
Instabilità o lussazione della spalla
La lussazione di spalla è un fatto traumatico che non si dimentica facilmente. Una lussazione in ortopedia è la perdita di rapporto delle ossa nell’articolazione.
Nella spalla proprio perché si tratta di un’articolazione estremamente libera è possibile che avvenga. La fuoriuscita della spalla o lussazione di spalla avviene sempre rompendo i legamenti. Non è possibile che ci sia una lussazione senza che i legamenti vengano lesionati.
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completo
3-6 mesi
In questo articolo vengono descritti i tipi di instabilità di spalla e quando questa instabilità necessita di un intervento chirurgico per essere risolta. Vengono inoltre descritti i fattori di rischio che condizionano l’evenienza di ulteriori episodi di lussazione di spalla dopo che succede un primo episodio. Si approfondiscono infine i i trattamenti della lussazione di spalla spiegando i tipi di intervento chirurgici che vengono usati a seconda del tipo di lesione riportata.
L’articolazione della spalla
La spalla è l’articolazione che permette la più ampia mobilità di tutto il nostro apparato locomotore. Basta pensare in quanti piani dello spazio è possibile muovere un braccio per afferrare un oggetto. Per consentire questa libertà, la spalla è dotata di una struttura ossea poco vincolante e allo stesso tempo di una serie di “vincoli e tiranti” elastici che la mantengano al suo posto. Queste strutture sono costituite dal labbro glenoideo e dai legamenti che rinforzano la capsula articolare. Labbro glenoideo e legamenti devono allo stesso tempo consentire ampia mobilità e impedire che la spalla “esca fuori” del tutto o parzialmente. Quando l’efficacia di questi “vincoli e tiranti” è scarsa o viene persa si parla di instabilità di spalla o lussazione della spalla.
Le instabilità di spalla sono diverse
Non esiste un solo tipo di instabilità di spalla, ma un intero spettro di sfumature sono possibili. La forma più eclatante di instabilità di spalla è costituita dalla lussazione. La lussazione di spalla è una vera e propria fuoriuscita della testa omerale generalmente davanti alla scapola. Si tratta di solito di un primo episodio traumatico (distorsione, caduta, trauma sportivo o incidente stradale) in seguito al quale ne succedono altri, generalmente a più basso trauma del primo.
Lussazione di spalla: quando è necessaria un’operazione?
La chirurgia si basa su un principio di base: ogni volta che la spalla esce dalla sua sede causa un danno. I legamenti, i tendini, la cartilagine e l’osso vengono irrimediabilmente danneggiati ad ogni episodio di lussazione della spalla. È fondamentale dunque che una volta successo un episodio di lussazione, si faccia tutto il possibile per evitarne altri. Un episodio di lussazione di spalla non coincide sempre con un’operazione: una spalla che subisce una prima lussazione in età matura per esempio ha una grande probabilità, se ben curata e riabilitata, di non lussarsi più.
Quando allora decidere se operarsi? Esistono diversi criteri che statisticamente aiutano nella scelta:
- l’età e il sesso del paziente
- la presenza di danni ossei
- il tipo di attività fisica svolta dal paziente
- il numero di lussazioni
L’età e sesso del soggetto influenzano il rischio di recidiva di lussazione della spalla
Questo è il primo dato da considerare. Un soggetto maschio di 15 anni ha l’81% di possibilità di recidiva di lussazione della spalla mentre un donna di 30 anni ha solo il 19% di possibilità. La differenza è enorme. Questo è il primo fattore che spinge all’operazione gran parte degli adolescenti anche dopo un solo episodio di lussazione traumatica di spalla, perchè è quasi matematico che senza operarsi possano andare incontro a nuovi episodi.
La presenza di danni ossei influenza il rischio di un’instabilità cronica di spalla.
La fuoriuscita della spalla quando avviene con traumi importanti può causare delle fratture ossee da compressione. La più frequente è un affossamento della testa omerale detto frattura di Hill Sachs. Sul versante scapolare possono invece avvenire dei distacchi ossei di glena. Entrambe le fratture sono responsabili della riduzione di stabilità che può favorire successive fuoriuscite della spalla.
Il tipo di attività influenza il rischio di nuove lussazioni della spalla
Gli sport di contatto (calcio, rugby) o quelli ad alta sollecitazione della spalla (pallavolo, basket) influenzano il numero di recidive. Tanto più la spalla viene sollecitata, tanto più è facile che si manifestino nuove lussazioni.
Il numero di lussazioni è un criterio per capire se la spalla ha possibilità di lussarsi di nuovo
Come ultimo fattore è chiaro che ogni nuova volta che la spalla esce, nuovi danni si sovrappongono a vecchi danni e l’omero si fa una strada facile per nuove lussazioni.
I trattamenti possibili in caso di lussazioni di spalla
Di fronte ad una spalla soggetta ad instabilità e lussazioni ricorrenti, il trattamento varia a seconda del rischio di recidiva.
Spalle a basso rischio possono avere un trattamento riabilitativo che consiste in una rieducazione motoria detta propriocettiva, per recuperare un giusto coordinamento nei movimenti che vanno dalla colonna vertebrale, alla scapola, alla spalla. Inoltre vengono affiancati trattamenti di rinforzo muscolare mirato per fare in modo che gli stabilizzatori dinamici, i muscoli della cuffia dei rotatori, possano compensare il difetto dei legamenti. È un po’ come pensare di usare in discesa il motore scalando le marce invece dei freni. Fino ad un certo punto, prevedendo bene le traiettorie, si può trovare un compenso, ma se la guida si fa più complessa ed imprevedibile rimane un rischio di uscire di strada.
Per le spalle invece ad elevato rischio di recidiva la soluzione diventa un intervento chirurgico. L’intervento proposto può essere differente a seconda dei casi.
In sostanza esiste un trattamento in artroscopia che ha come obiettivo la riparazione legamentosa con delle suture del danno, oppure un trattamento tradizionale con un’incisione (a cielo aperto) che oltre a riparare i legamenti può compensare difetti anatomici di osso o di legamenti più importanti e viene riservato dunque al trattamento dei danni più gravi.
In ogni caso si tratta di interventi che prevedono un ricovero breve, di massimo una notte e di un tempo di recupero variabile a seconda del tipo di chirurgia per un massimo di 6 mesi per il ritorno alle attività sportive.
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