
Protesi Fast Track
Per gran parte degli anni ‘90 e ancora agli inizi del 2000 siamo stati indotti a credere che il miglioramento della tecnica chirurgica si sarebbe riflesso in un miglioramento dei risultati.
Come in tutte le evoluzioni del sapere, ovviamente la tecnologia è progredita enormemente fino ad arrivare a produrre su scala industriale protesi sempre migliori, più anatomiche e sempre meno soggette a usura nel tempo. Di pari passo si passava dal concetto di “grande incisione, grande chirurgo” a quello di “mini-invasività”.
Abbiamo dunque assistito a funambolici esercizi di stile per ridurre le dimensioni delle incisioni per arrivare a una lotta al centimetro fine a se stessa, volta a dimostrare la propria abilità.
In breve

Preparazione
del paziente

In piedi da subito

Scrupoloso controllo del dolore
Se dovessimo invece descrivere, allo stato attuale, cosa sia il progresso in chirurgia protesica, di fianco all’innegabile miglioramento della qualità degli impianti e alla mini-invasività vera non di centimetri di pelle ma di approccio rispettoso ai tessuti, sicuramente dobbiamo parlare di fast track.
Il radicale fattore che ha cambiato l’invasività e il recupero dei nostri pazienti nell’immediato post-operatorio è l’applicazione di un protocollo cosi definito di recupero rapido, in inglese rapid recovery o fast track. Quando abbiamo smesso di preoccuparci unicamente del lato tecnico chirurgico e abbiamo cominciato a considerare globalmente la salute della persona, abbiamo segnato un punto di svolta.
Mi ricordo ancora quando da specializzando lavoravo in un reparto dove il paziente veniva visitato 1-2 giorni prima dell’intervento dall’anestesista e senza preparazione veniva operato. Il chirurgo diceva di voler vedere bene e faceva incisioni enormi senza alcun rispetto dei tessuti. Si operava con un laccio emostatico che veniva rilasciato dopo la medicazione eseguita. Il dolore post-operatorio era considerato ineluttabile. Il riposo a letto per giorni obbligatorio. La fisioterapia durissima. Spessissimo si doveva sedare il paziente per sbloccare l’articolazione.
Con fatica, passo dopo passo, abbiamo cambiato un’infinità di cose per arrivare al successo del percorso Fast Track che applichiamo a tutti i pazienti presso la Clinica Privata Convenzionata IFCA di Villa Ulivella di Firenze.
Ecco lo stato dell’arte che applichiamo nella nostra casa di cura.
Il paziente che operiamo entra in un percorso ben codificato che lo accompagna dal pre-ricovero alla guarigione.
Prima dell’intervento
Ogni fase del percorso fast track è riassunta in un’applicazione che il paziente può scaricare per iOS o Android. Una volta inserita la data prevista per l’intervento il paziente può seguire passo passo tutti gli step per il successo.
Una scrupolosa anamnesi medica è presa in carico da un pool di anestesisti, internisti e cardiologi per ottimizzare lo stato di salute del paziente già prima dell’intervento.
Prima ancora dell’intervento il paziente è istruito su come abbassare il rischio di infezione mediante lavaggi della cute con antisettico, come modificare la terapia medica che assume e come cominciare a prevenire il dolore con una analgesia “preemptive”.
Il paziente viene istruito su tutte le fasi dell’intervento chirurgico mediante video informativi a distanza (prima del COVID-19 si trattava di due lezioni vere e proprie) che riguardano rischi e benefici, movimenti ed esercizi per il post-operatorio.
Durante l’intervento
Oltre ad eseguire un impianto tecnicamente corretto (cosa che consideriamo scontata in epoca moderna) attuiamo tutte le procedure chirurgiche tese a ridurne l’invasività: siamo delicati con i tessuti, risparmiamo le strutture nobili, abbiamo un’attenzione maniacale per la coagulazione dei vasi per evitare perdite ematiche importanti, usiamo il laccio pneumatico dove necessario solo a bassa pressione, eseguiamo una terapia infiltrativa con anestetico per minimizzare la sensazione dolorosa nel post-operatorio, usiamo l’acido tranexamico che è dimostrato ridurre significativamente le perdite di sangue.
Dopo l’intervento
Il paziente è in grado di essere mobilizzato e alzato dal letto poche ore dopo l’intervento. Alzarsi subito fa comprendere al paziente che sta bene e può da subito fare affidamento sulla sua nuova articolazione. L’assenza di catetere urinario e di flebo rende il paziente autonomo e libero nei movimenti. La macchina di crioterapia avanzata applica compressione e freddo limitando ulteriormente le perdite ematiche e controllando il dolore riducendo la necessità di farmaci.
Nella sezione video compaiono i nostri modelli riabilitativi e sono spiegati nel dettaglio gli esercizi che rendono sicuro e rapido il recupero secondo il nostro protocollo.
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