie.

Analgesia preventiva negli interventi di protesi: il blocco dei nervi periferici

Esistono farmaci che sono nati per curare l’epilessia, ma che nella pratica clinica a dosaggio molto basso hanno mostrato di modulare l’attività nervosa periferica. Queste sostanze possono essere assunte preventivamente per “saldare i nervi” in modo che siano meno sensibili alla trasmissione del dolore.

Protesi che non causa dolore: uso di farmaci antidolorifici centrali

Il secondo livello di intervento è possibile proprio a livello del cervello per inibire all’origine la sensazione del dolore. Si usa un farmaco a basso effetto collaterale, noto come antipiretico a base di paracetamolo, per inibire in alto la sensazione di dolore.

Blocco dei fattori infiammatori a livello della ferita: pre-emptive analgesia antinfiammatoria

Ultimo livello di intervento è quello locale sui fattori infiammatori. Mentre nel passato non era possibile agire a questo livello in quanto si sarebbero alterati i fattori della coagulazione rendendo più facile il sanguinamento, la ricerca ci è venuta incontro. Attualmente esistono gli inibitori selettivi della COX 2 che bloccano l’infiammazione senza alterare la coagulazione.

Pre-empitve analgesia e fast track in chirurigia protesica: un elmo preventivo nei confronti del dolore

In conclusione il paziente ben preparato all’intervento di protesi parte con un netto vantaggio rispetto al paziente non preparato. Ha già un paracadute che lo protegge dal dolore. A tutto vantaggio non solo del fatto di avere un percorso meno problematico inizialmente, ma anche sicuramente un recupero a distanza molto più semplice.

In sostanza partire con poco dolore equivale ad avere aggirato il primo più grande ostacolo per il ritorno alla normalità.

Bibliografia

Protesi di ginocchio: dolore e ritorno alla normalità

Quando l’artrosi non permette una qualità della vita sufficiente la protesi di ginocchio può essere la soluzione giusta

Quando è davvero il momento di operarsi per una protesi di ginocchio? Non smetterò mai di spiegarlo abbastanza, ci si deve operare quando due elementi coincidono:

  1. Un’artrosi osso su osso del ginocchio: questo è il criterio fondamentale senza il quale è poco prudente operarsi. L’artrosi osso su osso si può evidenziare con una radiografia correttamente eseguita.
  2. Una limitazione della vita quotidiana che non permette più di fare le cose che piacciono: una passeggiata con gli amici, una giornata con i nipoti, una vacanza in una città d’arte.

Protesi ginocchio tempi di recupero dopo l’intervento

Una volta deciso di operarsi, molti si chiedono quanto tempo è necessario per tornare alla normalità, per godersi la protesi di ginocchio nella vita normale di tutti i giorni. Abbiamo cercato di riassumere il percorso di recupero in questo video tutorial.

Il tempo complessivo per il recupero completo dopo la protesi di ginocchio

Il tempo complessivo è da considerare per un recupero al 100% è di circa 6 mesi. Lo sappiamo perchè i pazienti che hanno due ginocchia da operare e non possono fare un intervento bilaterale simultaneo, ci chiedono di essere operati dopo questo lasso di tempo. In realtà il periodo peggiore è quello che passa nei primi 2 mesi dall’intervento, tempo in cui i tessuti ancora devono accettare il fatto di avere una protesi di ginocchio nuova al loro interno. E’ un periodo di alti e bassi in cui talvolta subentra anche una depressione nel paziente a cui sembra di non risolvere il problema. Dopo un intervento di protesi di ginocchio per ridurre il dolore possono essere necessari degli antinfiammatori e una moderazione delle attività.

Protesi ginocchio durata del periodo con le stampelle

Nelle protesi di ginocchio le stampelle sono al servizio del paziente e non viceversa. La protesi è in grado fin da subito di sopportare un carico completo del peso corporeo. Sono protesi cementate e fissate ottimamente all’osso anche in caso di osteoporosi. Le stampelle servono soltanto ai tessuti circostanti per non infiammarsi nella fase di post intervento di protesi di ginocchio e non dare dolore. Inoltre dato che il muscolo non è da subito alla stessa forza di prima dell’intervento, possono servire per garantire l’equilibrio. Le stampelle servono a compensare la forza nel salire e scendere le scale. Per tutti questi motivi, dopo un intervento di protesi di ginocchio la durata del periodo di utilizzo delle stampelle è di circa 45 giorni.

Il ritorno a casa è il momento più delicato

Appena tornati a casa è il momento più pericoloso dopo l’intervento di protesi di ginocchio. Tutti tendiamo a fare di più appena tornati a casa. Si deve badare a se stessi, si deve magari aiutare delle altre persone. Si tende quindi a fare più di quello che un ginocchio appena operato può davvero fare. Si rischia pertanto di infiammare l’articolazione.
Per evitare che la protesi al ginocchio dia maggiore dolore di quanto non sia normale dopo un intervento è bene ricordare che bisogna andare piano e procedere per gradi.

Quando si può guidare la macchina?

La macchina si comincia a guidare non appena si abbandonano le stampelle. Inoltre bisogna avere il controllo sufficiente nella propria muscolatura per comandare i pedali. Considerando che un intervento di protesi di ginocchio prevede tempi di recupero di circa 45 giorni di stampelle, si riesce a guidare agevolmente generalmente intorno ai 2 mesi. Meglio evitare comunque lunghi viaggi in macchina prima di 6 mesi dall’intervento.

 

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